In Corea del Sud la giovinezza non è solo un valore estetico, ma un imperativo sociale che plasma linguaggio, relazioni e perfino il make-up
Esiste un Paese in cui l’ossessione per l’eterna giovinezza è più radicata che altrove: la Corea del Sud. Qui la società esalta la freschezza dell’aspetto, mentre invecchiare è qualcosa da cui ci si difende quasi con timore.
In questo contesto, chiedere l’età non è affatto considerato scortese o invadente: è, anzi, un gesto naturale, persino necessario. L’età determina il modo in cui ci si rivolge all’altro, influenzando le forme linguistiche da scegliere per esprimere rispetto.

Una volta dichiarata, c’è un passaggio quasi obbligato: i complimenti sull’aspetto. È normale, e persino atteso, sentirsi dire «Non sembri affatto della tua età!» e rispondere con la stessa formula, in un gioco reciproco di cortesia che attraversa tutte le generazioni, dai ventenni ai cinquantenni.
La Baby Face come ideale di bellezza
Se in Occidente una pelle abbronzata e dorata è simbolo di fascino e vitalità, in Oriente gli standard di bellezza seguono regole completamente diverse, quasi opposte. Qui l’ideale si riassume in una parola: “dongan”, che significa letteralmente “volto da bambino”. L’obiettivo è conquistare la cosiddetta baby skin: una pelle chiarissima, liscia, priva di imperfezioni e naturalmente luminosa. I lineamenti ideali si completano con tratti dolci e arrotondati, un naso piccolo e un mento delicatamente appuntito.

In Corea, infatti, l’età non è mai soltanto un numero: diventa un vero e proprio criterio sociale, un metro di giudizio costante che influenza relazioni, aspettative e persino opportunità. A rafforzare questo modello è un’industria multimiliardaria che alimenta, giorno dopo giorno, una pressione estetica da cui sembra impossibile sottrarsi.
L’eterna giovinezza come imperativo sociale
Chiunque tenti di “sconfiggere” il tempo viene celebrato. Tutorial, trattamenti e segreti beauty legati all’ideale dongan invadono media e social, imponendo un unico comandamento: non invecchiare. Cliniche dermatologiche e centri di chirurgia plastica prosperano più che mai, alimentando questa ossessione collettiva con pubblicità accattivanti e pacchetti promozionali che promettono freschezza e giovinezza eterna.

Un esempio emblematico è quello dell’attrice Choi Hwa-jung, 63 anni, che ha superato 1,1 milioni di visualizzazioni su YouTube condividendo i suoi segreti anti-età, tra cui l’ulthera, un lifting non invasivo a ultrasuoni.
Ciò che rende questo fenomeno ancora più significativo è la sua portata: l’ideale della pelle liscia e perfetta non rimane confinato entro i confini coreani, ma si diffonde sempre più anche a livello globale, trasformandosi in un modello aspirazionale universale.
Baby Face Make-up
Non è un caso che l’ultima tendenza beauty in Corea, ma anche altrove, sia proprio il “Baby Face Make-up”. Uno stile che punta a ricreare la dolcezza e la freschezza di un volto giovane e riposato. Pelle liscia, guance appena arrossate e labbra naturali. Un trucco che non trasforma, ma esalta i lineamenti con estrema delicatezza.

La base è fondamentale. Si parte con un primer illuminante, che riflette la luce e prepara una superficie uniforme e levigata, su cui applicare il fondotinta. Anche il contouring cambia regole. Niente linee nette e scolpite, ma sfumature morbide e tonde, capaci di donare l’impressione di un viso pieno e armonioso. Elemento chiave è il blush, applicato con attenzione tanto al colore quanto al gesto. Le tonalità più indicate sono il rosa e il pesca, da stendere sulle gote e sfumare delicatamente verso l’alto. Il risultato è un rossore naturale, che richiama quello della giovinezza e amplifica la luminosità dell’incarnato.
Con pochi tocchi leggeri, il Baby Face Make-up diventa così un alleato prezioso per chi desidera incarnare l’ideale estetico coreano: un volto senza tempo, sospeso tra naturalezza e perfezione.
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