Sanremo 2025 noioso… Eppure è record di spettatori

da | CULTURE

“Un festival muto in tutti i sensi… Uno dei più brutti” Così noioso da piacere moltissimo: Sanremo 2025 è record di spettatori

Signore e signori buonasera, adesso in onda dal teatro Ariston di Sanremo, la fiacchissima e deludente 75esima edizione del Festival della canzone italiana. Per i temi trattati, la visione è sconsigliata a un pubblico già assonnato…

Ovviamente, in questi giorni i social esplodono di polemiche, e quel “poveretto” di Carlo Conti le assorbe tutte:

“Il festival muto in tutti i sensi… Statico nessun accenno sia mai alla guerra o altro, un festival represso. Uno dei più brutti”

“Secondo me, La Noia era dedicata a Sanremo 2025”

RASSICURANTE, è la parola chiave del brainstorming pre settimana santa per un Sanremo senza sorprese.

Il circo mediatico è in crisi, non è successo nulla, manca una vera polemica e le poche emerse sono state subito smorzate, spesso dallo stesso Conti: “Sono un ammiratore di Striscia la Notizia.”

record di spettatori Sanremo 2025

Un paio di motivetti con ritmo e contorno anemico

Sanremo 2025 è stato come una merendina confezionata per lo spettatore medio: curato, ma artificiale. Lontano dall’attualità, sembra dire: “Lo facciamo perché è tradizione, via il dente via il pensiero, veloce e indolore”.

Fin dalla prima serata, il registro del disimpegno era evidente. L’insistenza sul “micromondo della famiglia e dei rapporti personali” – come lo ha definito Carlo Conti – ha reso Sanremo 2025 prevedibile e ripetitivo, quasi noioso, ma da record di spettatori.

In un momento storico segnato dal caos politico globale, dai deliri di Trump ai conflitti in Ucraina e a Gaza, e il crescente squilibrio democratico, il festival ha offerto un intrattenimento così rassicurante, da sembrare lontano dalla realtà.

“Le canzoni di Sanremo 2025 non parlano di immigrazione o guerra.”

L’intenzione dichiarata di escludere temi “scomodi e divisivi” dai testi delle canzoni in gara è stata senza dubbio una scelta strategica.

ghali casa mia casa tua

La Rai ha optato per un festival tranquillo, che evitasse di sollevare un polverone importante come il caso “Casa mia casa tua” di Ghali dell’anno passato.

Okk Walker Meghnagi, quest’anno potrai dire di esser contento. Conti ha negato qualsiasi pressione politica, ma dopo anni di influenze sulla Rai, è difficile pensare che questa linea editoriale sia stata una semplice coincidenza.

Un Festival con i Paraocchi

Sanremo è l’occasione per riunirsi, rende speciale un febbraio pieno di impegni, ma quest’anno ha corso veloce.

Una canzone dopo l’altra, senza spazio per le parole degli artisti dopo le esibizioni. L’obiettivo è stato chiaro: ascoltare, valutare, condividere sui social l’ennesimo meme e passare al brano successivo.

Abbiamo visto il bambino prodigio al pianoforte e il giovanissimo esperto di Sanremo. Il tema della disabilità e dell’inclusione è stato rappresentato dal Teatro Patologico, ma solo nel rigido rispetto dei tempi della scaletta.

Cristiano Malgioglio ha interpretato il ruolo di portavoce della comunità LGBTQ+, portando la sua eccentricità senza mai risultare scomodo. La comicità è stata affidata a Nino Frassica e Katia Follesa, volti di un umorismo safe, senza colpi di scena o monologhi provocatori. L’unica che avrebbe potuto osare è Virginia Raffaele… relegata a fare pubblicità per l’Eni.

Sanremo ha sempre riflesso le trasformazioni sociali: dalla denuncia di Celentano sulla speculazione edilizia (1966) alla satira politica di Elio e le Storie Tese (1996), fino a brani di forte impegno come Pensa di Moro (2007) contro la mafia e Vietato Morire di Ermal Meta (2017) sulla violenza domestica.

La cultura Woke, che ha trovato spazio negli anni passati, ha visto un’inversione di rotta: quest’anno, nessuno ha osato.

Il festival della canzone italiana ha una risonanza tale da poter informare e sensibilizzare, ma perché il suo messaggio abbia valore, deve durare oltre i cinque giorni del festival. Si ok, la Rai ha invitato persino il papa per parlare di pace, ed è stato un gesto forte, ma alla fine ciò che rimane sono le canzoni. Sono i testi dei brani che risuoneranno per mesi nelle orecchie di tutti, che hanno durata più lunga dei meme pungenti che ci stanno facendo sghignazzare da giorni. 

Un’esibizione può far riflettere su ciò che si preferisce ignorare, una canzone può portare luce su temi che sentiamo troppo lontani per avere il coraggio di intervenire. Il più grande evento musicale nazionale deve avere il coraggio di guardare il mondo per quello che è.

Sanremo 2025 è record di spettatori

record di spettatori Sanremo 2025

Mentre Conti augurava la buonanotte all’Italia, l’anno scorso alla stessa ora Amadeus e Fiorello facevano spettacolo.

Negli anni, il Festival ha sempre avuto il suo scandalo di rito: un monologo che divide, un’esibizione che accende il dibattito, un tema che scuote le istituzioni. Quest’anno, invece, tutto è stato smussato.

Il risultato? Uno spettacolo che non ha lasciato tracce. Certo, ci siamo divertiti con i meme, abbiamo ironizzato sui vestiti improbabili, ma la verità è che nulla ha davvero scosso l’opinione pubblica. Un’operazione chirurgica di intrattenimento che ha sterilizzato il Festival, privandolo di quel pizzico di follia e imprevedibilità che lo rende un evento da ricordare.

Eppure, Sanremo 2025 è record di spettatori. Ha incollato milioni di italiani davanti alla TV, confermando che il pubblico continua a considerarlo un appuntamento irrinunciabile. Forse ha funzionato proprio per la sua prevedibilità: uno spettacolo senza scosse, rassicurante nella sua leggerezza, adatto a essere commentato sui social senza il rischio di vere polemiche. Un successo in termini numerici, ma a che prezzo?

Foto : revivalresearch, Fanpage, tvblog, YouTube, iodonna.