Genitori Vs Gen Z

da | LIFESTYLE


Essere Gen Z con genitori old school è come vivere in una sitcom in loop: tra fastidi e colpi di scena,  ecco tutte quelle piccole (grandi) cose che mi fanno uscire di testa… ma sempre con amore.

Li amiamo i nostri genitori. Davvero. Ci fanno da taxi, da bancomat, da psicologi (quando vogliono), e in fondo sanno anche essere teneri. Ma diciamolo senza troppi giri di parole: a volte i nostri genitori sono un concentrato di imbarazzo.
Noi della Gen Z viviamo in un mondo veloce, fluido, digitale. Loro arrivano da un’epoca in cui si registravano le canzoni dalla radio con le cassette. Non è colpa loro, ma… certe cose proprio non le sopportiamo.

Ecco allora la mia lista personale di tutti quegli atteggiamenti dei genitori che ci fanno esclamare, dentro di noi: “AIUTO”.

“Quando avevo la tua età…”

Lo starter pack di ogni discussione generazionale.
Basta una lamentela o una richiesta (“Posso non venire alla cena di famiglia?”) e parte la cantilena: “Alla tua età lavoravo già, prendevo tre autobus per andare a scuola, e in casa ci scaldavamo col camino acceso da nonna.”
Va bene tutto, ma se continuo a sentire questa frase potrei scrivere un audiolibro. Magari in vinile, così lo capiscono meglio.

genitori e figlio

I vocali eterni (e inutilmente dettagliati)

Questa è una battaglia quotidiana.
Io mando un messaggio tipo: “A che ora torni?”
E ricevo un vocale di 2 minuti e 47 secondi in cui mia madre parte dal traffico, passa per il meteo, cita una sua collega che non ho mai visto, e poi – forse – risponde alla domanda.
Il problema non è il vocale. Il problema è che ci vogliono le competenze di un editor professionista per capirne il punto.

“Spegni quel telefono!”

La frase più detta nelle case italiane, subito dopo “Chi ha finito il latte?”.
Per loro, se stai al telefono, stai “perdendo tempo”. Ma nel 99% dei casi sto facendo qualcosa di utile: una ricerca, un’app per la scuola, un video educativo (ok, a volte è solo TikTok, ma conta lo stesso).
Il fatto è che confondono digitale con inattivo. E no, non è la stessa cosa.

basta cellulare

La sacra ossessione per la giacca

Temperatura esterna: 28 gradi.
Io: maglietta e felpa, si sta bene.
Loro: “Esci senza giacca? E se poi si alza il vento? Vuoi prendere un colpo d’aria?”
Secondo i miei genitori, il raffreddore si prende per karma se non hai il giubbotto. A questo punto penso che la giacca sia un portafortuna mistico tramandato di generazione in generazione.

Le figuracce pubbliche

Non c’è limite.
Urlano il tuo nome davanti a scuola o al supermercato, ti chiedono le cose più imbarazzanti davanti ai tuoi amici, vogliono farti le foto mentre stai solo cercando di esistere in pace.
Oppure peggio: commentano su Instagram con cuori, fiori e frasi tipo “Tesoro miooo”. Bloccati? No. Ma silenziati, sì.

ballo imbarazzante

Le domande mentre ho le cuffie (spoiler: non sento)

Il principio è semplice: se ho le cuffie, non sento.
Eppure c’è sempre un genitore che parte con il monologo sulle bollette, sui panni da stendere o sulla cena, mentre io sto palesemente ascoltando musica o un podcast.
Alla fine tolgo un auricolare, dico “Eh?” e loro: “Niente, lascia stare”. Grazie mille per questa conversazione mistica. 

“Ti ho visto su Instagram…”

Panico. Terrore. Sudore.
Quando i genitori scoprono i social, inizia un’epoca buia.
Ti seguono ovunque. Guardano le stories, analizzano le caption, e poi ti dicono cose tipo: “Ma quella canzone triste? Tutto bene?” – mentre era solo un audio virale.
Giuro che il giorno in cui vedrò mio padre fare un trend su TikTok, mi chiudo in quarantena per l’imbarazzo. 

Facciamola semplice: loro fanno parte di un altro mondo. E noi di un altro ancora.
A volte si scontrano, spesso si incrociano, e ogni tanto si capiscono pure.
Alla fine ci vogliamo bene, anche se a volte ci viene voglia di mettere in pausa la convivenza. Però dai… senza di loro non potremmo scrivere articoli così.

Foto: Pinterest

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