Slavik: il senzatetto che ha ispirato la moda

da | FASHION

Passeggiando per le strade ucraine viene scoperto Slavik, un senzatetto dallo stile eclettico che ha ispirato le collezioni di grandi marchi di moda.

Il percorso che la moda fa prima di arrivare alla passerella a volte passa dalla strada, letteralmente. È un processo che nel gergo si chiama “bottom-up”, ossia quando una tendenza che arriva in sfilata viene ripresa da un trend osservato per strada, nella vita di tutti i giorni.

Questo processo viene fatto dai fashion forecasters che osservando da vicinissimo dei precisi target di persone, carpiscono le influenze chiave presenti e le utilizzano per predire i futuri trend. Queste informazioni vengono portate nei “retrobottega” dei grandi marchi di moda che poi ci costruiscono una collezione attorno.

Spesso capita che sia la strada a decidere cosa andrà di moda nella prossima stagione, passando dalle vie alle passerelle e infine nei negozi.

Ma non tutte le strade sono belle, non tutte sono Via della Spiga o Via dei Condotti, e la moda non ha preferenze in ambito urbano. La moda accade ovunque.

Tutto questo grande giro per raccontarvi come Vetements, Balenciaga e altri abbiano preso l’ispirazione fondamentale, per alcune collezioni, da un senzatetto ucraino, Slavik. Un giorno il fotografo Yurko Dyachyshyn cammina per le strade di Lviv (in italiano Leopoli), una città ucraina. Ad attirare la sua attenzione c’è questo uomo dai look sorprendenti, creati interamente da abiti buttati o donati dalla comunità.

Slavik, nonostante sia un senzatetto, si presenta sempre con un look diverso, adattato alla stagione e al tempo, dimostrando un talento naturale per la moda e sconfiggendo le norme sociali.

In due anni Yurko ha documentato più di 100 outfit di Slavik. Da qui nasce il progetto Slavik’s Fashion” e sempre così cresce la popolarità di quest’uomo, diventando una vera star di Instagram. Ad attirare l’interesse di tutti è il suo stile eclettico, particolare e unico, catturando l’attenzione e l’ammirazione di vari fashion enthusiasts e creativi da tutto il mondo.

Qui si inserisce il nostro discorso sulle tendenze. Infatti, lo stile di Slavik velocemente riesce a trascendere i sociali media arrivando così alle passerelle. Balenciaga e Vetements, le cui collezioni da sempre hanno preso ispirazione dalle strade, iniziano a fare eco al suo stile. I design spesso rappresentano un chiaro omaggio allo stile di Slavik. È proprio qui che inizia a sfumarsi la linea tra streetwear e alta moda.

Qui c’è da fare anche un altro passo indietro, per capire un po’ meglio le cose. Se ricordate bene, qualche tempo fa (ormai tanto, quasi dieci anni), Adidas è spopolato assieme allo streetwear con un’estetica molto legata al mondo dell’est. Questo perché ad essere la tendenza principale era il post-soviet style, un “prodotto” portato sul mercato dallo stile di Lotta Volkova, Demna Gvasalia e Gosha Rubchinskiy.

Slavik
Via Diggit Magazine

Il post-soviet style è stato il cavallo di battaglia di Demna Gvasalia per tantissimo tempo nei suoi lavori con Vetements e Balenciaga.

Questo stile prende tutto dalla subcultura dei gopnik, giovani nati e cresciuti nei casermoni popolari della Russia Sovietica, diffusi in tutto il paese, definiti le baraccopoli di Chruščëv, dal presidente che li fece costruire negli anni ‘60. Questa estetica nasce come spinta sociale in contesti di povertà e abbandono, incarnata nella iconica tracksuit Adidas. Assieme allo slav squat, una posa dei detenuti russi che per non entrare in contatto con il pavimento freddo dei carceri si piegavano sulle ginocchia senza toccare terra, hanno rappresentato una forte influenza dei primi anni dello streetwear.

Via Jordan Times

A livello temporale siamo nel 2016 e Slavik rappresenta un grande punto di riferimento per la prima collezione uomo di Vetements. Poi nel 2022 il brand, che adesso si chiama VTMNTS, riprende di nuovo ispirazione, ma se la prima volta si sono dati i giusti crediti, adesso di Slavik non si legge da nessuna parte, nonostante alcuni look siano stati copiati-incollati dalla sua mente creativa.

La fashion élite ha accolto la storia di Slavik e di lui si parla su Vogue, Esquire e altre testate di moda.

La cosa che più di tutte è importante sottolineare è il risultato sociale che Slavik ha veicolato. Slavik ha distrutto gli stereotipi legati al concetto di homelessness. Le sue trasformazioni giornaliere, cambiando abiti, ma anche hairstyle e barba, assieme alla sua creatività, hanno messo in difficoltà la concezione che tutti abbiamo nei confronti di questa tipo di vita.

Slavik ci ha dimostrato come stile ed espressione personale possono crescere ovunque, qualunque siano le circostanze.

Ma la fama e la popolarità hanno mostrato la loro seconda faccia arrivando all’appropriazione dei brand.

I marchi di moda hanno iniziato a prendere “in prestito” le sue idee, traendo profitto dalla sua estetica senza citarlo o ricompensarlo. Quindi l’originalità di Slavik viene mercificata, ignorandolo totalmente in quanto a profitto. Poi nel 2013 Slavik sparisce, senza lasciare traccia.

Slavik aveva 55 anni, gypsy senzatetto non ha mai svelato dove vivesse. Raramente indossava gli stessi abiti due volte. Non portava con se borse e non rovistava nei cassonetti. Cambiava regolarmente il taglio di barba e capelli e si depilava le ascelle. A volte cambiava look anche due volte al giorno. Girava per le strade chiedendo monete, beveva regolarmente, principalmente birra, ma senza infastidire nessuno durante i suoi giri.

La scomparsa di Slavik lascia quindi un vuoto nelle strade di Lviv e nel mondo della moda, portandosi con sé il mistero di dove potrebbe essere.

La sua storia è stata importante e lo è tutt’ora. Rappresenta la capacità della moda di superare i confini e i limiti assieme alla tendenza che ha di sfruttare anche chi celebra. L’influenza di Slavik vive tutt’ora, non solo nelle collezioni, ma anche come simbolo di originalità, coerenza, autenticità e resilienza. Slavik ci ha dimostrato come lo stile non sia un fatto di benessere o status, ma di creatività e confidence.

E questo è la storia di come un senzatetto ucraino ci ha insegnato l’importanza di essere sé stessi, sempre e comunque. Meglio se diversi.