L’impermeabile giallo nei film horror

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Dalla protezione contro la pioggia all’icona del terrore: l’evoluzione inquietante dell’impermeabile giallo nel cinema horror.

C’è qualcosa di stranamente familiare in un impermeabile giallo. Forse è il contrasto tra la sua vivacità infantile e il buio che spesso lo circonda. Forse è l’idea che qualcosa di puro, innocente, possa perdersi sotto la pioggia. Quel piccolo cappotto giallo è diventato un codice visivo dell’horror, capace di evocare disagio ancora prima che accada qualcosa di spaventoso.

Ma come è nato davvero questo indumento? E perché il cinema dell’orrore sembra amarlo così tanto?

La nascita dell’impermeabile giallo

L’impermeabile, così come lo conosciamo oggi, nasce a metà del XIX secolo grazie a Charles Macintosh, che brevettò un tessuto impermeabile unendo due strati di stoffa con gomma liquida. All’inizio gli impermeabili erano di colori scuri, pensati per viaggiatori, soldati e lavoratori. È solo con l’avvento della produzione industriale e delle nuove tinture sintetiche che il giallo entra in scena, soprattutto per scopi pratici: essere visibili anche in condizioni di maltempo.

Per i marinai, i pescatori e i bambini, il giallo era una scelta naturale: colore brillante, segnale di sicurezza. Un’icona di protezione, quindi.
Almeno fino a quando il cinema horror ha deciso di trasformarlo in qualcosa di molto più inquietante.

Quando l’impermeabile diventa horror

Uno dei casi più celebri è IT (2017), tratto dal romanzo di Stephen King. Georgie Denbrough, con il suo impermeabile giallo, corre sotto la pioggia, inseguito dalla sua innocenza — e da Pennywise, il clown assassino nascosto nelle fogne.
L’Impermeabile diventa il simbolo visivo della tragedia: un bambino innocente, attirato dalla sua stessa curiosità, scompare per sempre. Ma non è l’unico esempio.

In Coraline (2009) la protagonista indossa un impermeabile giallo mentre esplora un mondo parallelo. Un universo che, sotto l’apparenza di un sogno perfetto, si trasforma in un incubo controllato da una presenza mostruosa. Il cappotto giallo diventa così il suo scudo fragile contro un mondo corrotto.

Un altro film è Alice, Sweet Alice (1976), thriller horror cult. Qui, una bambina in impermeabile giallo è sospettata di crimini brutali: l’innocenza esteriore contrasta con una crescente oscurità interna, seminando angoscia nello spettatore.

Anche nella serie Dark (Netflix, 2017), l’impermeabile giallo ritorna: il piccolo Mikkel Nielsen sparisce, e la sua figura avvolta nel giallo diventa il simbolo di un mistero.

Cosa simboleggia il cappotto giallo?

Il giallo, nella cultura occidentale, è spesso associato alla luce, alla gioia, all’innocenza.
Ma nel contesto horror, questo colore cambia significato. È il perfetto esempio di come un simbolo di sicurezza possa essere ribaltato fino a diventare minaccia.

Alla fine, l’impermeabile giallo ci colpisce perché rappresenta qualcosa che temiamo profondamente:
la perdita dell’innocenza, l’abbandono, la paura che anche le cose più luminose possano scomparire sotto la pioggia.

Immagini: Pinterest