FLOWERS: dal Rinascimento all’intelligenza artificiale 

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Fragili e potenti, i fiori parlano un linguaggio universale che attraversa secoli e culture. Custodi di storie, simboli di bellezza e protesta silenziosa, sono i protagonisti della mostra “Flowers: dal Rinascimento all’intelligenza artificiale”, ospitata al Chiostro del Bramante di Roma dal 14 febbraio al 14 settembre 2025.

Flowers è un viaggio sensoriale, esplora il ruolo dei fiori nell’arte e nella società attraverso opere dal XVI al XXI secolo. Dai dipinti di Jan Brueghel alle installazioni di Ai Weiwei, fino alle sperimentazioni digitali, intreccia passato e futuro. Sculture, manoscritti, fotografie, opere di realtà aumentata e intelligenza artificiale rivelano come la natura sia da sempre fonte inesauribile di ispirazione. Al pubblico viene offerta una lettura inedita del ruolo che i fiori hanno avuto, e giocano tutt’oggi, nell’evoluzione della storia e della nostra società. L’esperienza è inoltre arricchita da un percorso olfattivo, curato da Campomarzio70, dove le essenze di arancio, gelsomino, rosa e tuberosa, offrono un’interazione intima e immersiva. La sperimentazione delle fragranze è stata suggerita grazie ad apposite colonne accessibili a doppia altezza pensate per tutti i pubblici della mostra, compresi i più piccoli.

Dried flowers di Rebecca Louise Law



L’esibizione rivela come i fiori siano più di semplici ornamenti e svela la loro duplice natura: effimera e potente, testimoni di desideri, conflitti e mutamenti sociali. Attraverso metafore visive e concettuali, Flowers invita a riflettere sulla precarietà della bellezza e sul fragile equilibrio del nostro ecosistema. Tra le sezioni più suggestive, un tunnel di fiori essiccati evoca la tensione tra memoria e oblio. Qui, i fiori sono testimoni di un paradosso affascinante. Essiccati, eppure vivi. Immobili, ma ancora in movimento. I fiori hanno una vita breve e intensa, proprio come la nostra relazione con il tempo: ci incantano con la loro bellezza, ma sappiamo che presto appassiranno. E allora, cosa resta? L’esperienza, l’emozione che evocano, il pensiero che ci spingono a sviluppare. Cosa significa davvero rispettare il mondo naturale? Questi fiori, salvati dallo spreco, ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con la natura, a interrogarci su come possiamo viverla senza consumarla. Ci sfidano a rallentare, a essere presenti, a vivere ogni istante con maggiore consapevolezza.

Blackfield: Campo di fiori



Un paesaggio di fiori in acciaio dipinto occupa un’intera stanza della mostra. La distesa di fiori neri si estende compatta, ogni fiore accanto all’altro. Sembrano immobili e precisi, ma nel loro silenzio si insinua un messaggio inquietante. La monocromia prende il sopravvento, evocando i segni lasciati dal fuoco o dalla guerra. I fiori neri diventano simbolo di un’uniformità imposta, di ideologie che soffocano la diversità. Osservarli è come guardarsi allo specchio: cosa stiamo facendo al nostro mondo? Il confine tra controllo e distruzione è sottile, fragile. Da un lato, morte e desolazione; dall’altro, morte e speranza. E poi, il passaggio dal nero al colore: un atto politico, un gesto di ribellione che ribalta prospettive e risveglia ideali sopiti. I fiori, mutando colore, ci insegnano che ogni scelta, ogni piccolo passo lascia un segno, che ogni sfumatura ha un peso. Se il mondo all’improvviso si oscurasse, quale colore sceglieremmo per illuminarlo?

Meadow: il fiore artificiale



L’arte digitale e la robotica infine mostrano come la natura si trasformi in un dialogo tra realtà e artificio, ponendo domande sul futuro dell’ambiente e della tecnologia. I fiori fluttuano, danzano, si muovono con leggerezza, come se seguissero una coreografia invisibile e impeccabile. La natura prende vita attraverso la tecnologia, trasformandosi in un gioco di luci e movimento. Eppure, dietro questa magia, c’è una struttura artificiale: acciaio e LED. Il loro moto si ispira all’anastia, quel fenomeno naturale che fa chiudere i petali di notte per protezione. Qui, la tecnologia reinventa la natura, e lo spettatore, si ritrova immerso in un dialogo tra ciò che è vivo e ciò che è costruito. È affascinante, ma anche inquietante: oggi, con una scheda e qualche linea di codice, possiamo creare qualcosa di perfetto, eppure rimane un giardino senza odori, senza terra, senza essenza. Un mondo che posso progettare… ma voglio davvero abitarlo? Quanto della natura stiamo sacrificando nel tentativo di ricostruirla? Per quanto sofisticato, nessun algoritmo potrà mai replicare il battito di vita che pulsa in un fiore vero.


In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla perdita di biodiversità, “Flowers” non è solo una mostra, ma un manifesto di consapevolezza. Un invito a riscoprire la natura, interrogarsi sulle proprie responsabilità e lasciarsi ispirare da ciò che i fiori, fragili e immortali, hanno ancora da raccontarci.