Gli chef internazionali sono infuriati con una categoria ben precisa di persone: i “window diners”
Ma chi sono i window diners? (Probabilmente lo sei anche tu)
A tutti piace uscire a pranzo o a cena, è uno dei tanti piaceri della vita. Ma non tutti possono permettersi di spendere un intero stipendio o quasi in un’uscita soltanto, e per di più per un unico pasto. Andare in un bar o in un ristorante non è una necessità, per alcuni è semplicemente un premio, una coccola che offrono a loro stessi per deliziare qualcosa che solitamente a casa non si cucinerebbero. Mentre, per altri è un modo per sopravvivere, e per non doversi mettere ai fornelli, anche se raramente lo fanno, perché o ordinano o acquistano pasti già pronti.
Ma entrambe le categorie di persone, a prescindere dall’età (Anche se la Gen Z esce a cena quasi come fosse un hobby da coltivare, 4/5 volte al mese) ama trascorrere tempo in compagnia, servito e riverito, assaporando cibi nuovi o che abitudinariamente mangia.
Il problema però è fiorito negli ultimi anni. Bollette, benzina, inflazione, stipendi bassi, affitti carissimi, a causa di tutte queste cose gli italiani, e non solo, hanno iniziato a tagliare le cose non strettamente necessarie: e una di queste è andare a mangiare fuori. Più che tagliare, oserei dire ridimensionare.
Se ci pensate uscire a cena nel 2025 non è per tutti. Coperto, antipasto, primo, dolce e acqua: state sicuri che avete già speso almeno 40 euro.
Come stanno reagendo le persone?
Se alcuni optano per la scelta più ovvia, ossia rimanere in casa e cucinarsi da soli, altri proprio non vogliono dire di no e si trasformano in window diners. Ma cosa significa? Non c’è un vero e proprio identikit. Letteralmente “commensali alla finestra”, quasi per dare l’idea di fuggevolezza, come se fossero lì un attimo e il minuto dopo fossero già scappati.
Piuttosto che rinunciare, i window diners si recano ugualmente in bei ristoranti, ma consumano il giusto indispensabile: magari un’antipasto in condivisione, un portata principale, e niente vino.
È proprio da questo atteggiamento che si scatena la furia degli chef contro questi cosiddetti window diners. È un’abitudine che si sta diffondendo sempre di più, ma alla fine non possiamo neanche biasimarli: oggi mangiare fuori è insostenibile. Anche per una semplice pizza + bibita almeno 20 euro ci vogliono, e se ci mettiamo nei panni di giovani studenti, giovani lavoratori o genitori single con figli, comprendiamo subito le loro scelte e motivazioni che li spingono a non spendere un patrimonio per una cena in compagnia, ma allo stesso tempo vogliono anche loro godersi questo lusso (Perché ormai è diventato davvero un lusso) in occasioni speciali e a modo loro.
Ma gli chef, giustamente guardando al loro orto, non sono per niente contenti
Lo chef londinese Hugh Corcoran, che gestisce il Yellow Bittern sulla Caledonian Road, il 31 ottobre 2024 ha postato una denuncia sui suoi social dove ribadisce “Non siamo una panchina pubblica! I ristoranti sono fatti per godersi il cibo e spendere un po’. Altrimenti state a casa!”, oltre a fare l’esempio del teatro, dove ognuno paga per il suo posto, e le poltrone non vengono condivise. Anche il suo punto di vista non è sbagliato.

Le polemiche si sono alzate anche su questo argomento. C’è chi sostiene a pieno lo chef Corcoran, probabilmente perché nella stessa situazione, e chi invece non ci trova nulla di sbagliato nel lasciare la libertà al clienti di consumare come e quanto vogliano.
Ci vorrebbe la via di mezzo, ma come sempre ognuno ha il suo pensiero e finché non ci saranno nette imposizioni ognuno continuerà a fare come più gli aggrada.
Immagine: Instagram