Anche facendo i genitori possiamo “inciampare” in una situazione di bornout, ritrovandoci in un contesto di stress decisamente destabilizzante e complicato. Scopriamo di cosa si tratta e come affrontarlo.
Nell’ultimo periodo si è sentito tanto parlare di “burnout”, spesso in relazione al lavoro o allo studio. Ma in realtà, questo “malessere” può colpire anche i genitori, arrivando a parlare di un vero e proprio burnout genitoriale.
Il bornout è una sindrome psicologica che si manifesta quando si è sottoposti a un prolungato stress lavorativo, portando anche a un esaurimento delle risorse fisiche ed emotive.
Può essere causato da un impegno lavorativo eccessivo, ma sopratutto da una mancanza di equilibrio tra vita professionale e vita privata. E se i vecchi detti ci raccontano che non si smette mai di essere genitori, è comprensibile che anche Genitore 1 e Genitore 2 possano finire in questa spirale quale è il bornout.
Nessuno vuole minimizzare la bellezza di essere genitori, ma è normale ritrovarsi sopraffatti davanti al carico di lavoro che ci si ritrova a sostenere. Oltre al peso delle responsabilità, che posso immaginare decisamente elevato quando si tratta di dover gestire un altro essere umano. I figli…so’ pezzi ‘e core, sì ma valutiamo anche qualche altro organo meno impegnativo quando ci rendiamo conto di essere esausti.
Per definizione il bornout genitoriale è uno stato di intensa stanchezza causata dal prendersi cura dei figli, ma è molto più di questo.

Questo porta ad essere emotivamente distaccati da loro e a dubitare delle proprie capacità genitoriali. Il genitore che si ritrova ed essere esausto non è più coinvolto nella relazione con i figli, ma si limita agli aspetti più funzionali come lavarli, vestirli, nutrirli, eccetera. Ma si ritrova comunque ad avere una relazione di distacco con il proprio bambino.
Il bornout genitoriale presenta tre aspetti centrali: esaurimento emotivo, distacco emotivo e la mancanza di realizzazione personale, il che porta a sentimenti di inefficacia verso il proprio ruolo di genitore. Questi tre elementi sono gli stessi che si legano al più classico burnout lavorativo, quindi nulla di nuovo.
Rispetto al bornout lavorativo, quello genitoriale è molto più legato a idee di fuga.
I sintomi più comuni sono: sintomi depressivi, lamentele somatiche e disturbi del sonno. Inutile dire che molti genitori, per via di questa sindrome, si sentono terribilmente in colpa e si vergognano di aver sgridato i bambini più del dovuto. Ma anche per il fatto di non sentirsi adatti al ruolo di genitori o per il desiderio di scappare e lasciarsi la famiglia alle spalle.
Per quanto possa suonarci come una novità, il bornout genitoriale è diffuso tra il 2% e il 12% della popolazione europea, che per quanto sembrino numeri piccoli quando si fa riferimento a una popolazione di milioni di persone hanno un certo peso.
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Ovviamente, come dicevamo, considerato il carico di lavoro e di stress a cui un genitore è sottoposto, risulta una papabile conseguenza in una situazione di estrema stanchezza e frustrazione. Normalizzare questa situazione è anche necessario per sottolineare la necessità di intervenire tempestivamente e, se possibile, prevenire questo estremo. È necessario aiutare i genitori e sopratutto fargli comprendere di non sottovalutare lo stress a cui si è sottoposti normalmente.
Ma cosa si può fare quando ci si ritrova a vivere questa condizione?

Vi elenco alcuni dei consigli che riviste accademiche di psicologia riportano:
- Migliorare l’organizzazione familiare: stabilire quindi delle routine per le parti più importanti della giornata. I bambini possono essere coinvolti attivamente e gli si può delegare alcuni piccoli compiti a seconda della loro età. Così facendo, si stimolerà in loro anche un senso di autonomia e disciplina. Nota bene: i compiti devono essere divisi tra entrambi i genitori così da evitare un carico troppo pesante e non ritornare nel ciclo vizioso da cui si sta cercando di uscire.
- Auto-accettazione: non si deve cadere nel cliché del perfezionismo. Commettere errori è normale e la spasmodica corsa verso la perfezione è inutile, così come l’eccessiva preoccupazione del giudizio altrui. Fa nulla se la casa non è sempre perfettamente in ordine, per i figli è molto più importante avere una sana relazione con i propri genitori.
- Cura di sé: occhio a non trascurarti. Una dieta sana e il movimento sono utili per contrastare gli effetti provocati dallo stress sulla salute psico-fisica. Tra l’altro, l’esercizio aiuta anche con i disturbi del sonno, che molti genitori riscontrano. Ovviamente non è sempre facile trovare del tempo da dedicare esclusivamente a sé stessi, ma anche pochi minuti al giorno possono fare la differenza. Ad esempio: trovare un hobby, finire un romanzo lasciato a metà, queste sono solo alcune delle piccole cose che aiutano a scaricare la tensione e a staccare la mente, anche se per poco. Perchè non chiamare un babysitter per una sera, uscire con i propri amici e godersi una serata per se stessi?
- Chiedere aiuto: cercare e ottenere il sostegno di parenti o altri genitori nella gestione dei bambini è importante. Non siamo mai soli e ci sarà sempre qualcuno che sta affrontando qualcosa di simile. Per questo coltivare amicizie e passare del tempo con altri adulti e bambini nei parchi o in altri posti di ritrovo è fondamentale. Anche solo un’altra mamma o un altro papà con cui dividersi i compiti può fare la differenza. Quando poi lo stress si fa troppo, è ancora più importante parlare! Anche raccontare la propria esperienza in un ambiente empatico e accogliete può davvero fare la differenza. In ogni caso affidarsi a uno specialista è sempre un’ottima scelta.
In un mondo che richiede la massima performance anche tra le mura di casa, prendersi un attimo per noi è il giusto gesto di ribellione e un piccolo passo per contrastare il bornout genitoriale.

Il bornout genitoriale, comunque, non è un classico momento di stress che qualunque genitore può provare prendendosi cura dei propri figli, ma una condizione complicata e invalidante. Svegliarsi ogni giorno con un senso di oppressione e frustrazione non è una cosa che si risolve con una semplice dormita o una breve pausa.
È giusto poi affrontare la questione di genere che anche qui vede di nuovo le donne ad essere le principali protagoniste. Questo perchè in molti (troppi) contesti le madri sono ancora le principali o addirittura uniche responsabili della gestione familiare e della cura dei figli.
C’è anche una problematica legata all’eccessiva e pervasiva romanticizzazione della maternità che da sola genera molta frustrazione e tanti sensi di colpa.
Siamo sempre lì: non è oro tutto ciò che luccica e non tutte le influencer fanno davvero quella vita, nemmeno le mom-fluencer. Inoltre, questo tipo di stress è molto più diffuso nelle società occidentali individualiste, dove viene data molta importanza alla realizzazione personale e professionale, oltre che al perfezionismo e alla competizione con tutti gli altri, anche in casa.

Una psicologa perinatale, Jesse Ofori, racconta: “c’è questo mito pervasivo del ‘genitore perfetto’, sempre paziente, gioioso e capace di affrontare ogni situazione, che porta alla vergogna e all’autocritica quando non riusciamo a fare altrettanto. […] è importante riconoscere che siamo genitori in culture occidentali individualiste: la pressione a ‘fare tutto’ da soli non è universale”.
Esistono tantissime diverse terapie e supporti efficaci che possono essere fondamentali quando le difficoltà iniziano ad avere la meglio nella quotidianità, ma sopratutto nel rapporto con i figli.
Insomma, notate come finiamo sempre a ricordarci che non è obbligatorio essere sempre perfetti, sempre al top, sempre impegnati, sempre tutto. A volte è più utile ricordarsi che conta fare bene, più che fare tanto. Inutile dire come anche in questa dinamica i social rappresentano un pessimo strumento di confronto, ma come in altra situazione della nostra vita. È giusto trovare conforto cercando qualcuno che vive le nostre difficoltà, ma attenzione a cosa o a chi ci affidiamo.
Non siamo mai soli al mondo e chiedere aiuto è la cosa più coraggiosa che possiamo fare quando stiamo male, anche se siamo genitori, perchè prima di tutto siamo persone e come tali siamo imperfetti. Ed è giusto così.