Pupazzo di neve: ma qual è la sua storia

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Dalle origini non bene definite, il pupazzo di neve è conosciuto da tutti, ma nessuno sa da dove venga o perchè esista.

A tutto c’è sempre un perchè, anche dietro le più semplici cose. Siccome io me lo chiedo spesso (per la gioia di chi mi sta accanto), in questo clima di freddo mi sono chiesta, ma perchè facciamo il pupazzo di neve? Che storia c’è dietro?

Le informazioni sull’abitudine di realizzare pupazzi di neve durante l’inverno sono poco chiare.

Esiste un libro a riguardo “La Storia del Pupazzo di Neve”, di Bob Eckstein. L’autore nel libro documenta la presenza di queste figure antropomorfe già dal Medioevo. Il primo documento trovato è un’illustrazione presente in un libro del 1380, mentre la prima foto scattata ad un pupazzo di neve risale al 1853. Così si sfata la teoria molto diffusa secondo cui il primo esemplare viene costruito a inizio Ottocento.

Per definizione il pupazzo di neve è una figura antropomorfa composta da una costruzione in tre parti: due sfere per le gambe e il corpo e la terza per la testa.

Il pupazzo di neve non viene rintracciato solo in Occidente, ma anche nei paesi orientali come il Giappone.

Il suo significato simbolico ha origini pagane, infatti l’uomo di neve è parte delle tradizioni nordiche, il conosciutissimo Jack Frost. Noto anche come Jokul Frosti (non da me), è un personaggio elfico risalente alla tradizione vichinga il cui compito è quello di fa nevicare. Questo perchè è un aiutante di Babbo Natale e deve creare le condizioni climatiche per farlo mimetizzare durante la consegna dei regali. Nella tradizione vichinga viene pensato come lo spargitore di gelo dalla forma umana e parente del dio del vento. In Russia è Nonno Gelo, mentre in Inghilterra viene addolcito e fatto diventare una fatina amichevole e cordiale. Si racconta anche che con una tavolozza di colori, per così dire, disegni i fiocchi di neve sulle finestre e su tutto il panorama.

Risalendo il più indietro possibile si ritrovano le primissime documentazioni che fanno riferimento alla creazione del pupazzo di neve, precisamente in Asia in alcuni scritti cinesi del 610-640 d.C. Un professore di Storia dell’Asia orientale spiega che veniva considerato giusto costruire immagini sacre con la neve e presume che i taoisti abbiano creato sculture di neve nel VII secolo e che poi anche i buddhisti si siano cimentati per competizione.

Dall’era vittoriana in poi il pupazzo di neve viene usato anche come testimonial di sensibilizzazione contro i vizi umani.

Immagini di pupazzi di neve con alcool, bottiglie, bicchieri e dall’aspetto alticcio. Poi con sigarette, altre volte con gli occhi puntati su signorine svestite. Sempre durante l’epoca vittoriana vive il suo periodo di massima espansione. Questo grazie al Principe Alberto che era un grande appassionato di tradizioni natalizie tedesche e così importò l’usanza del pupazzo di neve proprio dalla Germania. Dalla corte inglese al resto del mondo il passo è stato più che breve e così l’uomo di neve diventa un vero e proprio simbolo del Natale.

Una delle testimonianze più suggestive si associa a San Francesco di Assisi. Il Santo, secondo la parabola, adorava i pupazzi di neve e incoraggiava tutti a realizzarli. Siccome la neve cadeva dal cielo veniva considerata un dono divino, per questo per il Santo i pupazzi di neve rappresentavano dei veri e propri angeli. Li considerava anche gli intermediari tra Dio e gli uomini a cui venivano confidate le proprie richieste.

C’era l’usanza di ritrovarsi attorno a uno di questi per raccontargli i propri desideri, quando la neve si scioglieva si sarebbero avverati.

Per realizzarlo spesso si usano abiti maschili come un cappello a cilindro e una sciarpa. Si usano dei ramoscelli per le braccia e una carota come naso. Lo Snowman è presente in tantissime raffigurazioni contemporanee. Una delle più simpatiche è Frosty, un pupazzo di neve che prende vita grazie a un magico cappello che viene posato sulla sua testa da alcuni bambini. È una figura spesso presente nei film, persino horror, e soprattutto nei fumetti. (P.s. Non sto citando Elsa apposta, non vogliatemi male, ma ho tante nipoti e fidatevi, va bene così).

Se noi lo facciamo con tre sfere di neve, in Giappone ne utilizzano solo due, questo perchè viene associato alla tradizionale bambola Daruma, di forma rotonda. Insomma, a ognuno il suo.

Sono tantissimi i festival di sculture di ghiaccio e di pupazzi di neve in tutto il mondo.

Veri e propri ritrovi in cui grandi maestri della costruzione con la neve si trovano per dare vita a sculture super accattivanti. Uno fra i più famosi è il Sapporo Snow Festival, che avviene ogni anno a febbraio, in Giappone. Chi si sente ispirato, può partecipare come scultore aiutando a battere il record di 10.000 pupazzi di neve. Esiste anche il record per il pupazzo di neve più alto del mondo con un’altezza di 37 metri, con due alberi di Natale come braccia e pneumatici rossi per le labbra. È stato costruito in America, ovviamente.

Quale sia la storia, quella vera, dietro queste figure di neve non si sa quale sia. Persino Michelangelo si è ritrovato a costruirne uno, quando dopo la morte di Lorenzo Il Magnifico, Piero de Medici gli propose di realizzare una scultura fatta tutta di neve, per provocarlo. E ovviamente lo scultore ci riuscì, realizzandolo in un cortile di via Larga a Firenze e dando vita a una figura dalle fattezze perfette.

Se adesso è presente in tantissime rappresentazioni grafiche come biglietti di auguri, non sappiamo ancora a dove ricondurlo. Secondo il Cristianesimo è simbolo di rinascita, secondo i bambini e tutti gli amanti del Natale è il simbolo di un bel pomeriggio sotto la neve. E poi ci vuole integrazione culturale, da dove viene viene, quello che conta è quello che rappresenta per ognuno di noi. Ma tanto c’è il cambiamento climatico, quest’anno mi sa che si rimanda.