Dopo una Design week da record, con un incremento di visitatori del 17,1%, Milano torna a vivere la sua “ordinaria” quotidianità. L’evento ha indubbiamente, riscosso un successo esagerato. E se ripensassimo anche alla fashion week in chiave Fuori Salone?
361mila visitatori hanno raggiunto il capoluogo lombardo per la settimana del design. La 62esima edizione dell’evento ha riscosso un successo inaudito che non si vedeva da prima del Covid. Si parla di un indotto di circa 261 milioni di euro (+13,7%) per la città di Milano che si è riempita di appassionati (e non) da tutto il mondo. Sui social non si vedeva altro che contenuti sulla design week che ha fatto breccia nel cuore di chiunque. L’evento ha avuto, come bacino d’utenza, non solo gli addetti ai lavori, ma soprattutto le persone comuni che, per un attimo, si sono potute sentire speciali partecipando agli eventi aperti al pubblico dei grandi nomi del lusso.
Ad aver riscosso così tanto successo, infatti, non è stato proprio il “Salone del Mobile”, piuttosto il Fuorisalone. Ovvero tutto quegli eventi annessi spalmati su tutta Milano. Così ogni giorno c’era qualcosa di nuovo da vedere, o da scroccare, e ogni sera una festa in cui divertirsi. Tutto, o quasi, aperto al pubblico senza l’ansia dell’accredito o dell’invito trovato per vie traverse. Nulla di tutto ciò: la vera forza della Design week è stata quella di livellare le differenze, mettendo da parte lo snobismo tipico dei settori artistici.
Forse Milano non era proprio tra le città più vivibili del globo durante quella settimana. Il grande afflusso turistico, in qualunque caso, non ha intralciato più di tanto gli addetti ai lavori. Per i veri interessati alle nuove proposte del design, infatti, lo spazio più indicato era il “Salone del Mobile” a Roh Fiera dove era possibile visionare, davvero, le collezioni dei big player del mobile. Il resto della città è stato invece palcoscenico di mondanità per tutti gli altri che hanno potuto vivere una Milano free entry come non si era mai vista.
Da questo successo ci hanno guadagnato tutti. La città di Milano ne è uscita assolutamente vincitrice. Allora perché non ripensare anche a tutti gli altri eventi meneghini sotto questa ottica?
Una nuova Milano Fashion Week
Primo tra tutti gli eventi da riscrivere potrebbe essere la settimana della moda. Uno dei periodi in cui Milano diventa veramente il place to be di chiunque. Giocando sulla forza dell’esclusività la settimana della moda milanese si è guadagnata una nomea non da poco, ma forse ripensarla avrebbe i suoi frutti. Ciò non significa rendere le sfilate dei big della moda aperte al pubblico, ma piuttosto creare degli eventi connessi che possano attirare persone e portare ancora più attenzione mediatica sull’evento.
Un po’ come durante la design week potrebbe essere utile circoscrivere gli eventi di competenza degli addetti ai lavori (come possono quelli schedulati in calendario) in un’unica zona. Cosa che, per altro, è stata fatta per molti anni. Pensate che inizialmente tutte le sfilate si facevano nella zona fieristica di via Gattamelata. E il resto della città potrebbe diventare palcoscenico di installazioni, eventi, pop up e chi più ne ha più ne metta dedicati al grande pubblico che sarebbe ancora più attirato dalla fashion week.
In questo modo anche gli addetti ai lavori sarebbero più agevolati. Giornalisti, buyer e stylist, così facendo, non dovrebbero rimbalzare da una parte all’altra di Milano per presenziare a tutti gli eventi. Evitando ore di coda in macchina e muri di ragazzini urlanti che aspettano il proprio idolo arrivare allo show tutto sarebbe più rilassato. Anche i piccoli brand potrebbero giovarne. Molto spesso i loro eventi, anche se inseriti nel calendario, vengono snobbati dai più grandi opinion leader che, per riuscire a partecipare ai grandi eventi situati agli antipodi della città, non riescono a dare luce alle nuove proposte. Se invece tutto fosse circoscritto nella stessa zona anche questi piccoli progetti potrebbero trovare il giusto spazio.
Operando in tal modo non si perderebbe nemmeno l’esclusività dell’evento, ma gli si darebbero più volti. Tutti ancora vorranno partecipare alle sfilate previste solo per pochi eletti, ma almeno a chiunque sarà concesso quel quarto d’ora di celebrità. I grandi brand potrebbero, proprio come fanno durante la design week, pensare a degli eventi aperti al pubblico avvicinandosi ad un pubblico più giovane e variegato.
Se ieri la moda ha ispirato il design nell’organizzazione degli eventi oggi bisognerebbe fare il contrario. L’allievo ha superato il maestro. Prendiamone atto e riscriviamo un sistema pensato troppo tempo fa ormai non più conforme alle esigenze contemporanee.
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