Nella nostra televisione manca la comunicazione riguardo la moda, spesso trattata in maniera semplicistica. Qualcuno che tenta di fare la differenza c’è, è Class Tv Moda. Abbiamo fatto due chiacchiere con la caporedattrice Tarsia Trevisan.
Tarsia come è nata la tua passione per il giornalismo?
Ho iniziato negli Stati Uniti, durante il mio master in mass communication. Ho tentato un colloquio alla CNN ed è andata bene. Ho lavorato per loro per quasi due anni, ho iniziato raccogliendo le informazioni dalle varie tv internazionali. Pian piano ho imparato tutto sul mondo del giornalismo televisivo, dal montaggio alle speakeraggio.
Come mai poi sei tornata in Italia?
Prima di tutto mi è scaduto il visto! D’altra parte avevo voglia di tornare a casa. Ho mandato curriculum e ho iniziato, a Milano, da Class editori. Ho cominciato con le news, un breve periodo nella finanza, poi il viaggio nel lifestyle e, oggi, Class Tv Moda. In Italia ho fatto il mio battesimo davanti alla telecamera, in America avevo solo lavorato dietro le quinte.
Che differenza c’è tra il giornalismo americano e quello italiano?
Trattiamo l’informazione in maniera differente. In America è tutto più veloce, puntano alla notizia wow, sul sensazionalismo. Noi siamo più moderati, controlliamo 1000 volte che la notizia sia corretta e cerchiamo di raccontarla nel modo più preciso possibile.
Come è stato passare dal mondo dell’attualità a quello del lifestyle e poi della moda?
È stato necessario cambiare radicalmente registro. Con l’attualità devi mettere in primo piano la notizia, poi spiegarla. Con la moda è tutto diverso, è più un racconto, la notizia è funzionale alla storia che stai narrando.
Mi hai detto che prima di entrare in Class Editori non avevi mai partecipato ad una sfilata, ci racconti la tua prima volta?
Se non sbaglio la prima è stata quella di Jil Sander. Io non sapevo nulla, non sapevo i tempi o come funzionasse. Brancolavo nel buio, ma me la sono cavata. Ho intervistato Renzo Rosso e mi sono goduta lo show!
L’attenzione che c’è dietro una sfilata può essere paragonata a quella necessaria nel giornalismo. Quanto sono importanti i dettagli nel tuo lavoro?
Moltissimo perché fanno la differenza! La scrittura di un pezzo da manuale non interessa a nessuno, serve aggiungere quel quid in più, quel tocco personale.
Quanta cultura generale ci vuole per fare il giornalista di moda? Perché gli abiti lì possono vedere tutti il compito del giornalismo è raccontare cosa c’è dietro!
La cultura è tutto, ti da gli strumenti per crescere e migliorare. È quel quid in più di cui parlavo prima. Gli stilisti quando disegnano si ispirano a tutto ciò che vedono, ecco anche tu devi vedere tutto, altrimenti rimani indietro!
Nel nostro paese la moda è fondamentale, ma la maggior parte delle persone non se ne rende conto, è vista come qualcosa di effimero, come mai?
Con il mio lavoro cerco di far capire questo tutto i giorni. Un abito può essere bello è ok, ma dietro cosa c’è? C’è la magia del made in Italy, ci sono le maestranze che ci invidiano in tutto il mondo. La moda italiana è stupenda, siamo molto più forti anche dei nostri cugini francesi, anche se, purtroppo, ci stanno fagocitando.
In Francia la moda è parte integrante dell’identità nazionale, è percepita come importante. In Italia questo non succede, credi sia un problema di comunicazione o si tratta di snobismo culturale?
Si tratta di un gran problema di comunicazione. In Francia sono bravissimi a comunicare, molto più di noi. Dobbiamo imparare a venderci, la carte in regola le abbiamo. Molto spesso siamo inconsapevoli del nostro savoir-faire.
In ultimo, qualche consiglio per la generazione Z!
Siate delle spugne! Raccogliete tutto quello che potete. Siate umili e continuate ad imparare, non si è mai arrivati, le cose cambiano così velocemente. Siate il più possibile aperti, mettetevi in discussione, solo così si migliora.