Essere ambrati o meno per secoli ha sancito il proprio status. La storia dell’abbronzatura va di pari passo con la storia del costume.
L’abbronzatura non è solo una questione estetica, ma è legata a doppio filo alla storia culturale e sociale dell’Occidente. La sua presenza o assenza è stata associata a determinate classi sociali per molti secoli. Salvo cambiare completamente in concomitanza della rivoluzione sociale che ha profondamente modificato il significato di lavoro, ricchezza e bellezza. L’equazione pelle ambrata ripotava al duro lavoro nei campi e getta le sue radici durante l’Antica Roma. I patrizi tracciano infatti un confine netto con i plebei sfoggiando una pelle bianchissima, segno del loro non aver bisogno di lavorare per sopravvivere. Questo canone si è protratto nei secoli, come dimostrano le opere d’arte. Le figure religiose e divine, così i nobili e i regnanti hanno sempre carnagioni candide.
Epoca Vittoriana
Con l’avvento della società borghese, il nuovo spirito pratico conduce all’abbandono del make up, che rimane solo per classi sociali specifiche. Infatti nell’epoca Vittoriana, il trucco del viso cominciò ad essere associato a prostitute ed attrici. Le donne ricorrevano a misure estreme per apparire con una pelle diafana utilizzando, ancora una volta, ingredienti come il piombo e l’arsenico. Neppure il sole era ben visto: la pelle per essere giovane e sana doveva essere protetta da velette ed ombrellini. La pelle abbronzata era prerogativa di chi lavorava tutto il giorno all’aria aperta, quindi di umile estrazione sociale. Ingredienti naturali come fiocchi d’avena, miele, tuorli d’uovo, e rose costituivano i prodotti di bellezza. Le sopracciglia erano ridisegnate ed era utilizzato il riso in polvere su viso e décolleté. L’ascesa al trono della regina Vittoria segnò quindi il declino dell’uso dei cosmetici e l’esaltazione della pelle bianca, pallida. Più una donna era bianca, più sembrava malata e più era apprezzata.
La rivoluzione dell’abbronzatura con Coco Chanel
Un ribaltamento della situazione che trova in Coco Chanel il massimo esempio, lanciando un nuovo trend: siamo negli Anni 20 quando al rientro da una vacanza in Costa Azzurra, Mademoiselle si fa trovare dalle sue clienti abbronzata. Icona di stile, amatissima e copiatissima, è una vera e propria influencer: tutte le sue clienti vogliono emularla, diffondendo di fatto la tendenza della tintarella. Seppur Gabrielle prendeva il sole con i guanti per preservare le mani da eventuali segni da lavoratrice, l’abbronzatura prende definitivamente piede e diviene accettata a tutti i livelli social.
Cinema, televisione e riviste mostrano attrici e attori con la pelle ambrata, facendo sognare luoghi lontani e tropicali, facendo anelare alla classe lavoratrice le tanto agognate vacanze, sinonimo di un nuovo benessere. Assistiamo a una vera e propria esplosione dell’abbronzatura negli Anni 80: i solarium sono ovunque e tutti in casa hanno lampade portatili per mantenere un colorito adeguato tutto l’anno. Una tendenza che si è protratta per circa trent’anni, nonostante negli Anni 90 l’estetica heroin chic dominasse la moda. A tutto questo è associata un’evoluzione tecnologica all’avanguardia che ha portato anche alla nascita di prodotti autoabbronzanti e vere e proprie tinte sempre più performanti.
L’abbronzatura oggi
Adesso c’è sicuramente una maggior consapevolezza tanto sui benefici del Sole quanto sui danni che può portare alla pelle: rughe, macchie, segni ma anche ustioni, scottature e anche melanoma. Oggi l’abbronzatura tutto l’anno evidente e talvolta anche estrema è assolutamente out, associata a un cattivo gusto passato, quando ostentare era l’imperativo. Oggi prendere il sole è considerato del tutto normale, proteggendosi in maniera massiccia (tutto l’anno): il colorito ambrato naturale è assolutamente cool e richiama a un effetto salute da enfatizzare col makeup.
Foto: Amica