Forse non fa notizia, o forse è solo una questione di snobismo verso uno degli ambienti più snob del pianeta. Sta di fatto che nella televisione italiana la moda non trova spazio. Come mai in un paese in cui la moda da lavoro a oltre 400mila persone e conta circa 50mila aziende la televisione non ne parla?
Lontani i tempi di “Donna sotto le stelle”. Il programma che dal 1986 al 2003 ha raccontato la moda sul piccolo schermo dalla scalinata di Trinità dei Monti. Nonostante il crescente interesse per il settore la televisione sembra lo ignori. E quando il tema viene trattato è fatto con sufficienza e superficialità.
Che sia dal punto di vista giornalistico oppure da quello storico pare che la moda alla tv generalista non interessi. Al contrario sui social l’argomento fa scalpore, notizia e spesso diventa trend. I servizi del TG sulla moda si contano sulle dita di una mano. Sono legati esclusivamente alle fashion week o a grandi scandali e trattano il tema con estrema semplicità. Sarà anche vero che al telegiornale c’è ben altro di cui parlare, ma la pagina sul mercato calcistico, per esempio, non manca mai o quasi mai. Vero è che il calcio, oltre ad essere un interesse di molti, è un business che nel nostro paese muove capitali non indifferenti, ma la moda non è certo da meno.
Nel 2023 la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) ha registrato un fatturato di 3 miliardi e 700 milioni di euro mentre il fatturato dello stesso anno del settore moda nel nostro paese è stato di 102 miliardi, con una crescita del 4,1%. Possiamo quindi dire, senza esitazioni, che non sono motivi economici a spingere le redazioni televisive a scegliere di trattare l’argomento calcio piuttosto che moda.
Nemmeno le produzioni cinematografiche o di fiction sembrano particolarmente interessate al settore. Caso strano visto che tra le biografie più interessanti del secolo scorso ci sono, sicuramente, quelle di chi ha fatto grande la moda italiana. Stilisti e giornalisti che, nel secondo ‘900, hanno contribuito al prestigio del nostro paese portando la moda italiana oltre i confini nazionali. Eppure i film e le serie tv sul fashion system italiano sono pochissimi. Tra gli esperimenti più recenti c’è la serie Tv “Made in Italy” prodotta da Taodue nel 2019 e trasmessa in streaming su Prime Video e, in chiaro, su Canale 5.
Il prodotto si proponeva di raccontare la nascita della moda italiana attraverso gli occhi di una giovane giornalista di moda che entra, per caso, in una redazione. Un approccio criticato perché troppo semplicistico figlio di una narrazione ispirata al “Diavolo veste Prada” che ha fatto il suo tempo. Bene o male però, quantomeno, la serie ha tentato di portare alla conoscenza del grande pubblico la storia di come la moda italiana ha mosso i primi passi nel mondo anche attraverso un approccio, in certi punti, documentaristico.
Da qui in poi il buio. La Tv ha spento quasi completamente i riflettori sulla moda. Solo in qualche salotto viene accennata attraverso “consigli di stile”. Dispensati, per altro, da personaggi titolati come “esperti di settore” che parlano di tutto fuor che di moda. Il modo di trattare il fashion in tv, ancora oggi, è molto superficiale e rimane quello con cui Enzo e Carla, tra il 2009 e il 2018, gridavano “ma come ti vesti!?”. Lo spessore culturale della materia non è nemmeno lontanamente accennato. Il mezzo televisivo, quando parla per sbaglio di moda, lo fa in termini assolutamente diacronici. Parla di vestiti senza raccontarne la storia, il pensiero e nemmeno la valenza economica del settore, per non parlare di quella artistica.
Le piattaforme di streaming si sono buttate, negli ultimi anni, nel tentativo di narrare la moda attraverso i talent show. “Making the cut” su Prime Video e “Next in fashion” su Netflix sono esempi che provano a lanciare nuovi creativi. L’Italia, però, dopo lo scivolone dell’edizione nazionale di Project Runway nel 2014, se ne tiene ben distante.
Eppure la moda è un argomento che fa sempre parlare. Di riflesso ai programmi televisivi, infatti, non mancano mai sui giornali e sui social i commenti ai look dei protagonisti. Caso chiave è, per esempio, Sanremo. Senza dubbio uno dei programmi più visti dei palinsesti televisivi italiani. Sfogliando i giornali o facendo un breve check su internet si può facilmente notare quanto i look dei concorrenti siano molto più d’interesse rispetto alle canzoni in gara.
Questa situazione è sintomo, ancora una volta, di quanto il nostro paese ignori uno dei settori che l’ha reso grande per un insensato e ignorante snobismo culturale. Basterebbe andare oltre la superficie per comprendere quanto la moda abbia poco di effimero, ma si preferisce rimanere a parlare del colore dell’anno e dei jeans più di tendenza, senza mai andare oltre. Si continua a sbandierare di supporto al Made in Italy e alle imprese italiane eppure il settore che da lavoro a più di 400mila persone e conta più di 50mila aziende sul territorio è completamente ignorato dalle emittenti televisive. Come si può pensare di supportare il “made in Italy” se poi nessuno ne parla.
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