Come il movimento della girlhood sta ridefinendo la femminilità celebrando l’unione e il supporto tra donne.
Un fenomeno che non pensavamo di poter mai rispolverare – o forse non ci eravamo nemmeno accorte di aver perso – è proprio quello della girlhood. Si parla di fratellanza tra donne, di complicità, sostegno e connessione autentica. Un valore che, per troppo tempo, era stato messo in ombra da storie dominate da invidia, competizione e intolleranza. Basta guardare alle storie che ci hanno cresciute. Film, cartoni, fiabe, perfino le stesse Barbie e principesse. Sempre, o quasi, c’era una donna contro un’altra donna. Due ragazze a contendersi l’amore di un uomo. Il principe azzurro di turno. Una dinamica che, diciamolo, tiene incollati allo schermo – perché il conflitto crea tensione – ma che ha anche plasmato il nostro modo di vivere le relazioni femminili. Inquinandole con sospetto e rivalità.
Ma finalmente qualcosa sta cambiando.

Hollywood riscopre il girlhood
Hollywood sta riscrivendo le regole. Storie come Barbie di Greta Gerwig e The Summer I Turned Pretty mostrano un volto nuovo della femminilità. Quello dell’unione, della solidarietà, dell’amicizia vera tra donne. Non è solo un trend passeggero, ma un movimento culturale. Sta riportando al centro temi come la sorellanza, le relazioni autentiche e la vulnerabilità condivisa. La fratellanza femminile è un atto rivoluzionario in un mondo che ci ha spesso messe l’una contro l’altra. Quando le donne si supportano anziché competere, si crea uno spazio sicuro dove è possibile crescere, imparare, sbagliare e rinascere insieme. Non si tratta solo di “andare d’accordo”, ma di riconoscere il valore dell’altra e accettarsi anche nelle imperfezioni.
In The Summer I Turned Pretty, pur ruotando attorno a una storia d’amore, non c’è spazio per l’antagonismo femminile. Nessuna rivalità, nessun triangolo tossico. Piuttosto il racconto del rapporto sano e profondo tra madre e figlia, tra amiche, e tra donne adulte. Come Susannah e Laurel, che incarnano vere connessioni di supporto e rispetto reciproco. Allo stesso modo, Barbie smonta l’idea della donna perfetta. Celebra la libertà di essere se stesse. In questo universo, le Barbie non competono tra loro. Si supportano, si ammirano, si spingono a fare meglio. È una rappresentazione pura e potente della girlhood. Un messaggio che riscrive il nostro immaginario collettivo e mostra che, quando le donne si scelgono come alleate, il cambiamento è possibile.

Tra moda e girlhood
Il movimento della girlhood non si limita al cinema e alla televisione. Anche la moda ne è diventata un portavoce fondamentale.
Brand come Collina Strada, il brand creativo di Hillary Taymour, è l’emblema di un’estetica eccentrica e liberissima. Le sue sfilate sembrano uscite dalla mente di una ragazza creativa e un po’ folle di New York. Colori accesi, stampe stravaganti, vibe da festa tra amiche. Ogni collezione trasmette un’energia contagiosa, fatta di autenticità, gioco e senso di appartenenza. Ma non è solo una questione estetica. Questo marchio propone campagne inclusive, con modelle non convenzionali, che si abbracciano, si sorridono, si sostengono. Un messaggio chiaro: la bellezza non è competizione, è condivisione.
Anche il brand SKIMS, fondato da Kim Kardashian, rientra in questa nuova ottica. Nato con l’intento di creare shapewear per ogni tipo di corpo e tonalità di pelle. Ha trasformato l’intimo da indumento invisibile a simbolo di empowerment. Le campagne di SKIMS non mostrano solo corpi diversi, ma anche connessioni tra donne. Abbracci, sguardi complici, risate condivise. È un modo nuovo di raccontare l’intimità femminile. Non è più legata a un canone prefissato, ma al comfort, alla cura di sé e alla libertà di esprimersi. SKIMS dimostra che sentirsi a proprio agio nella propria pelle è un atto rivoluzionario di sorellanza.
Pensiamo anche a eventi come le sfilate di Jacquemus. La narrazione visiva celebra il senso di comunità tra donne, o a collezioni che raccontano la maternità, l’amicizia e il legame tra sorelle.
La moda, oggi, parla il linguaggio della complicità femminile.

Dalla competizione al brillare insieme
Il ritorno della girlhood non è solo una tendenza culturale. È un risveglio collettivo. Un modo nuovo di raccontare cosa significa essere donna oggi. Siamo testimoni di un momento in cui la complicità femminile non è più messa in scena come qualcosa di raro o straordinario, quasi surreale, ma come un legame naturale, potente e quotidiano.
E se un tempo la domanda era “chi conquisterà il cuore del principe?”, oggi, finalmente, la domanda è cambiata: “con chi posso brillare, non competere?”
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