Milano Fashion Week F/W 25: Capitolo Tre

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La terza giornata di Milano Fashion Week F/W 25 porta in passerella una donna avvenente ed energica, che non smette di essere però sensuale e romantica.

La terza giornata della Milano Fashion Week F/W 2025 inizia con un romanticismo boho più sensuale che mai. Sto parlando di Blumarine che quest’anno vede alla guida del team creativo David Koma, entrato dopo una imprevista e rapida uscita di Walter Chiapponi. Di origini georgiane, David ha una visione e una sensibilità stilistica che volgono verso un’impetuosa femminilità. David Koma per ben cinque anni guida la direzione artistica di Thierry Mugler, a Parigi. Anche grazie a questa esperienza si va a definire la sua firma, attraente, iper-femminile e affascinante.

David a Blumarine riporta il marchio verso una donna sensuale e misteriosa, ma moderna.

Se le ultime collezioni portavano in passerella l’estetica di una donna sognatrice, molto legata al mondo anni Duemila, ora la sensazione è totalmente diversa. Un set asettico, con vasi di fiori neri, il tutto immerso in una foschia spessa. C’è chi parla di un netto contrasto che segna l’inizio di una nuova era. Un’era in cui il romanticismo è sempre protagonista, ma diventa quasi cupo, decisamente più misterioso.

I capi che arrivano sono sensuali, affascinanti. Le lunghezza variano e si mischiano tra di loro così come le vestibilità, che dapprima sono aderenti e poi morbide con capi morbidi e trasparenti, spesso in pizzo. Mi arriva uno stile boho molto glamour e più deciso. Che non vuole perdere la sua frivolezza, ma non si lascia andare completamente. In alcuni capi si respira un certo rigore, nelle linee e nelle texture che su alcuni capi riportano fiori, inseriti geometricamente sui capi, evitando la confusione di una stampa continua. In alcuni casi gli stessi diventano appliquè, riportandoci al tono romantico della collezione.

Sfila una donna grintosa, poi una romantica, ma che non si sbottona, entrambe sono glamour e femminili.

La sensualità si manifesta con le trasparenze, il pizzo e i merletti. La scuola Mugler si respira con alcuni capi fatti a corpetto, geometrici, ma non eccessivamente definiti. Presente il pelo, un’accenno di denim, la pelle e l’”allacciato” sia sui capi che sugli accessori. I colori sono nero, rosso e bianco. Decisi. Quando è total black e quando è total red. David con le trasparenze e il suo romanticismo femminile e rigoroso, riporta il marchio alle sue origini. Glamour e audace, ci piace.

Ma David Koma non è l’unica novità di oggi, a sfilare per la prima volta alla Milano Fashion Week c’è Francesco Murano.

Semifinalista al LVMH Prize 2025, raccontava di creare figure piene di contrasti. Ha mantenuto la promessa anche in occasione della collezione presentata in passerella. Ha raccontato di essere partito dal concetto di equilibrio interiore, cercando di concretizzarlo attraverso i suoi capi e le simmetrie. Simmetrie con cui Francesco ha già lavorato.

Il tema della collezione, racconta Francesco, è quello di ritrovare il baricentro. Lo dimostra giocando con le figure, provando a dare all’osservatore “la sensazione di stare guardando una scultura o un quadro”. Le diverse lunghezze sono riuscite a dare benissimo questa idee. Capi puliti, minimali, ma che con i giusti giochi di simmetrie ha dato vita a una collezione trasformista, portando in passerella adatto a davvero qualsiasi occasione.

I contrasti dei materiali, come tra la pelle e i tessuti più leggeri e trasparenti, mostrano una donna decisa e molto elegante.

I colori sono principalmente il nero e il bianco. Unica eccezione un tocco di marrone e antracite. Le trasparenze, che si muovono e si spostano sui corpi, ci riportano all’intento di Francesco: impersonare quadri e sculture con i suoi capi. Linee morbide che scendono lungo il corpo o stringono la vita e i fianchi delle modelle senza mostrare nessuno sforzo. Veri e propri drappeggi sinuosi che da una spalla all’altra scolpiscono le silhouette.

MM6, invece, conclude la terza giornata di Milano Fashion Week con una donna sempre “minimal”, ma esagerata nelle forme e con vivaci riferimenti alla cultura club degli anni ‘90.

Spalle esagerate, sovrapposizioni di materiali, sono elementi unici che rendono MM6 Maison Margiela lo “spin-off” più iconico che ci sia. L’anonimato del team creativo permette di focalizzarsi solo sui capi e il loro design, e così facciamo. La collezione reinterpreta elementi classici del guardaroba maschile dandogli vita e forme nuove. I materiali ritornano in primo piano con mimetizzazioni camaleontiche ed emulazioni davvero ben riuscite. Un esempio è il lino gommato che diventa una finta pelle nera.

Attraverso i capi e le loro peculiarità si fa omaggio allo stile meticolosamente curato di Miles Davis, leggenda del jazz.

Entriamo in un mondo fatto di trasformazioni. Una casa degli specchi, un qualcosa che è, ma non è davvero. I tagli sono geometrici, ovviamente, ma spesso irregolari. Un minimalismo estroverso, simpatico, giocoso. La palette colori è inutile dirlo, ma è principalmente sul nero. Abbiamo poi toni sul marrone, sul grigio e un tocco di turchese.

Accessori come guanti lunghi fino al gomito e occhiali particolarmente futuristici (ma neanche troppo essendo ripresi dalla S/S 2008 del brand) concludono lo show delle trasformazioni. Uno show dove erano tantissimi gli omaggi fatti alle scorse collezioni del marchio, all’heritage margiela.

E si conclude così anche la terza giornata di Milano Fashion Week F/W 2025. Le donne che sono passate in passerella oggi erano molto spesso vestiti di capi minimal, semplici solo in apparenza. Spesso romantiche, ma sopratutto glamour e grintose. Un’interessante evoluzione della tendenza keep it simple che abbiamo vissuto nelle ultime stagioni e per le strade di Milano, un minimale che si sposta verso la sua versione più romantica.