Comincia la Milano Design Week
Milano, primavera: la città si veste di luce obliqua e fermento creativo, come in un grande romanzo urbano in cui tutto pare possibile. È in questo clima sospeso, fra l’effervescenza del Salone del Mobile e la sete di novità che pervade la metropoli, che si apre una delle iniziative più attese e affascinanti della stagione culturale: Opendoor.
Non si tratta di una semplice mostra né di un festival nel senso classico del termine. Opendoor è, piuttosto, una dichiarazione d’intenti: un’esplorazione dello spazio aperto – inteso non solo come fisicità, ma come orizzonte mentale – curata con maestria da Luca Molinari, critico e storico dell’architettura tra i più raffinati.
La location è già di per sé una dichiarazione poetica: i Chiostri di San Barnaba, oasi di pace e rigore nel cuore della città, luogo dove il tempo pare rallentare. E qui, dal 7 al 13 aprile, avrà luogo questa “settimana dell’aria aperta” organizzata da door, il magazine di interior design di Repubblica, diretto da Emanuele Farneti. Un nome che è garanzia di uno sguardo mai banale sul contemporaneo.

Ma cos’è davvero Opendoor?
È un giardino delle meraviglie – e non è un’iperbole – concepito dall’artista Agostino Iacurci, autore dell’installazione Delights, che ridefinisce lo spazio attraverso il colore e la materia. Un luogo immaginifico dove l’arte si fonde con la natura e diventa scenografia per dialoghi, performance, laboratori, esplorazioni sensoriali.
Il programma è strutturato come un palinsesto giornaliero, degno di un salotto di intellettuali del XXI secolo. Ogni giornata ospita due conversazioni a tema, tutte aperte al pubblico (previa registrazione gratuita), che riuniscono nomi eccellenti della creatività italiana: designer, chef, architetti, illustratori, scrittori, artisti visivi. L’elenco degli ospiti è un florilegio di talenti: Francesca Lanzavecchia, Fabio Novembre, Antonio Citterio, Olimpia Zagnoli, Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Piero Lissoni, solo per citarne alcuni.

Spazi aperti
In un tempo che ha riscoperto il valore degli spazi aperti come reazione ai confinamenti recenti, il tema dell’outdoorassume un significato profondo. Non si parla solo di giardini o terrazze, ma di come progettare luoghi che favoriscano incontro, contemplazione, connessione con il paesaggio e con l’altro. La domanda che aleggia è: come possiamo abitare il mondo futuro, dentro e fuori di noi?
La risposta è articolata e passa anche attraverso la forma dell’ozio, della lentezza, del silenzio creativo. Concetti esplorati con grazia da ospiti come Chiara Valerio e Antonio Marras, che indagano il rapporto tra parola e spazio, tempo e identità. O ancora nelle conversazioni su gioco, imprevisto, memoria e cura – tutte declinate secondo lo stile leggero e pensoso che caratterizza l’intera rassegna.
Il weekend, poi, si apre alla dimensione esperienziale. Laboratori per adulti e bambini, performance dal vivo, calligrafia, pilates e yoga nel verde, bouquet floreali e rituali sensoriali in collaborazione con Visit Malta: attività pensate non come intrattenimento, ma come educazione estetica ed emotiva, accessibili a tutti.

Cibo e design
Persino la gastronomia si fa linguaggio artistico, come dimostra l’incontro tra lo chef Davide Oldani e il designer Fabio Novembre, o il rinfresco brasiliano che accompagnerà l’omaggio a Oscar Niemeyer. La celebrazione di un’architettura che, come quella carioca, danza con la natura, esattamente come vuole fare Opendoor.
Accanto al palinsesto culturale, non si può non citare il sostegno di grandi nomi del design italiano – da Kartell a Molteni&C, da Cassina a Boffi De Padova – e partner tecnici d’eccellenza. Non solo sponsor, ma veri alleati nella costruzione di un’estetica condivisa, visionaria e concreta insieme.
In un’epoca afflitta da rumori e contraddizioni, Opendoor si offre come un invito alla riflessione collettiva, all’equilibrio tra forma e funzione, spirito e materia. Con garbo, certo. Ma anche con fermezza, come sa fare solo l’eleganza vera.
Un appuntamento da non perdere, per chi ancora crede – come chi scrive – che l’arte di vivere sia fatta di bellezza, conversazione e ascolto. E che un giardino, oggi, possa essere molto più di un luogo: una possibilità di rinascita.
Photocredits: @pilotroompr Press kit