Il bisogno di approvazione, la paura del rifiuto e la difficoltà di dire no. Il people pleasing può trasformarsi in una prigione emotiva e allontanarci dalla nostra autenticità.
Il termine people pleasing è un concetto della psicologia moderna che, tradotto letteralmente, significa “piacere alle persone”. Ma dietro queste due parole si nasconde molto di più. Il people pleaser è colui che sente il bisogno costante di assecondare gli altri, mettendo in secondo piano i propri desideri e bisogni pur di essere accettato. A prima vista, queste persone appaiono gentili, disponibili, persino altruiste. Tuttavia, dietro questa maschera si cela una profonda difficoltà nel dire di no, nel porre limiti e nel ritagliarsi spazi personali. Il timore di essere giudicati, abbandonati o di non essere abbastanza spinge il people pleaser a modellarsi sulle aspettative altrui, arrivando persino a soffocare la propria vera identità. Col tempo, questa dinamica si trasforma in un circolo vizioso: il bisogno di sentirsi accettati viene soddisfatto solo attraverso il compiacere gli altri, generando una dipendenza emotiva. In realtà, il people pleasing non è puro altruismo, ma una forma di scambio inconsapevole: si dà per ricevere approvazione, rendendo il gesto meno spontaneo e più condizionato.
L’Illusione dell’Altruismo
Essere un people pleaser è spesso considerato un pregio: sei disponibile, empatico, sempre pronto a mettere gli altri al primo posto. Ma cosa si cela dietro questa costante necessità di compiacere? Sebbene possa sembrare un atteggiamento altruista, il people pleasing affonda spesso le radici in paure profonde: il timore del rifiuto, il bisogno di approvazione e la difficoltà nel gestire i conflitti. Chi ne soffre fatica a dire di no, anche quando sa di non voler o poter accettare determinate richieste. Per evitare tensioni, preferisce essere sempre d’accordo con tutti, arrivando persino a tacere le proprie opinioni pur di non creare dissensi. Un altro segnale evidente è la tendenza a scusarsi eccessivamente, anche quando non vi è alcuna colpa. Dietro a questo comportamento si nasconde l’idea, spesso inconscia, di essere responsabile del benessere altrui.

Inoltre, il people pleaser adatta il proprio modo di essere in base a chi ha di fronte: cambia atteggiamenti, espressioni, persino il senso dell’umorismo, nel tentativo di sentirsi accettato e parte di un gruppo. Infine, la continua ricerca di gratificazioni e lodi alimenta un circolo vizioso fatto di sacrifici per gli altri, spingendo queste persone a mettere sempre più da parte i propri bisogni ed emozioni. Col tempo, questa dinamica porta a una vera e propria perdita di sé: si diventa camaleontici, mutando atteggiamenti, interessi e opinioni a seconda del contesto e delle persone con cui si ha a che fare.
Il Prezzo del Consenso nel People Pleasing
Ogni volta che si mettono da parte i propri bisogni per adattarsi a quelli degli altri, si perde di vista un aspetto fondamentale: non è un atto di generosità, ma un tentativo di trovare un rifugio sicuro, evitando il rischio di essere giudicati o esclusi. Essere un people pleaser può sembrare una scelta nobile, ma ha un costo altissimo. Il vero problema emerge quando il desiderio di approvazione prende il sopravvento, portando a perdere il contatto con sé stessi. Ci si ritrova intrappolati in relazioni superficiali, basate sulla mera utilità, perché l’ossessione di compiacere gli altri soffoca la propria autenticità.
Un esempio significativo è quello dell’attrice Matilde De Angelis, che in un’intervista a Elle ha raccontato la sua esperienza. Per anni ha vissuto con la paura di deludere, cercando di essere perfetta in ogni ambito della sua vita: figlia perfetta, fidanzata perfetta, professionista instancabile. Ha accettato qualsiasi cosa senza mai dire di no, convinta che solo così avrebbe meritato il suo posto. Ma questa continua negazione di sé l’ha logorata, fino a trasformarsi in una vera e propria prigione mentale. “Ora ho imparato a dire no, ad accettare i miei difetti e a lasciarli andare. E mi sono anche molto divertita nel farlo”, racconta. Un messaggio potente, che ricorda quanto sia fondamentale riscoprire e proteggere la propria identità, anche a costo di deludere le aspettative altrui.
Il coraggio di dire NO

Riconoscere il people pleasing per quello che è – una forma di egoismo travestita da generosità – non significa colpevolizzarsi, ma fare il primo passo verso la propria autenticità. Imparare a dire no con sincerità vale molto più di mille sì detti controvoglia. Eppure, tutti almeno una volta hanno vissuto questa condizione. Ma vi siete mai fermati a riflettere su come vi siete sentiti dopo aver detto sì quando, in realtà, avreste voluto dire no? Perché ci neghiamo ciò che desideriamo, mentre accettiamo ciò che non vogliamo, solo per compiacere gli altri? Il sacrificio costante di sé in nome dell’altruismo non è una virtù, ma un modo per soffocare il proprio potenziale e rinunciare alla propria identità.
Lo psicologo Nathaniel Branden, esperto di autostima, sottolinea che saper dire no è fondamentale per costruire un’identità solida e autentica. Un rifiuto sincero non è un atto di egoismo, ma un’affermazione di sé, un gesto di rispetto verso i propri bisogni e desideri. Magari il primo no detto con leggerezza può segnare l’inizio di un lungo percorso: quello verso l’accettazione di sé.
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