Made in Italy: bollettino nero

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Buona parte delle industrie firmate Italia sono in crisi nera. Che sia a causa delle limitazioni di export o import, i diversi settori industriali faticano ad andare avanti. Anche il fashion è a rischio.

Sono tanti i sinonimi legati al nostro paese. Italia è pasta, pizza e mandolino. Ma non solo. Da sempre siamo stati il paese della qualità firmata proprio Made in Italy.

Il Made in Italy è sinonimo ufficiale di prestigio per quanto riguarda qualsiasi cosa prodotta nel nostro paese.

È noto a tutti: lo vediamo nei film, nelle canzoni o nel parlato comune. Se è Made in Italia è sicuro che sia bello, fatto bene e duraturo. Su questo siamo tutti d’accordo e felicissimi di portare questo stemma. Peccato che a breve potremmo perdere il primato.

Il tempo va avanti e le cose cambiano, alcune vorremmo non lo facessero mai, ma poco possiamo farci. O forse così pensiamo. Partendo dalla grande botta ricevuta dal COVID-19, il nostro paese è da tempo che soffre di una grandissima carenza di manodopera. Da cosa nasce cosa e senza chi le fa, le cose non nascono.

Ecco che riusciamo a trovare la prima criticità: nessuno ha più voglia di mettersi a lavorare. Almeno non nell’ambito dell’artigianato.

Eh, perchè mica abbiamo perso la voglia di fare e guadagnare, semplicemente ora nel mercato del lavoro sono tantissime le opzioni che si accompagnano a un sistema di minimo sforzo e massima resa. L’artigianato, in quanto tipologia di lavoro, si è classificato come antico e sono molte poche le persone che decidono di intraprendere questa strada quando si tratta di scegliere che lavoro fare.

A meno che non sia la passione a spingere verso questo tipologia di attività, sono troppo poche le persone che scelgono di imparare un mestiere: l’Italia è in crisi di manodopera.

Colpa del, giustissimo, interesse verso il nuovo, il futuristico, il tecnologico e l’elettronico. Ma grazie all’intervento di sensibilizzazione da parte di grandi aziende del settore manifatturiero, assieme alla proposta di ottime opportunità lavorative, si sta cercando di rientrare l’emergenza riposizionando socialmente il concetto di manualità e di artigianale.

Anche perchè pensiamoci bene, quanto cambia la nostra percezione sulla qualità di un oggetto quando veniamo a scoprire che è handmade? A quel punto giustifichiamo cose che in qualsiasi altro negozio non faremmo, come ad esempio un prezzo più alto. Allora perchè non dare la stessa importanza a chi mette hand nell’handmade? Forse è troppo faticoso, forse troppo complicato, mi auguro che non sia solo la pigrizia a celarsi dietro questa crisi.

Nel febbraio di quest’anno ancora: l’industria della pelletteria fiorentina, la più importante per il nostro paese e per le nostre maison, entra in crisi nera per mancanza di addetti.

Made in Italy

Nella moda ovviamente questo concetto è oro colato quando si parla di vendite. Pensate che nel 2023 per la moda italiana si prevedeva un +8% di guadagni rispetto all’anno prima arrivando a un totale di 90 miliardi di euro. Dopo il COVID-19 il settore della moda italiana aveva superato ogni crisi possibile con guadagni strabilianti.

Ma proprio nel 2023 iniziano i problemi: la moda italiana tira il freno. L’export e i volumi non reggono, perfino il lusso non riesce a mantenere posizione.

Eppure i dati prevedevano altro. Beh, non è stata tanto la tradizione a far aumentare i ricavati quanto l’aumento di prezzo avvenuto nel 2022 e viene da sé che questo poco aiuta le aziende nella produzione e nella distribuzione.

Ma ci sono anche, seppur poche, belle notizie. Pochi giorni fa Camera Nazionale della Moda Italiana si è incontrata con il Ministro degli Affari Esteri e il Governo, proprio per rientrare in ambito di export. Si è discusso di organizzare gli stati generali dell’Export Moda riconoscendo il settore moda come strategico e fondamentale per il nostro paese. E direi, con il fatturato che la moda si porta a casa..

Andando avanti, il meeting ha toccato anche il tasto dolente della contraffazione.

Sono tantissimi i prodotti che vengono sequestrati alle frontiere, capi che di Made in Italy hanno solo la scritta. Purtroppo però sono molti di più quelli che riescono ad arrivare nelle mani del compratore, cosciente o meno dell’illegalità del prodotto. Anche questo business illegale crea ingenti danni a livello di produzione e fatturato.

Made in Italy

Un’altra piaga sono i tantissimi punti vendita che dal 2013 ad oggi hanno iniziato a chiudere bottega. Nelle grandi città italiane chiude un negozio su dieci, soprattutto a causa dell’affitto che i centri storici richiedono, posti che però rappresentano la più grande delle vetrine. A Milano hanno chiuso ben 381 store di abbigliamento, 151 di scarpe e borse e 115 punti vendita dedicati ai tessuti. Tanti, ma sempre meno di Roma con 2.017 negozi di abbigliamento chiusi.

Ma ancora: la critica situazione Russa ha da subito creato problemi al settore Made in Italy con un enorme calo di vendite, esportazione e importazione di prodotti e materie prime.

Insomma, ovunque ci giriamo vediamo perdite. Stiamo davvero assistendo alla crisi del Made in Italy? Voglio rispondervi dicendo che l’edizione di maggio di Moda Makers, fiera internazionale dedicata al Fashion Made in italy, è stata annullata per via della crisi del settore con un importante calo di espositori.

Made in Italy
Una delle scorse edizioni di Moda Makers

Anche il rinomato settore agroalimentare Made in Italy è a rischio e a causa della crisi del Mar Rosso vede in sospeso 148,1 miliardi di euro. Dal canale di Suez, infatti, passano la maggior parte delle nostre esportazioni e la gravissima crisi del Medio Oriente aggrava di tantissimo la flessione del commercio internazionale mettendo a rischio quella grande quota che pesa sulla produzione del nostro paese.

In generale, il calo dell’interscambio commerciale ha gravato tantissimo sul Made in Italy con un calo dell’export del 6,4% rispetto all’anno scorso.

La produzione industriale è a grande rischio di decrescita con continui peggioramenti e recessioni.

Inutile pensare ai mille mila posti di lavoro che, con le aziende, oscillano sulle onde di questa forte tempesta.

Per quanto ci piacerebbe metterci le mani davanti agli occhi la realtà è questa: il Made in Italy è in piena crisi e la fine di questa situazione non sembra troppo vicina.