Come sarà Calvin Klein “scritto da una donna”?

da | CULTURE

Aspettando il ritorno di Calvin Klein in passerella, ripercorriamo la storia del genio innovativo del designer statunitense. Cosa succederà ora che alla guida c’è una donna?

Ma come, Calvin Klein non fa solo intimo?

Ebbene no, e non se ne parla abbastanza. Calvin Klein fonda il suo marchio negli Anni ’60, quando insieme a Berry Schwarz apre un negozio di abbigliamento, che trova la fortuna per puro caso. Una buyer di un grande negozio di New York capita per sbaglio nel laboratorio dei due, e fa un ordine dal valore di 50 mila dollari. Da lì, la svolta: arrivano i primi jeans, e nel 1970, la prima sfilata. Lo stile è estremamente minimalista, misurato, le linee sono pulite ed essenziali, le cromie neutre. Il successo è assicurato.

Tra scandalo e innovazione

Lo spirito pioneristico e spudorato di Klein però, avrà pieno sfogo più tardi. Nel 1980 esce la prima delle tante campagne pubblicitarie che scuoteranno l’opinione pubblica del tempo. Brooke Shields, fotografata da Richard Avedon, posa con un paio di jeans firmati Klein, e dichiara “Vuoi sapere cosa c’è tra me e i miei Calvin? Niente”. La gente è furiosa, chiede pudore. Ma Klein continua. Due anni dopo, inaugura la sua linea di biancheria intima, e fa immortalare il campione olimpico Tom Hintnaus da Bruce Weber: i vetri delle pensiline degli autobus vennero distrutti per cercare di portare a casa anche solo una parte di poster. Calvin Klein aveva appena reso il nudo maschile, oggetto estetico. E poi ancora, le tante campagne con il volto di Kate Moss, che cambiarono gli standard di bellezza degli Anni ’90.

Ma non finisce qui. Fu Calvin Klein il primo designer a mettere il suo nome sugli slip, e sui jeans. E anche il primo a dettare le tendenze creando una fragranza totalmente unisex, nel 1994, con CK One. La campagna, scattata da Steven Meisel, si distinse per il cast estremamente eterogeneo, con l’intento di «catturare un atteggiamento liberale e ribelle, con persone uniche, per il nostro anti-profumo», come dichiarò il designer stesso.

Quindi ora, che succede?

Dopo aver cambiato direzione creativa più volte, l’ultima di Raf Simons, il brand si ritira dalle passerelle nel 2018. Lo scorso 30 maggio Veronica Leoni viene nominata direttrice creativa di Calvin Klein Collection, la prima linea del marchio americano, che fra un mese rivedremo sfilare. Anche se i riferimenti agli esordi del brand e un po’ di sano minimalismo non mancheranno, c’è da aspettarsi un cambio di rotta. Perché per la prima volta, a capo del brand che contribuì alla liberazione sessuale maschile, c’è una donna.

Si parla tanto dei punti di vista in base al genere. La frase “written by a woman” fa ormai parte del lessico della Gen Z, ed è diventata un fenomeno di ribellione nei confronti della stereotipata, e distorta, narrazione delle donne dal punto di vista maschile. Quando si dice che qualcosa è stato scritto da una donna, si intende che è stato percepito da un punto di vista non solo femminile, ma soprattutto, non soggetto a preconcetti patriarcali.

Quindi, come sarà Calvin Klein ora che verrà scritto da una donna? Non avere nulla tra i Calvin e la propria pelle, così come un poster di seminudo maschile, al giorno d’oggi non desterebbero le stesse reazioni di sconvolgimento, e quindi non metterebbero in atto un cambiamento, come all’epoca. Tentare di liberare il corpo femminile dall’oggettificazione, in un mondo che se ne proclama libero ma che la cela invece in micro-abitudini, invece, sarebbe un buon inizio.

Foto: Courtesy of Vogue, Pinterest.