Le influencer più false che mai

da | CULTURE

L’intelligenza artificiale è arrivata per sostituire il lavoro delle nostre carissime influencer. Consumano energia e vendono esperienze che non hanno mai vissuto

Il fantastico mondo delle influencer IA

Aldilà della fiducia e dell’autenticità che possano avere, le influencer crescono per fare pubblicità. Con opinioni reali o no, vengono pagate per fare delle stories e dei post commentando quanto siano comode e leggere le nuove scarpe di The Row. Ma una influencer generata dall’intelligenza artificiale come lo sa? Non lo sa. 

Il fenomeno globale delle influencer IA nasce attorno al 2016 con la creazione di Lil Miquela e la popolarizzazione dell’intelligenza artificiale. Rapidamente si sono affermate insieme alle altre influencer “vere” e a fare il loro stesso lavoro. Non sono reali ma vendono prodotti reali che non hanno toccato ed esperienze che non vivranno.  Lil Miquea fa editoriali di moda e pubblicità non solo come un’altra influencer ma anche con supermodelle come Bella Hadid. Insieme, hanno protagonizzato la campagna #MYTRUTH di Calvin Klein del 2019.

Perché i brand le scelgono

Sicuramente si ha un controllo maggiore di tutto. Orari di lavoro, posizione geografica, cosa si dice e le azioni “fuori lavoro” vengono fatte apposta e sono pensate. Implementano l’uso di personaggi che però vengono personalizzati e sono disponibili sempre.

I personaggi danno un carattere e una voce effettiva al brand. Riescono a creare interazioni, connessioni e aumentare la fiducia. Sii vede, non solo nel proprio storytelling di marca, ma anche con i clienti che si ricordano e rimane impresso nella loro mente.

Alcuni incluso servono per dare dei consigli, rispondere domande nel sito come se fossero dei bot. Le 24 ore del giorno lavorano e danno al consumatore una personalizzazione nella loro esperienza d’acquisto. Ora si richiede la velocità e contenuti originali in poco tempo per il consumatore e l’intelligenza artificale risolve questo problema. Creano un’interazione e in più si coinvolge al cliente nel marchio. 

imma

Un esempio di influencer IA è imma che nasce nel 2018 dall’agenzia Awww Inc. di origini giapponesi. La Talent manager di Imma, Sara Giusto, afferma che le IA influencer possono fare delle cose che gli influencer reali non possono fare. E grazie a uno storytelling ricco, riesce ad avvicinarsi a persone reali non essendo reali. Anni fa, Imma posta una foto dicendo di aver litigato con suo fratello e nei commenti, anche se mi sarei aspettata reazioni di sorpresa o invalidazione, le persone hanno condiviso le loro esperienze. Sarà che sfogarsi con un robot è più rasserenante che parlare con un amico?  

Collaborazioni con Coach, BMW e Amazon Fashion rientrano nel curriculum di Imma. Nella campagna “Find your courage”, trova il tuo coraggio, di Coach del 2024 decidono di sfidare e chiedersi cosa è reale. imma è la protagonista insieme ad altri brand ambassador del marchio in varie pubblicità che mostrano come si puo cambiare il gioco, giocando con le cose reali e quelle artificiali. 

Virtual girl giapponese imma

Crescita squilibrata

Inizia così una lotta. Gli umani reali si devono differenziare da quelli artificiali e creare delle cose che non possa fare l’intelligenza artificiale. Il problema è che l’intelligenza artificiale fa tutto e ci ritroviamo di fronte a un adattamento o a uno spostamento. L’intelligenza artificiale può essere utile come pericolosa. Se dire “grazie” a ChatGPT consuma energia, dobbiamo chiederci quanto consumerà creare una persona con una storia, che posta tutti i giorni e deve attendere in “tempo reale” a diversi eventi.

Nessuno dice che sia più facile lavorare con una persona reale che con una influencer virtuale ma ci sono dei costi e dei passi che si saltano. Hanno, come tutto processo creativo, un pensiero dietro e una ragione di fare. La domanda è chi si può fidare di una persona che si sa già, le sue interazioni sono puramente commerciali. Un consiglio di un prodotto o un’esperienza non viene fatta organicamente ma per mero accordo economico. 

Foto: Pinterest