Drag make-up: espressione del sé e rivoluzione culturale

da | BEAUTY

Tutti nasciamo nudi, il resto è drag”: questa, secondo RuPaul, è l’essenza del drag. Una cultura che tutt’oggi ridefinisce l’industria del make-up.

Il make up è una forma di espressione del sé, e le prime a capirlo sono state le drag queen. Il loro modo di truccarsi, e quindi esprimersi, è passato dall’essere un semplice mezzo dissimulatore al fine di interpretare personaggi femminili, al farsi sempre più elaborato, stilizzato, ed in un certo senso caricaturale. Grido d’individualità e indice di talento artistico, il trucco drag influisce oggi più che mai nelle tendenze della beauty industry, ridefinendone ed esasperandone i limiti.

Le origini

La cultura drag ha radici antichissime: non è nulla di innaturale o volutamente inopportuno, partiamo da qui. Alcuni storici rintracciano le sue prime manifestazioni già dal teatro dell’antica Grecia o dell’antica Roma, dove gli uomini erano chiamati a recitare ruoli femminili, e quindi, a vestirsi come tali. Lo stesso accadeva negli spettacoli d’opera a Pechino e nel teatro kabuki in Giappone. Altri, invece, fanno coincidere la nascita del fenomeno con l’età vittoriana, quando Ernest Boulton, crossdresser londinese, definì il suo modo di recitare con il termine “drag”, facendo riferimento alle lunghe sottogonne che durante le rappresentazioni venivano trascinate (to drag, in inglese) sul pavimento.

Arriva poi il vaudeville, lo stravagante genere teatrale rimedio alla vita grigia della classe operaia durante la Rivoluzione Industriale; e più avanti i drag ball, eventi di competizioni tra artisti drag, significativi quanto rischiosi a causa degli stigmi sociali dell’epoca. Ma nessun pregiudizio è mai riuscito a fermare il drag, e la sua cultura durante gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso si lega indissolubilmente all’industria della moda (i make-up delle modelle di Thierry Mugler e John Galliano sono solo alcuni degli esempi) e della musica, diventando un fenomeno sempre più mainstream grazie a vere e proprie icone: sì, proprio come RuPaul.

Il make-up: espressione e rivoluzione

Mentre il fenomeno drag si evolveva, con sé evolveva anche il suo make up, da sempre profonda espressione culturale. Negli anni ’20 e ’30, bastava uno smokey eye accompagnato da un po’ di eyeliner e labbra ben definite, spesso a forma di cuore. Ma negli anni a venire, con l’avvento del proibizionismo, le cose cambiarono, andando nella direzione opposta a quella prevista: più aumentavano i divieti, più le sopracciglia si alzavano. A maggiori restrizioni le artiste drag risposero con più ciglia, più glitter, e più zigomi. Fino ad arrivare alla magnetica drammaticità con cui le conosciamo oggi. E a iniziare ad influenzare anche noi.

Le tecniche di trucco drag hanno rivoluzionato l’industria della bellezza, insinuandosi in tendenze e modi di fare che sono oggi parte di qualsiasi make-up routine. Anche all’insaputa di molti. Oggigiorno, moltissime persone usano il contouring senza sapere che nasce nel drag per ridefinire la forma del viso con ombre e punti di luce, permettendo così al pubblico di un tempo di avere una visione nitida del viso delle artiste durante le loro performance. Lo stesso vale per l’highlighting, le ciglia finte, e le labbra super definite. Proprio in riferimento a questo, moltissime drag queen contemporanee hanno oggi i loro beauty brand, per partecipare attivamente al cambiamento che le loro tecniche di make-up continuano ad apportare alla concezione odierna dell’atto del truccarsi. Alcuni esempi? Trixie Mattel Beauty, KimChi Chic Cosmetics, BOMO beauty.

Ogni volta che applicate strategicamente il bronzer per definire lo zigomo, quindi, ricordate che state facendo un po’ di drag.

Foto: Pinterest