Il duello western tra Trump e il patron di Tesla, Elon Musk, si chiude con un tweet di scuse
Se la politica americana fosse una serie TV, questa sarebbe senza dubbio la stagione più imprevedibile. L’ultimo colpo di scena? Elon Musk, l’uomo che vuole colonizzare Marte e privatizzare i cieli, chiede scusa pubblicamente a Donald J. Trump, il più divisivo dei presidenti americani, in un atto di contrizione digitale che sa più di manovra tattica che di sincera penitenza.
Un tweet. Tre righe. Un gesto che ha fatto sobbalzare sia Wall Street che la Casa Bianca.
“Mi pento di alcuni miei post sul presidente Donald Trump della scorsa settimana. Sono andato troppo oltre.”
Firmato: Elon Musk, sulla piattaforma X, che – ricordiamolo – è sua.
Ma come siamo arrivati a questo punto?

I primi segnali di un’amicizia “a corrente alternata”
Elon Musk e Donald Trump non sono mai stati compagni di merende. Affini per megalomania e ossessione per il controllo del discorso pubblico, divergono però su visione del mondo, politiche ambientali e gestione della verità. Tuttavia, dopo la nomina simbolica di Musk come consulente speciale per l’efficienza governativa – un incarico soprannominato ironicamente “DOGE”, come la criptovaluta memetica – le cose sembravano migliorare.
Musk appariva addirittura accanto a Trump in eventi pubblici, sfoderando sorrisi forzati e un certo aplomb da diplomatico spaziale.

“One Big Beautiful Bill” e l’ira di Musk
Il punto di rottura è arrivato a fine maggio 2025, con il famigerato disegno di legge “One Big Beautiful Bill”, voluto da Trump e lodato come il capolavoro della sua rinnovata stagione legislativa. Musk, da sempre nemico dei sussidi inefficaci e dei debiti pubblici, ha definito la legge una “mostruosità fiscale”.
Da lì, è esplosa la battaglia.
Trump ha risposto con minacce velate, lasciando intendere che SpaceX e Tesla avrebbero potuto perdere miliardi in contratti federali. Musk, senza farsi intimidire, ha rilanciato con l’idea di un “America Party” indipendente, pubblicando anche – e poi rimuovendo – alcuni post piccanti su presunti legami di Trump con l’universo Epstein.
Un crescendo rossiniano di frecciate, tweet e mezze verità.

Il mercato punisce Musk
A giugno, mentre lo scontro si intensificava, la Borsa ha presentato il conto: Tesla ha perso fino al 15% in una sola giornata, bruciando circa 150 miliardi di dollari di capitalizzazione. I repubblicani hanno iniziato a premere per una distensione, temendo un boomerang politico e finanziario. Fonti interne raccontano che lo stesso entourage di Trump, da JD Vance a Susie Wiles, avrebbe lavorato dietro le quinte per una riconciliazione.
Le scuse su X
Ed eccolo, l’atto finale: nella notte tra il 10 e l’11 giugno, Elon Musk pubblica il tweet che cambia tutto. Tre frasi, una dichiarazione d’umiltà (“sono andato troppo oltre”) e un messaggio diretto a Trump. Il presidente, secondo fonti vicine, avrebbe apprezzato il gesto, definendolo “molto gentile” e lasciando intendere che “non porta rancore”.
Ma la ferita, a quanto pare, non è del tutto rimarginata.

Trump accetta, ma i fedelissimi non dimenticano
Se da un lato il tycoon arancione è apparso magnanimo, dall’altro il fronte mediatico trumpiano – da Fox & Friends al Daily Beast – ha lanciato l’allarme: “Trump non si fida più di Musk.” Alcuni consiglieri hanno descritto il rapporto come “pure avoidance”, ovvero una coesistenza forzata ma priva di vero dialogo.
In fondo, come si dice, il potere non perdona facilmente le offese che lo colpiscono al cuore del prestigio.
E ora? Tra opportunismo e strategia
Per Musk, queste scuse servono a proteggere l’impero industriale. Il mercato ha reagito bene: le azioni Tesla sono rimbalzate del 2,6% e il patrimonio personale di Musk è cresciuto di quasi 200 miliardi di dollari nel giro di pochi giorni.
Per Trump, si tratta di un’altra vittoria nella sua narrazione del “leader rispettato e temuto”, proprio mentre si prepara a un nuovo ciclo elettorale.
Pace apparente, tensione permanente
Quella tra Musk e Trump non va intesa come una lite qualunque. È stata la collisione tra due epoche dell’America contemporanea: l’imprenditoria visionaria contro il populismo identitario, la tecnologia contro la politica di pancia.

Le scuse sono arrivate, certo. Ma se conoscete la storia americana, sapete che nulla è mai davvero finito. E che ogni stretta di mano è solo il preludio al prossimo round.
Photocredits: Pinterest