Cara: un fulmine a ciel sereno nel mondo della musica

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Il cantautorato femminile italiano ha un solo nome: Cara, giovane talento classe 1999 fuori con il suo nuovo EP dal titolo “Fulmini”. Abbiamo fatto una chiacchierata con lei sulla musica, la GenZ e la vita in provincia.

Cara a che età hai deciso che avresti fatto la cantante? E quando hai capito che sarebbe stato davvero possibile?

È stata una decisione naturale che è venuta un po’ da sé, e anche un po’ incosciente a dirla tutta. Quando ho iniziato a scrivere e a cantare, fin da piccola, mi sono sentita in permesso di accedere a uno spazio che nella realtà spesso sembra non essere consentito: quello della vulnerabilità. Ho sempre avuto un lato molto timido e uno esuberante, si alternano e a volte non vanno d’accordo, ma si allineano incredibilmente quando arriva la musica: lì, divento anche io un tutt’uno. Mi vengono in mente le elementari, è molto importante per me ricordarmi in quei momenti, per mettere a fuoco le scelte che ho preso e il perché. Ho dei ricordi di me, timida, impacciata.

Hai qualche ricordo preciso?

Mi ricordo di quando ho letto in classe un mio tema che raccontava di come mi ero sentita terrorizzata nel scendere una pista sugli scii, in montagna. Ricordo gli occhi addosso dopo aver letto, ricordo di aver capito lì, che quello che avevo scritto era molto scuro e esagerato, per i miei compagni. Poi ricordo sempre me, alla stessa età, esibirmi, Inventarmi delle recite e prendere “il palco”. Il palco per me non è mai stato somigliante a una vetrina, ma più a un luogo inesplorato, un bosco incantato in cui nessuno ti guarderà mai come se il tuo tema non fosse allineato con le emozioni che si dovrebbero provare. Il palco non è un’esagerazione di qualcosa, ma ti permette di accedere a quel qualcosa che, nella vita di tutti i giorni, forse spaventa. E come tutte le cose che spaventano, diventa qualcosa da non riconoscere come giusta o adatta, conforme. Ecco nella musica, non esistono emozioni conformi e emozioni che non lo sono, per questo credo che non avrei potuto scegliere di fare altro, senza tradire il mio primo istinto.

Cosa sognava Cara da piccola?

Sognava tanto, e tante cose. Ho imparato molto presto a sognare, perché è anche una cosa che si impara e che va allenata, e adesso mi rendo conto di quanto ringrazio la bambina che non ha avuto paura di imparare una materia così imprudente. Naturalmente il mio sogno ha preso forma assieme alle parole e alla musica e ha continuato a crescere. Questo penso mi abbia permesso di avvicinarmi a un mio personale canale comunicativo: il sogno ti può avvicinare a una traduzione del reale che poi diventa la tua firma, il tuo segreto profondo che però non vedi l’ora di condividere. Sognavo questo, qualcuno che potesse capire la mia lingua inventata e, magari, che gli sia di conforto. Lo sogno ancora tutti i giorni, perché il sogno si evolve di continuo. Mi spaventa molto crescere proprio perché quando si è bambini non ci si rende conto di quanto può essere fondamentale sfruttare quel tipo di ingenuità e purezza. Da grandi, bisogna ricordarsi di preservarla e di tornare lì, per continuare a sognare e, quindi, per andare avanti. 

Tu vieni da Crema, una cittadina della provincia cremonese, come è crescere in provincia con questo sogno?

Posso dirlo solo ora, a posteriori, in realtà. Mi rendo conto che per tante cose in effetti può essere un po’ alienante, nel senso che tante cose le scopri solo dopo e quindi poi ti dici, a volte: “a saperlo prima”. Dall’altra parte sono contenta del percorso che ho fatto e Crema non mi ha limitato, perché ho avuto anche la fortuna di avere vicino persone che hanno creduto in me e mi hanno supportata nel coltivare tutto questo. Poi certo, l’esperienza che ho vissuto in questi ultimi anni mi ha permesso di conoscere tantissime cose fondamentali per quello che faccio, ma è anche normale che sia stato così. 

CARA

Il tuo grande goal nella musica è stato, senza dubbio, la collaborazione con Fedez “Feste di Pablo”, come sei arrivata a Fedez?

Federico l’ho conosciuto in studio, tempo prima della nostra collaborazione! Non c’era alcuna idea di fare qualcosa assieme al tempo, è avvenuto dopo il nostro incontro. Come non avevo idea di vivere un viaggio del genere su quel pezzo per me da sempre magico. Gli sono grata per aver condiviso quella magia con me, di cuore. 

Cara Il tuo genere è decisamente pop, come mai i tuoi feat sono sempre con artisti del panorama rap?

Non lo so, non ci ho troppo pensato, in realtà. Le collaborazioni sono belle quando vengono un po’ da sé. Aldilà del genere, è bello quando ci si ritrova in una stessa emozione. Quando ci si sente in sintonia e si ha voglia di condividere e mescolare il proprio linguaggio reciprocamente. È sempre successo questo, fino ad oggi, con gli artisti con cui ho collaborato. 

Nel tuo nuovo singolo, “Fulmini”, sono presenti tre canzoni con stili molto diversi…pensi sia finita l’era dei generi definiti, anche nella musica?

Ah, per quanto mi riguarda, io non mi sono mai rispecchiata in un genere definito. Quando me lo chiedono, a volte rispondo Pop, ma non voglio mai rispondere con troppa fermezza, perché non mi piace inquadrarmi in un genere. Penso che in generale si stia andando sempre più in quella direzione, e mi piace che sia così. Alla fine la musica si evolve sempre e tu evolvi con lei. Ho fatto uscire queste tre canzoni dopo un periodo diciamo di pausa, e sì, sono tutte e tre diverse, anche perché appartengono ognuna a un momento di vita e un’emozione diversa. Perché dovrei scegliere quale sia la più giusta? La mia coerenza, la trovo nel dare voce a tutte quante le cose che ho voglia di raccontare. 

Chi è questa povera Giulia che ti ha rubato il ragazzo?

Giulia è un nome X. Nato per caso. Anzi, ti dirò che quando ho detto ad alta voce quella frase, pensavo fosse trash. Questa cosa mi fa sempre molto ridere. Invece era una frase sinceramente buffa, e basta. E incredibilmente giusta per la canzone che stava venendo fuori. Mi fa anche molto ridere che Giulia sia il nome di due mie amiche a cui voglio molto bene. Comunque, Giulia esiste simbolicamente nella mia vita. Rappresenta una situazione, molto comune credo in realtà, e appunto, credo anche molto buffa, quando poi ci ridi su. A posteriori, certo… 

Hai un’immagine molto definita…hai sempre curato con precisione il tuo aspetto oppure ti stai sforzando perché sai che conta nella musica? 

In realtà io sono in grado di uscire in ciabatte e pigiama, se sono girata così. Intendo nella mia vita di tutti i giorni. Fin da piccola.  Diciamo che non è una cura dell’immagine, la mia, basata sull’apparenza. Mi piace curare l’immagine nel senso che mi piace caratterizzare il mio stile divertendomi. Adoro i miei capelli platino te lo confesso. Mi piacciono degli accessori bruttissimi a volte, nastrini orribili con cui a me piace giocare quando ne ho voglia. Mi piace inventarmi gli immaginari ecco, che poi già di per sé, nella parola, hanno a che fare con l’immagine. 

Chi sono i tuoi modelli di riferimento? Che musica ascolti?

Sono cresciuta con tantissima musica. Col cantautorato, in particolare. La prima emozione che ho avuto da ascoltatrice viene da lì. Ti faccio alcuni nomi come Lucio Dalla, da cui ho preso “Cara”, per la canzone, o Fabio Concato, di cui ho visto un concerto da piccola con mio papà. Ho ascolti però molto vari, nel panorama internazionale sono proprio in fissa con Boygenius. Mi piace Jessie Reyez, e Girl in Red e ho davvero tantissimi altri nomi in mente. 

È uscito un report secondo cui, qualche giorno fa, è uscita più musica in un giorno solo che in tutto il 1989. In un mercato così saturo cosa pensi di poter dare in più?

Mi ricollego al discorso che facevo sopra per quanto riguarda la ricerca di un proprio linguaggio così personale che in qualche modo diventa anche un po’ la tua arma segreta. Ecco credo in questo, nell’evolvere il proprio punto di vista. Perché questo avvenga, per me è sempre necessario cercare di zittire un po’ tutte quelle voci superflue dentro e al di fuori di me, che ti spingono a dare retta a priorità più effimere, come ad esempio la fretta, il correre dietro alla velocità del mercato. Credo che la sincerità in quello che stai dicendo, arrivi solo quando sei pronto a dare retta alle tue voci più sincere, prima di tutto. E quando c’è di mezzo qualcosa di sincero, è per forza personale. Io la penso così. 

Qual è il traguardo più grande raggiunto fino ad ora e quale sarà il prossimo? Almeno nella tua 

Per me ogni traguardo è un inizio. Purtroppo faccio un po’ parte degli eterni insoddisfatti e fatico a godermi le cose, soprattutto quelle belle, in realtà. Comunque ci sono state tante tappe, chiamiamole così, molto importanti. Aldilà dei risultati, anche emotivamente. La prossima tappa ha sempre a che fare con le canzoni, ovviamente. Sto lavorando a un progetto più ampio e non vedo l’ora di condividere presto, altri pezzetti di questo viaggio.

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