I club sono gli ultimi santuari di socialità autentica, dove la musica unisce e le connessioni diventano reali
Viviamo in un’epoca in cui tutto passa dagli schermi: le conversazioni, gli inviti, i sentimenti. Swipe, like, reaction, ghosting. Eppure ci sono ancora posti dove tutto questo non conta, dove l’unica cosa che importa è esserci, nel momento. I club sono uno di questi. Luoghi dove, tra un set e l’altro, avvengono conversazioni veloci e distratte ma che possono lasciare un segno indelebile.

“Nessuno va più in discoteca”
No, non stiamo parlando delle discoteche. C’è una bella differenza tra queste e i club, e il fatto che qui in Italia questa distinzione sia poco chiara ci fa capire come venga mal percepita la cultura del clubbing. La discoteca è puro intrattenimento commerciale: drink, tavoli, dress code forzato e un pubblico più interessato a mostrarsi che alla musica. Non c’è cultura, ma solo movida. Il club invece è un ecosistema in cui musica, spazio e pubblico si fondono in un’esperienza autentica. Il DJ è un artista e il pubblico una comunità con un’identità precisa. Underground e indipendente, il club è un luogo di culto con le sue regole non scritte e la sua estetica inconfondibile.
Momenti sospesi
Avviene tutto in quel momento magico in cui esci a prendere una boccata d’aria fresca, un attimo di tregua dal ballo e dalle file estenuanti, o magari semplicemente per fumare una sigaretta e guardare un pó che succede al di fuori. Ed improvvisamente quel ‘fuori’ diventa una finestra sull’umanità: uno spazio minuscolo che, tra una gomitata e un’altra, condividi con delle persone apparentemente così simili a te, dove le interazioni umane diventano più semplici e incredibilmente spontanee. Quelle che possono cambiarti la vita o diventare semplicemente la storia assurda da raccontare il giorno dopo.
Il ragazzo che ti chiede l’accendino, il chiacchiericcio delle ragazze sul fidanzato di turno, o la sconosciuta che con un bicchiere di troppo ti racconta la storia della sua vita. L’importanza di quegli attimi è significativa. Persone di cui probabilmente non ricorderemo il nome o il volto; non rivedremo più in vita nostra nè rimarrà traccia di quell’incontro sul nostro telefono. Ma chi se ne importa? In quel momento ti è sembrato di incontrare i tuoi migliori amici, vivendo a pieno il momento.

Attimi di connessione
Questa è la bellezza della connessione improvvisa tra perfetti sconosciuti: un senso di appartenenza che nasce e muore nello spazio di una sigaretta. Perchè in questo mondo progettato e calcolato da schemi e algoritmi precisi, ci concediamo anche solo per un momento di essere spontanei, liberi da freni inibitori e da imbarazzo.
Oggi siamo sempre con il telefono in mano, persi tra swipe, like e follow, mentre dietro ogni contatto c’è una distanza che sembra crescere ogni giorno. In quel momento, invece, stiamo condividendo un momento di empatia, che per quanto possa sembrare frivolo soddisfa il nostro bisogno di connessione sociale, quello reale.
E alla fine è questo che conta: quel senso di connessione che dura il tempo di una sigaretta ma che, in qualche modo, ti lascia qualcosa dentro. Perché i club non sono solo musica e ballare fino all’alba. Sono quel posto dove, anche se per poco, ti senti parte di qualcosa. Qualcosa di vero.
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