I nostri eroi per il quarto giorno in Camerun decidono di reimmergersi nel mercato di Douala, ma subito dopo un altro tipo di immersione li aspetta.
Anche oggi suona la sveglia in Camerun e noi siamo carichi per affrontare un’altra giornata. Prima di cominciare però colazione, ma stamattina ce ne aspetta una diversa dal solito. Al posto del nostro fantastico caffè con pane tostato è previsto, per noi, un pasto tipico camerunense: beignet haricot bouillie. Una specie di frittella abbinata a fagioli e un succo non identificato.
E poi via a lavorare senza mai dimenticarsi il focus di questo viaggio: realizzare una collezione che sfilerá in calendario alla MFW di febbraio 2024. Lavorare stamattina significa ricamare. Per noi e gli altri ragazzi della Laba è, infatti, previsto un workshop di ricamo e perlage con Lauriane Youngang, famosa artista camerunense. La mattinata trascorre tra un punto e un altro, una perla e un ago e alla fine tutti abbiamo appreso qualcosa di nuovo.
L’immersione continua dopo il pranzo quando decidiamo di reimbarcarci tra le trafficate strade di Douala per raggiungere il mercato delle perle e quello dei tessuti. Un pulmino per 9 persone diventa magicamente da 18 e tutti siamo pronti per scioglierci sotto il caldo solo del Camerun. Scesi dalla pulmino la situazione è veramente surreale. Camminiamo per i colorati vicoli del mercato percepiamo, ancora una volta, una sensazione assurda. La gente richiama la nostra attenzione con versi, urla e strattoni. Il suono che più si sente è: “le blanche”.
Per la prima volta nella nostra vita siamo noi i diversi, siamo noi quelli definiti dal nostro colore di pelle. Non necessariamente con disprezzo. Vedere un gruppo di ragazzi che gira, quasi correndo, per i mercati tutti con la stesa t-shirt (tutti ci siamo messi la maglia della Laba per non perderci), era stranissimo e cercavano di capire perché fossimo e li… siamo diventati l’attrazione.
Dopo aver fatto incetta di perle e perline siamo distrutti. Subito dopo si corre nel mercato dei tessuti dove ci sommergono tessuti wax e colori. Il caldo ci uccide, il traffico ci asfissia e la “pesantezza” della situazione inizia a farsi sentire. Allora sentiamo il bisogno di un po’ di Italia di tornare, per un attimo, nella nostra comfort zone. E come facciamo? La risposta è instagram. Prima di partire abbiamo conosciuto un’italiana che da marzo vive a Douala ed insegna italiano: Antonia. Allora tutti da lei in piscina a rilassarci. Birra in mano, musica e una piscina stupenda immersa nel verde e subito torniamo in pace con noi stessi. In una situazione come quella in cui stiamo vivendo un tuffo nella “ nostra”normalità era necessario, sarà pure un capriccio, ma un capriccio che ci rasserena.
L’idillio finisce in fretta quando parliamo con Basil: ragazzo camerunense che lavora a casa di Antonia. La sua storia sembra assurda, ma forse qui è più comune di quanto pensiamo. Ha dovuto abbandonare la sua famiglia nell’area anglofona del paese, farsi 5 ore a piedi per trovare fortuna nella parte francese del Camerun. I nostri occhi si riempiono di lacrime a sentire che un ragazzo della nostra età vive in questa situazione.
Ci sentiamo impotenti di fronte ad una situazione più grande di noi. Capiamo che siamo veramente fortunati ad essere nati dalla parte giusta del mondo. Vorremo poter fare qualcosa, ma non sappiamo cosa.
Per ora ci limitiamo al piccolo e allora decidiamo di portarlo con noi a cena in un ristorante. Vedere un ristorante “vero” come lo intendiamo noi, ci sembra qualcosa di meraviglioso . Fatichiamo a comprendere l’enorme gap tra le due parti della popolazione. Chi può pensare di aprire un ristorante e chi non ha nemmeno la possibilità di guadagnarsi da vivere.
La giornata è intensa, ma tutto è bene quel che finisce bene. E la serata si conclude attorno ad un tavolo a ridere e scherzare felici di avere conosciuto persone e culture nuove. Ciò di cui siamo sempre più convinti è che da questa esperienza ne usciremo più che arricchiti.