Con il termine Dink, dagli anni ‘80 ci riferiamo alle coppie con due lavori stabili e nessun figlio a carico. Una decisione spesso definita egoista che però si può rivelare l’unica a disposizione.
Il mondo è bello perchè è vario. E dato che so che siete degli inguaribili ficcanaso, oggi vi racconto di una categorie di persone che nell’ultimo periodo si sta sempre più allargando. Si tratta dei Dink, un termine coniato negli anni ‘80, che però si adatta benissimo all’attualità mondiale di tantissime persone.
I Dink sono quelle persone che stanno assieme e che decidono di non avere figli, o di averli più tardi, per focalizzarsi sulla carriera personale o i propri interessi.
Come vi dicevo, il termine è stato coniato relativamente di recente ed è l’acronomino di double income no kids, ossia doppio stipendio e nessun figlio. Solitamente si parla di persone con un profilo economico medio-altro, lavorativamente parlando ben posizionate. Le motivazioni che si celano dietro questa scelta, spesso sono legate alla decisione di volere mantenere un certo status sociale. Ma non solo.
Infatti possono essere diversi i motivi che spingono le persone a muoversi in questa direzione. Ad esempio possono esserci motivazioni ideologiche come l’ambientalismo e la sovrappopolazione che, alla luce della situazione attuale, ti portano a rivalutare la decisione di avere figli.
Un’altra distinzione che si fa, poi, è tra le coppie eterosessuali che rinunciano o rimandando la scelta di avere figli, e le coppie omosessuali che sono costrette a optare a modalità alternative di concepimento e genitorialità.
Le coppie che seguono questo percorso di vita statisticamente mostrano più elevati livelli di stabilità economica, realizzazione personale percepita e qualità della salute, rispetto alle coppie con figli.
Siete stupiti? Io, a dir la verità, non troppo. Anche perchè, economicamente parlando, si è calcolato che per crescere un figlio, fino ai 18 anni, in salute e istruito, si spendono in media 175mila euro. E se pensiamo alla difficoltà che si vive anche solo nel trovare un lavoro decente e una casa non male che non costi l’equivalente di un 4×4 di lusso, quella somma risulta veramente inaccessibile. Soldi, che queste coppie preferiscono investire in viaggi o progetti personali.

In America nel 2022 si calcolava la presenza di ben 43% di famiglie Dink, un 7% in più rispetto all’anno precedente. Poi a noi gli acronimi ci piacciono tanto e ai Dink si aggiungo i Dinkwad o Dinkwac, ossia coppie with a dog e with a cat. Quindi si parla di una porzione di stress che per amore dei cuccioli si sostiene volentieri, meno se si tratta di un nanerottolo piangente. Non lo dico io eh, lo dicono i dati! Ma che siano tantissime le persone che sostituiscono alla presenza di un figlio quella di un animale domestico non è una novità.
Poi abbiamo anche altri “mutamenti” come i Sink (Single Income, No Kids) e i Sinbad (Single Income, No Boy-friend/ Assets/ Dude). Ma la base da cui si parte è sempre quella: i Dink.
In Italia questo fenomeno si concentra molto sulle donne con un 45,4%, tra i 18 e i 49 anni, che decide di sua spontanea volontà di non avere figli.
Le motivazioni dietro a queste scelte, per noi italiani sono decisamente più variegate, rispetto all’America o la Gran Bretagna. Da noi le cause che contribuiscono decisamente sono l’incertezza legata al lavoro e la paura di rimanere senza un’entrata fissa con un figlio ancora non autosufficiente da crescere.

C’è da dire che anche adottare un figlio, oltre al concepirlo e crescerlo, è una scelta che può permettersi solo chi possiede un reddito medio-alto. Spesso, infatti, aldilà di un iter davvero scrupoloso di selezione, si deve assicurare di avere da parte una cifra che molto si avvicina ai 150mila euro così da assicurargli un futuro fino all’università, laurea compresa. Inoltre, l’abitazione in cui si ospiterà il bambino deve avere una stanza con bagno privato solo per lui. E diciamocelo, il nostro Bilocale in Cinque Giornate può solo accompagnare.
Non si vuole rinunciare alla propria soddisfazione personale con la consapevolezza di non sapere cosa succederà a noi e al nostro lavoro.
Un Carpe Diem definito spesso egoista, e se chiedete alla Chiesa perfino edonistico. Ma il nostro conto in banca ringrazia. Sicuramente per molti non è una scelta a cuor leggero. L’instabilità economica e quella lavorativa sono dei fattori psicologici che, assieme allo stress, possono renderci davvero molto insicuri riguardo al nostro futuro. Forse, tutto sommato, considerato questo clima di incertezza, rendersi conto ed ammettere di non avere la possibilità di dare un bel futuro a un potenziale bambino in arrivo è un grande atto di coraggio e consapevolezza. Soprattuto per chi, magari, la genitorialità è stato un obbiettivo tanto sperato.
Comunque non allarmiamoci, le persone che fanno figli ci sono ancora, ma il numero è decisamente calato rispetto agli ultimi anni. In Italia si fanno sempre meno figli e il numero è sempre in diminuzione, ma ancora non ha ancora raggiunto lo zero.
A chi poi si preoccupa tanto e vi chiede in continuazione a quando la bella notizia, rispondete pure che se tanto ci tengono possono mettersi a lavoro loro, a patto che vivano in un trilocale, abbiano almeno un contratto a tempo indeterminato e l’equivalente di un Porsche Cayenne in risparmi.