Un viaggio attraverso le parole del Kaiser della moda Karl Lagerfeld, una personalità complessa e caleidoscopica.
In occasione del sesto anniversario dalla sua morte, ripercorriamo la storia di una delle figure più influenti e controverse della moda: Karl Lagerfeld. Lo stilista tedesco, cresciuto a Parigi, ha rivoluzionato il mondo della moda passo dopo passo: dopo la vittoria di un concorso, inizia a lavorare per Balmain, poi Patou, Fendi, ed infine Chanel.
Se tanto è quello che durante la sua carriera è riuscito a comunicare grazie alle sue collezioni, a volte trasformandole in veri e propri show, ancor di più è quello che ha svelato di sé stesso tramite la sua continua autonarrazione.

“Se c’è una cosa lontanissima da me è il politicamente corretto”
Inutile criticarlo per le sue opinabili convinzioni: anche lui sapeva di superare il limite, oltrepassandolo coscientemente. Se l’avanguardia creativa è stata la chiave del suo successo, non si può dire lo stesso di alcuni dei suoi principi, che più che essere avanguardistici, ripudiavano qualsiasi tipo di progresso.
È risaputo che le passerelle di Chanel durante la direzione creativa di Lagerfeld fossero riservate a poche, magrissime elette. Definendo la moda come “la motivazione più sana per perdere peso”, Lagerfeld chiarisce come il settore, secondo lui, sia accessibile solo da un certo tipo di fisicità, andando contro qualsiasi ideale di inclusività. “Non è il vestito che deve andare bene a te; sei tu che devi andare bene al vestito”, dice Karl. Al contrario, tanti sono i passi in avanti che la moda ha fatto per prendere le distanze da affermazioni simili. Oggi la moda, pensa agli abiti non come a oggetti preconfezionati per i quali dover trovare un corpo che sia magro abbastanza per abitarli, ma ad opere volte a modellarsi su ogni singolo corpo.
D’altronde, lo dice anche lui di sé stesso: “Sono superficiale, con una grande superficie”.


“M’interessa solo la mia opinione”
Non lo ha mai tenuto segreto: il suo pensiero contava più di quello degli altri. Lo dichiara fieramente, autoproclamandosi fondamentale nel settore moda. E se da una parte dice “Non credo di essere un granché, ma potrebbe andare peggio”, riferendosi alla sua sfera più personale, quando si tratta di lavoro invece, ha le idee chiare: “La mia regola è sempre stata quella di lavorare più degli altri per dimostrar loro quanto sono inutili”.


“Vedete pure la vita in rosa, ma non indossatelo”
Guai ad indossare il colore sbagliato. Il re dei total look in bianco e nero, infatti, non amava i colori troppo accesi, il rosa in particolar modo. Può sembrare difficile da credere viste le sue collezioni, nelle quali un pizzico di rosa non mancava mai, ma in realtà era proprio così. Fu un rosa accesissimo a tingere l’abito di Viola Davis al Met Gala 2023, l’anno in cui la mostra del MET era dedicata a Karl: il gesto, di quell’unico abito rosa shocking circondato da stoffe bianche e nere, fu interpretato come un atto di ribellione nei confronti della celebrazione di un personaggio così controverso.

La stessa motivazione sarebbe stata anche alla base della decisione della modella Irina Shayk, di presentarsi all’after party con una canotta bianca e un paio di pantaloni della tuta grigi. “I pantaloni della tuta sono un segno di sconfitta. Se uscite con quelli indosso significa che avete perso il controllo della vostra vita”, è infatti una delle frasi più famose e commentate del Kaiser della moda. Credo che chiunque stia leggendo, almeno una volta, abbia indossato la tuta per uscire. Perdita di controllo? Tanta fretta e poca voglia, piuttosto.
“Ogni epoca ha la moda che si merita”
La moda non è altro che espressione e specchio della società, questo lo sapeva anche Karl. A proposito della sua moda invece, quella plasmata da lui stesso, proclama: “Coco Chanel non avrebbe mai fatto quello che ho fatto io. Anzi, l’avrebbe detestato”

Brillante quanto controverso. Si può dire ciò che si vuole su Karl Lagerfeld. D’altronde, è proprio lui a dirlo. “Su di me possono dire e scrivere quasi tutto quel che vogliono, visto che parto da questo principio: dite quello che vi pare, basta che non sia vero”. Insomma, purchè se ne parli.
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