Disney: c’era una volta l’inclusione

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Maledetti questi fratelli Grimm, che nel lontano 1812 hanno osato descrivere una fanciulla con la pelle candida come la neve, i capelli neri come l’ebano e le labbra rosse come il sangue. Biancaneve. Una descrizione che oggi, nel 2025, è diventata politicamente scorretta.

Pelle candida come la neve, i capelli neri come l’ebano e le labbra rosse come il sangue. Biancaneve. Una descrizione che oggi, nel 2025, è diventata politicamente scorretta. Biancaneve non è mai stata solo un volto. Era un simbolo, un archetipo di una cultura europea che affonda le sue radici nelle fiabe, nei miti, nei racconti popolari. Ma le fiabe sono ormai un ricordo lontano, trasformate in campo di battaglia per dibattiti culturali e operazioni di marketing spicciolo.

Intrappolata nel castello dorato del politicamente corretto, Biancaneve è stata riscritta, rimodellata, e stravolta, non per rappresentare un valore autentico, ma per rispondere a una narrativa moderna che confonde inclusione con opportunismo.

Nuove identità, vecchi problemi

Oggi, Biancaneve non è più bianca. È stata trasformata in un simbolo di inclusione che, sotto la superficie, tradisce il proprio intento. Non si tratta di ampliare orizzonti narrativi o rappresentare una società più varia: si tratta di far parlare, di far discutere. È marketing, niente di più. Una mossa studiata per sfruttare le attuali cause sociali senza però abbracciarle davvero.

Il paradosso? Quest’anno la Disney rilascerà due versioni di Biancaneve: una con un’attrice multietnica e un’altra con un’attrice bianca. Un doppio standard che non solo confonde, ma sottolinea quanto l’intera operazione sia priva di coerenza. Se l’obiettivo è includere, perché non creare nuove storie, nuovi personaggi, nuove fiabe che parlino davvero alle generazioni di oggi? Perché stravolgere un classico, quando si potrebbero creare nuovi miti per il futuro?

La fine di un sogno?

Ecco il vero problema. Non è questione di razzismo, e nemmeno di purismo culturale. È questione di creatività, di immaginazione, di coraggio narrativo. La Disney sembra aver smarrito la sua magia, quella capacità di inventare mondi e personaggi che hanno accompagnato intere generazioni. Stravolgere i classici è una scelta pigra. È come ristrutturare una casa storica senza rispettarne le fondamenta, trasformando un pezzo di memoria collettiva in un contenuto trito e ritrito.

Invece, è forse arrivata l’ora di creare nuove storie. Fiabe che sappiano parlare alle nuove generazioni, che riflettano il loro mondo, le loro sfide, le loro diversità. Fiabe che non cancellino il passato, ma lo arricchiscano. Perché i classici Disney come Biancaneve, sono parte di un retaggio culturale che appartiene al suo tempo, e quel tempo non deve essere dimenticato. Ma il futuro non può vivere di solo passato.

Una direzione giusta forse c’è

Il mondo ha bisogno di fiabe nuove, ma non a discapito delle vecchie. È possibile creare nuovi spazi senza cancellare per forza quelli esistenti. È possibile onorare il passato e, al contempo, costruire il futuro. Ma questo richiede creatività, impegno e una profonda comprensione di cosa significhi davvero rappresentare una società complessa come quella di oggi.

Invece di riscrivere Biancaneve, perché non raccontare storie di eroine contemporanee? Perché non dare voce a nuove identità, nuovi contesti, nuove esperienze? Questo sarebbe un gesto davvero inclusivo, un atto di rispetto non solo per le diversità del presente, ma anche per la memoria del passato.

C’era una volta… ma ci sarà ancora?

Cara Disney, il mondo non ha bisogno di una Biancaneve con la pelle color biscotto alla cannella. Ha bisogno di nuovi personaggi che possano affiancarla, di nuove storie che sappiano ispirare le generazioni future. Perché le fiabe non si riscrivono: si tramandano. E quando crei qualcosa di nuovo, hai la possibilità di arricchire l’immaginario collettivo senza distruggerlo. È ora di smettere di dipingere facciate colorate su palazzi vuoti. È ora di tornare a costruire. Di dare sfogo alla creatività. Di lasciare che la magia delle fiabe torni a brillare, non come strumento di marketing, ma come ciò che è sempre stata, ovvero, una luce capace di illuminare i sogni.

By Millo & Frank