Dietro al clamore c’è un’Italia che cresce, ma lo fa con metodo. Un’Italia che non rinuncia alla sua artigianalità, eppure parla ormai la lingua del digitale con un accento inconfondibilmente elegante.
Questo, è il caso di Mia Burton, boutique online specializzata in occhiali da sole e da vista di alta gamma, che dopo la fusione con lo storico marchio Lipari punta dritto a un traguardo ambizioso: ricavi per 40 milioni di euro entro il 2027 e un utile netto di circa 3,3 milioni. Un obiettivo che, a prima vista, potrebbe sembrare ardito. Ma la storia che si cela dietro i numeri racconta piuttosto di una crescita lucida, calcolata e sostenuta da fondamenta solide.
Dalla bottega al browser: la fusione che unisce due mondi
Quando, nel 2022, Mia Burton nasce come e-commerce globale dedicato all’eyewear di fascia alta, il settore vive una fase di fermento. L’acquisto online di un accessorio così personale come un paio d’occhiali era ancora, per molti, un salto nel buio. Poi arriva l’incontro con Lipari, marchio con oltre cinquant’anni di storia nel retail ottico e tre store tra Palermo e Milano: la tradizione del banco ottico incontra la fluidità del web.

Da quella fusione per incorporazione – sancita nel giugno 2025 – prende forma un modello ibrido: l’esperienza tangibile del negozio fisico e la precisione algoritmica del digitale. Il risultato è una crescita che parla da sola: ricavi in aumento da 23,7 milioni nel 2025 a 40 milioni nel 2027, con un CAGR del 39,8% e un margine operativo che sale dal 5,1% al 10,7%. L’EBITDA previsto tocca quota 4,3 milioni, mentre il net margin si attesta all’8,1%.
Un e-commerce che misura (davvero) il cliente
A sostenere la traiettoria non ci sono solo tabelle Excel, ma anche l’intuizione di un’esperienza d’acquisto sempre più raffinata. L’e-commerce registra una crescita del traffico del +130% su base annua, e soprattutto un tasso di ritorno dei clienti dell’11,5%, quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Dati che, nel linguaggio del web retail, significano una cosa sola: fiducia.
Altro indicatore eloquente è il tasso di reso, fermo al 16%, inferiore sia alla media generale (16,9%) che a quella, ben più alta, del fashion (24,4%). Un successo che non nasce dal caso, ma dall’uso sapiente della tecnologia: dal Virtual Try On, che consente di “provare” virtualmente gli occhiali, al misuratore della distanza interpupillare, fino alla guida alle taglie e ai tool per lenti graduate. Strumenti che non solo semplificano l’acquisto, ma riducono l’incertezza – nemico giurato del carrello online.

L’Italia come banco di prova
Nell’anno della fusione, il mercato domestico si è rivelato un terreno di conquista: +99% di crescita su base annua nel secondo trimestre del 2025. Non male per un Paese che, pur patria della moda, ha mostrato spesso un certo pudore tecnologico quando si tratta di e-commerce. Ma la combinazione di selezione curata, design made in Italy e servizio digitale di alto profilo sembra aver rotto il ghiaccio anche tra i clienti più tradizionali.
Dall’Europa al mondo
Oggi Mia Burton è già attiva in cinque lingue – inglese, italiano, francese, tedesco e spagnolo – e vende in quasi tutto il mondo, con mercati chiave in Stati Uniti, Regno Unito e Nord Europa. Ma l’orizzonte si spinge oltre: la società prepara il debutto in Corea e nella Penisola Arabica, dove campagne di marketing mirate testeranno il potenziale dei nuovi mercati. È un’espansione graduale ma mirata, che riflette un approccio “british” alla Caprarica, se vogliamo: misurato, attento ai segnali, mai frenetico.
Un marketplace per ottiche indipendenti
Guardando al 2026, la novità più rilevante sarà l’apertura del modello marketplace, un progetto pilota già in fase di test in Europa. L’idea è semplice quanto potente: consentire a ottiche indipendenti selezionate di vendere online i propri prodotti direttamente attraverso la piattaforma Mia Burton. Il vantaggio è duplice: ampliare l’offerta senza moltiplicare i costi di magazzino, e al tempo stesso ottimizzare la logistica sfruttando la rete di partner come hub di prossimità. Il tutto con un occhio alla sostenibilità, parola ormai imprescindibile nel lessico di ogni crescita responsabile.

Un catalogo da maison del gusto visivo
Il catalogo conta oggi circa 65 brand, dai giganti del lusso – Cartier, Gucci, Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta (Kering Eyewear), Prada, Miu Miu (Luxottica) – fino a marchi indipendenti e cult come Jacques Marie Mage, Chrome Hearts, Cutler and Gross, Kuboraum, o le firme californiane Garrett Leight e Mr. Leight. A completare il quadro, i nomi iconici Ray-Ban, Persol, Oakley. Una selezione che, come in una boutique di via Montenapoleone, unisce la varietà all’eccellenza, l’heritage al contemporaneo.
“Una sfida ambiziosa, ma su basi concrete”
“Assistere alla crescita costante di Mia Burton ha inevitabilmente aperto nuove prospettive e incoraggiato la nascita di idee ambiziose – spiega Carlo Alberto Lipari, CEO dell’azienda –. Il nostro desiderio è diventare un punto di riferimento per l’acquisto di eyewear online offrendo un servizio sempre più premium. La prossima sfida è testare il modello marketplace: le previsioni sono positive e ci rendono ottimisti sull’effettiva realizzazione di questo obiettivo entro il 2026.”

Oltre la crescita
Al di là dei bilanci, ciò che rende la traiettoria di Mia Burton interessante è la coerenza strategica. Nel mare spesso turbolento dell’e-commerce, dove i margini evaporano tra costi di acquisizione clienti e resi massivi, l’azienda siculo-lombarda sembra aver trovato un equilibrio raro: innovazione digitale al servizio dell’esperienza umana, e non il contrario.
In fondo, è proprio questa la lezione più preziosa che l’Italia può dare al mondo: che la tecnologia, se ben dosata, non sostituisce la mano dell’artigiano, ma la prolunga. Che dietro ogni clic può ancora nascondersi il sorriso di un ottico in camice bianco, e che anche online, come in bottega, lo stile resta una questione di sguardo.
Photocredits: Disclosers press office, Mia Burton


