Sono sempre di più i decolli spaziali che “lanciano”, letteralmente, civili in orbita solo per svago, ma guardandoci attorno e tirando le somme sul nostro pianeta attuale, abbiamo davvero bisogno di andare nello spazio?
Il 20 luglio del 1969 avviene il primo allunaggio, Neil Armstrong e Buzz Aldrin sbarcano sulla Luna. La missione Apollo 11 segna un’impresa unica: l’uomo arriva sulla terra. Nel 1957 la allora Unione Sovietica dà il via alla corsa allo spazio con il lancio di Sputnik 1, il primo satellite artificiale. L’ultima missione sulla Luna con equipaggio avviene nel 1972 con Apollo 17. Dal 1981 al 2011 si svolge il Programma Shuttle, prevedeva una serie di missioni con navette spaziali riutilizzabili per trasportare astronauti, satelliti e carichi utili in orbita terrestre.
Il primo volo umano nello spazio avviene nel 1961: Vostok 1 dimostra che un essere umano può sopravvivere e operare nello spazio, aprendo il via alle successive missioni con equipaggio. Le sonde Voyager 1 e 2, lanciate nel 1977, rivoluzionano la conoscenza dei pianeti esterni al sistema solare. Scoprono anelli e lune, fornendo dati scientifici veramente importanti e tutt’ora sono in orbita.
Nel 2011 viene lanciato su Marte il rover Curiosity. Nel 2020, sempre su Marte, approda Perseverance. Entrambi stanno conducendo delle ricerche geologiche sul pianeta cercando segni di vita passata o presente. Dal 1998 nello spazio è presente la Stazione Spaziale Internazionale, grande simbolo di collaborazione internazionale, appunto. Questa stazione ha permesso di condurre esperimenti super importanti per diverse discipline come la biologia o la fisica dei materiali.
Il programma Artemis della NASA ha l’obbiettivo di sbarcare altre persone sulla superficie lunare e stabilire una presenza sostenibile per future esplorazioni. I prossimi astronauti potrebbero trovarsi sulla luna nel 2027.
Insomma, l’uomo vuole tornare sulla Luna, ma sopratutto arrivare in uno qualsiasi degli altri pianeti. Tra questi Marte è sicuramente il più gettonato, soprattuto per le sue condizioni abitabili, essendo il pianeta più simile alla terra nel nostro sistema solare. Anche Venere è finito nel mirino della scienza aereospaziale, ma è un’idea decisamente avanguardista considerato le sue temperature altissime e l’atmosfera corrosiva.

Se dovessimo andare a recuperare le motivazioni intrinseche che portano l’uomo a cercare sempre più nuovi orizzonti troveremmo davvero i motivi più semplici. In noi risiede una innata curiosità e un fortissimo bisogno di esplorazione. Già dai tempi antichi l’uomo è stato spinto da una profonda curiosità verso ciò che non si conosce e cosa c’è di più sconosciuto e lontano dello spazio? Un enorme spazio misterioso e ancora da scoprire totalmente. Proprio questo senso di ricerca del l’ignoto ha caratterizzato le nostre scoperte geografiche e tecnologiche che hanno cambiato il corso della storia.
Ma abbiamo bisogno di andare nello spazio adesso?
Aldilà del recente lancio spaziale di Blue Origin, azienda del mega imprenditore Jeff Bezos avvenuto questo 14 aprile, le spedizioni spaziali sono in continua evoluzione. SpaceX, l’azienda di Elon Musk, ha presentato frequenti lanci nello spazio sia per il trasporto di satelliti che missioni con equipaggio.
SpaceX sta sviluppando il Sistema Starship, un veicolo spaziale riutilizzabile che servirà a portare persone e merci sulla Luna, Marte e chissà da quali altre parti. Alcune delle missioni dell’azienda hanno aperto la strada al turismo spaziale. Per esempio Polaris Dawn, nel settembre 2024, ha portato in orbita un equipaggio di solo civili. Un vero e proprio momento cardine per l’evoluzione dei voli spaziali privati.
Ebbene sì, siamo arrivati a parlare di turismo spaziale. Un’attività che permette ai cittadini privati, ovviamente se se lo possono permettere, di viaggiare nello spazio per svago, divertimento o affari. Anche se a dire la verità non ho idea di chi possano dover incontrare in un meeting lavorativo al di fuori dell’atmosfera terrestre. Però questo tipo di attività esistono davvero, quindi se vogliamo possiamo andare nello spazio.

Blue origin al costo di 450.000 dollari propone un volo suborbitale: si arriva oltre il confine convenzionale con lo spazio per alcuni minuti di assenza di peso, offrendo una vista spettacolare della terra per poi rientrare sulla terra con una traiettoria balistica.
SpaceX, invece, si occupa dei cosiddetti voli orbitali: passeggeri in orbita attorno alla terra che possono godersi del tempo in microgravità osservando anche qui il nostro piccolo pianeta. Qua parliamo di cifre di decine di milioni di dollari. Perfino la NASA offre la possibilità di soggiornare sulla Stazione Spaziale Internazionale, pagando alcuni milioni di dollari e le aggiuntive spese di soggiorno che ammontano a circa 35.000 dollari al giorno.
Il primo turista spaziale è stato Dennis Tito nel 2001 che per il costo di 20 milioni di dollari soggiornò sulla stazione spaziale. Nel 2020 assistiamo ai primi voli suborbitali con passeggeri paganti.
Il turismo spaziale è decisamente in rapida evoluzione. Figuratevi che nei prossimi anni i costi potrebbero diminuire con l’aumento della concorrenza, aldilà dello sviluppo di veicoli spaziali riutilizzabili, decisamente più efficienti. Quindi il turismo spaziale è prima nella lista delle industrie più promettenti. Ma c’è davvero bisogno di farlo, di andare nello spazio invece che in vacanza sulla Costa Azzurra? Ad agosto potremmo avvicinarci agli stessi prezzi, se è il prestigio che ci preme.

Nell’ipotetico mondo creato nel film di WALL-E il pianeta terra è completamento ricoperto da montagne di rifiuti risultanti da secoli di consumismo sfrenato. Le città sono sommerse e la vita sulla terra diventa impossibile. Nella storia gli uomini abbandonano la terra a bordo di grandissime navi spaziali di lusso, aspettando che il pianeta si ripulisca da solo. Nel film gli uomini hanno lasciato la terra da 700 anni, ad abitare il pianeta sono rimasti solo robot compattatori di rifiuti, proprio come WALL-E.

Ora, non è tanto difficile capire il perchè di questa metafora e riscrivendo la storia un paio di brividi mi hanno attraversato la schiena notando le possibili similitudini con il nostro futuro. Insomma, con tutto quello che sta accadendo sul nostro pianeta, davvero non sappiamo fare di meglio se non cercare altri spazi illibati su cui puntare gli occhi?
Tutt’oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 99% della popolazione mondiale respira aria che supera i limiti di qualità raccomandati. L’inquinamento idrico è diffuso e sta peggiorando in tantissime regioni del mondo contaminando laghi, fiumi e oceani. Si stima che miliardi di persone non abbiano accesso a servizi igienici di base e che una grande percentuale di acque reflue venga scaricata nell’ambiente senza essere trattata.
Anche il suolo è inquinato, nonostante sia uno dei problemi meno visibili e discussi. I contaminanti si accumulano nel terreno con la possibilità di inserirsi nella catena alimentare e nelle risorse idriche, riducendo così la fertilità del terreno, contaminando le culture oltre che essere un rischio per la salute umana con il contatto diretto e l’ingestione di alimenti contaminati.
I livelli di inquinamento a livello mondiale sono elevati e rappresentano una seria minaccia per la salute e l’ambiente.
Alcuni paesi e regioni hanno iniziato a lavorare per ridurre specifici tipi di inquinamento, ma la situazione globale rimane critica e richiede azioni davvero urgenti, oltre alla necessità di coordinarsi per affrontare i diversi problemi. La nascita e lo sviluppo di pratiche sostenibili sono una delle soluzioni più concrete a questo problema. Scappare nello spazio invece…
A livello di impatto ambientale la situazione dei lanci spaziali è complessa. I razzi rilasciano gas di scarico, tra cui anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto, vapore acqueo e particolato. Il tipo di propellente utilizzato, invece, influisce sulla composizione delle emissioni. Inutile che stia qui a dettagliare su questo, ma non sono buone notizie. Anche le emissioni rilasciate direttamente nella stratosfera possono avere un grande impatto sull’ozono e sul clima, molto di più di quelle rilasciate a quote inferiori. La fuliggine rilasciata dai razzi e l’aumento dei lanci potrebbero, tra l’altro, agire sul clima e sull’ozono.

Come se questo non bastasse, i lanci e le operazioni spaziali generano detriti che possono rimanere in orbita per anni, rappresentando un rischio, anche per le future missioni, oltre che per l’ambiente spaziale.
Attualmente l’impatto ambientale dell’industria spaziale rappresenta una piccola percentuale dell’inquinamento globale, ma se pensiamo in direzione del futuro, considerando la crescita prevista del turismo spaziale, potremmo ritrovarci a breve in una situazione spiacevole.
Forse dopotutto, potremmo tenere lo sguardo ben saldo a terra e cercare poco le stelle. Non è necessario percorrere la distanza effettiva dalla Luna alla Terra, nemmeno per la più bella delle proposte di matrimonio. Al “quanto mi ami” potete rispondere anche solo “384.400 chilometri da qui e ritorno” e va bene così.