Invenzioni al femminile: vittime dell’effetto Matilda

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Scoperte, invenzioni, ed oggetti di uso quotidiano: frutti di un genio femminile spesso oscurato.

Chi non ha studiato Socrate a scuola? Il filosofo per eccellenza, colui che ha posto le basi per un nuovo modo di pensare e comprendere il mondo. L’inventore della maieutica, ossia l’arte di porre domande e sollecitare il soggetto pensante a trovare autonomamente le risposte utili al suo percorso di crescita. Gli insegnamenti, il metodo socratico, il sapere di non sapere. E se ti dicessi che dietro tutto questo, invece, c’è una donna? Non ricordi questa parte, pensando al tuo vecchio libro di filosofia? Se non la ricordi, è perché non c’era. Una donna, di nome Aspasia, insegnò a Socrate tutto quello che sapeva. Ma con il tempo, venne cancellata dalla storia.  

Nel corso della storia, tantissime sono state le donne le cui intuizioni, idee, e quindi, i cui nomi, sono stati scritti con una sorta di inchiostro invisibile, sovrastato da pesanti segni indelebili che riportano nomi maschili. Il fenomeno, chiamato effetto Matilda, definisce la puntuale negazione o minimizzazione dei risultati (prettamente, ma non esclusivamente, in campo scientifico) conseguiti dalle donne, i cui studi e ricerche vengono attribuiti ai loro colleghi uomini.

Eppure, senza le donne, moltissime scoperte ed oggetti di uso quotidiano che diamo per scontati, non esisterebbero.

Le scoperte informatiche

Alcune delle radici sulle quali si fonda la tecnologia moderna, sono frutto del genio femminile. Ada Lovelace Byron, anche se sono in pochi a saperlo, è considerata la madre dell’odierno computer. È infatti a lei che viene attribuita l’invenzione del primo algoritmo elaborato da una macchina, nella prima metà dell’800, che contribuì a sua volta alla nascita del primo software, poi affinato da Grace Murray Hopper un secolo più tardi. Un computer, però, necessita di sistemi di ricerca: anch’essi, li dobbiamo ad una donna, Karen Spärck Jones. Ma non è tutto. Se non fosse per Hedy Lamarr, ci perderemmo continuamente per strade sconosciute: è stata lei ad inventare il GPS, nonché la connessione wireless. E se abbiamo il GPS a portata di mano, nei nostri smartphone, è grazie a Sophie Wilson: la prima ad avere l’intuizione dei microprocessori alla base dei nostri cellulari.

Le invenzioni di uso quotidiano

Nel 1903, Mary Anderson andò a New York per lavoro: nevicava tantissimo, e all’epoca l’unico modo in cui il conducente poteva pulire il parabrezza, era fermarsi, scendere, e farlo manualmente. Anderson iniziò a pensare ad una soluzione alternativa. Disegnò così il primo modello di tergicristalli, consistenti in una leva interna all’auto che muoveva una stecca di gomma sul parabrezza. Più avanti, sempre una donna, Charlotte Bridgwood, li rese automatici, come li conosciamo oggi. Sempre in riferimento all’automobile, fu Dorothy Levitt, giornalista e pilota, ad ideare lo specchietto retrovisore. Un altro mondo, quello delle macchine, dominato da uomini, ma basato su principi d’intuizione femminile. E per chi pensa che le donne debbano “starsene in cucina”, c’è da dire, che hanno saputo rivoluzionare anche quello: Florence Parpart ha inventato il primo frigorifero, Josephine Cochrane la lavastoviglie, e Lillian Gilbreth il frullatore elettrico.

Le scienziate dimenticate

Jim Watson e Francis Crick sono riconosciuti come gli scopritori della struttura del DNA: quella scoperta, così importante da vincere un premio Nobel, era però basata sulla chiave di dati di cristallografia a raggi X, studiati da Rosalind Franklin. Franklin è solo una delle tante eroine mancate in campo di scienza. Alice Ball all’inizio del XX secolo lavorò ad un trattamento per la lebbra, ma venendo a mancare improvvisamente, un altro chimico si prese il merito del suo lavoro. La microbiologa Esther Lederberg condusse importanti scoperte sulla ricombinazione genetica dei batteri, ma fu suo marito ad ottenere il premio Nobel per la medicina. La fisica austriaca Lise Meitner, portò a termine la fissione nucleare dell’atomo insieme al suo compagno di laboratorio Otto Hahn. Indovinate chi dei due ricevette il merito esclusivo della scoperta, e il premio Nobel per la chimica?

Loro, sono solo alcune delle donne i cui nomi sono stati cancellati, camuffati, o peggio, sostituiti, nel corso della storia. L’effetto Matilda, da Matilda Joslyn Gage, attivista statunitense per il suffraggio femminile, non deve esser visto come qualcosa di fermo nel passato. Molte di queste donne sono vissute nel secolo scorso, alcune di loro sono ancora vive. La domanda che dovremmo porci è: quante ancora, oggi, stanno vedendo i loro nomi venir cancellati via?

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