Pia Lanciotti: il lato cool (e quello tosto) di essere attrice

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Quando Pia Lanciotti varca la soglia, un velo di incertezza cala tra i ragazzi. C’è una lieve titubanza, quasi un timore reverenziale, nel trovarsi di fronte a un’attrice del suo calibro. Come ci si approccia a una figura così? Gli sguardi si intrecciano fugacemente, alla ricerca di un modo per rompere il ghiaccio. Ma basta un istante, il tempo di un sorriso. Pia Lanciotti, avvolta in un cappotto rosso acceso che sembra riflettere la sua energia e passione, prende l’iniziativa con una naturalezza disarmante. Sembra essere venuta a trovare vecchi amici, mostrando un genuino interesse per le persone di fronte a lei, per le loro idee e i loro sogni.

Le sue mani si muovono nell’aria con la grazia e la teatralità di chi vive sul palcoscenico. Ogni gesto è morbido e coinvolgente, come se anche nella conversazione stesse interpretando una scena intima, costruita non per esibirsi, ma per far sentire gli altri parte di qualcosa di più grande. L’imbarazzo iniziale si dissolve rapidamente: Pia Lanciotti accoglie tutti con semplicità e calore, ascoltando ogni parola con attenzione, come se il futuro di ciascuno le stesse davvero a cuore. Non si tratta di un’intervista tradizionale, ma di uno scambio intenso che permette a Martina, Aurora, Elisa, Ginevra, Denise, Theo, Simone e  Sebastian di riflettere su loro stessi, guidati dalla presenza luminosa e dall’entusiasmo autentico dell’attrice.

È un racconto che prende vita attraverso uno scambio di domande e risposte invertite. Pia Lanciotti dedica parte del suo tempo ai ragazzi, in un’ora e mezza che scorre piacevolmente, ma che lascia un impatto profondo. Le domande sulla sua carriera si mescolano a riflessioni sul futuro, su ciò che attribuiamo come valore ai nostri sogni, creando un dialogo che apre finestre su mondi interiori.

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«Perché fate quello che fate?», chiede Pia Lanciotti. Questa domanda, semplice solo in apparenza, diventa il punto di partenza per una riflessione più ampia. Cosa spinge qualcuno a intraprendere una strada tanto incerta quanto affascinante come quella dello spettacolo? Gaia risponde: «Io studio fashion styling perché voglio raccontare storie attraverso gli abiti». Ginevra aggiunge: «Non ho ancora le idee chiare, ma voglio scoprire chi sono attraverso questo percorso». L’attrice sorride, ascolta e riflette. «È una domanda che anch’io mi sono fatta tante volte. La verità? Le storie ci scelgono. E attraverso di esse scopriamo qualcosa di noi stessi». Per Pia Lanciotti, l’arte non è mai solo un lavoro, ma un viaggio in cui ogni passo è un atto di scoperta.

La guerra di Troia e le voci dimenticate

Uno dei momenti più potenti del dialogo arriva quando si parla dello spettacolo teatrale Semidei, scritto da Pier Lorenzo Pisano, che sarà in scena dal 7 al 23 febbraio al Teatro Studio Melato. «È la guerra di Troia vista da una prospettiva completamente diversa», racconta l’attrice. «Non quella epica che conosciamo, ma ciò che accade dietro le quinte, le voci che la storia ufficiale non ci ha mai fatto ascoltare. È uno spettacolo che parla di noi, del nostro presente».

Con la passione che la contraddistingue, cita una battuta memorabile del testo, dove Ecuba, la madre distrutta dalla perdita dei figli, si confronta con Menelao, il re che ha scatenato la guerra per Elena. L’attrice osserva il mondo con occhi acuti, da dietro la cornice del Piccolo Teatro di Milano, il suo regno. Non è un’intervista qualsiasi. Pia Lanciotti non si limita a rispondere alle domande: le sfida, le trasforma, le restituisce con una profondità che costringe a riflettere.

Alla domanda «Cosa sta facendo adesso?», Pia Lanciotti racconta delle prove di Semidei. È impossibile non lasciarsi catturare dalle sue parole. L’attrice è Ecuba, madre di Ettore, regina prigioniera di Menelao, ma è anche Teti, madre di Achille. Due madri, due tragedie, due universi che abita e rianima sul palco del Piccolo. «Recitare questi ruoli è come scavare in profondità, nel cuore delle ragioni umane, delle motivazioni che portano una madre a perdere tutto e a continuare a lottare. Sono personaggi che mi hanno scelto, e non il contrario».

Nel descrivere il testo di Pisano, la voce si fa più intensa. «C’è una battuta che mi ha colpito: “Forse Elena non è mai esistita. Forse è una di quelle cose che si dicono per fare le guerre”. Capite? Il mito è pieno di varianti, e il mito è nostro. Così la guerra diventa una scusa, un pretesto». In queste parole, Pia Lanciotti incarna la voce di un’umanità disincantata, consapevole della fragilità delle illusioni dietro le quali ci nascondiamo.

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Il mestiere dell’attrice: tra scelte e autenticità

Quando Theo le domanda come sceglie i personaggi, Pia Lanciotti risponde con disarmante sincerità: «Non li scelgo, sono loro a scegliere me. Anche se hai cinque offerte davanti, alla fine accetti quella con cui risuoni in quel momento. I personaggi ti raccontano qualcosa di te stesso, sono viaggi di crescita condivisi. Questo mestiere è bello se fatto così, come un processo di trasformazione reciproca».

Le sue parole hanno la forza di un manifesto. L’attrice è una combattente, una che non si tira indietro, che affronta i conflitti di petto, sul palcoscenico e nella vita. «Ho litigato con i grandi maestri» ammette. «Con Giorgio Strehler, con Luca Ronconi. Perché il teatro è anche scontro, è confronto. Se qualcuno cerca di costringermi in un ruolo, se non c’è flusso, io mi ribello. Deve esserci sempre un ascolto reciproco». Tuttavia, l’attrice riconosce che restare fedeli a sé stessi non è sempre facile. «C’è stato un momento in cui ho pensato di abbandonare questo mestiere» confessa. «Non lavoravo da un anno, e mi sono chiesta se avessi fatto la scelta giusta. Ma poi ho capito che la chiave è non smettere mai di credere in ciò che fai. Il talento non basta: devi metterci il cuore, l’impegno, l’anima».

Il successo di Mare Fuori

Un altro momento sorprendente emerge quando Aurora le chiede del suo ruolo di Wanda Di Salvo nella serie tv Mare Fuori. Pia Lanciotti confessa di aver rischiato di non accettare la parte. «All’inizio mi sembrava un progetto piccolo, quasi mortificante. Ma poi ho letto la scena in cui Wanda dà uno schiaffo al figlio, e lì ho capito che c’era qualcosa di profondo da raccontare».

Sul successo della serie presto in onda la quinta stagione su Rai 2, attribuisce gran parte del merito ai giovani protagonisti: «Sono stati incredibili. Per la prima volta, ho visto dei ragazzi che non fingevano, ma vivevano le emozioni dei loro personaggi fino in fondo. È questo che ha reso Mare Fuori autentico e travolgente».

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Filosofia, spiritualità e il senso della creazione

Uno degli scambi più profondi emerge quando Simone vuole sapere del suo rapporto con la filosofia. «Ho sempre pensato che l’arte abbia una dimensione terapeutica. Come gli antichi greci usavano il teatro per la catarsi, anche oggi l’arte può trasformare chi la crea e chi ne fruisce».

Pia racconta del suo percorso di consapevolezza, intrapreso anche grazie all’incontro con un maestro spirituale: «Quando è morto mio padre, il lavoro fatto con lui mi ha permesso di non soccombere. Mi ha insegnato che tutto ciò che viviamo è una danza, un incontro temporaneo. Noi lasciamo informazioni agli altri, e loro a noi». Questo approccio, domanda Martina, si riflette nel suo modo di interpretare i personaggi? «Non puoi giudicarli. Anche il più temibile degli assassini ha una storia. Se lo giudichi, lo trasformi in una caricatura bidimensionale. Ma la realtà è complessa, e il nostro compito come attori è esplorarla, non semplificarla».

Tra le molte riflessioni di Pia Lanciotti, una frase emerge come un filo conduttore: «Tutto ciò che vogliamo nella vita lo dobbiamo prima offrire». L’invito a vivere con autenticità lascia il segno. Uscendo dalla stanza, i ragazzi si portano dietro la sensazione di aver incontrato una donna che, come le grandi eroine tragiche che interpreta, non si arrende di fronte alle avversità. Pia Lanciotti non è solo un’attrice; è una narratrice di storie, un’esploratrice dell’animo umano, una voce potente in un mondo che spesso sceglie di tacere.

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