Pensieri e riflessioni sui mezzi di trasporto

da | LIFESTYLE

Pensieri e pensieri… Quando siamo sui mezzi di trasporto ragioniamo sulla vita, facciamo pensieri profondi, postiamo storie vecchie su IG, ricordiamo e diventiamo nostalgici

Quanti di voi quotidianamente prendono autobus, metropolitane, tram, treni o addirittura aerei? Tanti immagino. Oggi viaggiare e spostarsi ovunque è diventato facile come schioccare le dita. 

Ma avete mai fatto caso a quanto viaggia la mente mentre siete lì seduti in attesa di arrivare alla vostra destinazione?

Prima pensate a cosa mangerete per pranzo, poi a quello che vi è accaduto pochi minuti prima, quando avete attraversato la strada e c’era quell’uomo scorbutico, poi osservate il bambino e la mamma seduti di fronte a voi e subito dopo il signore intento a guardare lo schermo del suo cellulare, a fianco. E guardando il video sul suo schermo vi ricordate di un episodio memorabile accaduto anni prima con i vostri amici. La mente vaga, la memoria riaffiora e, un pensiero tira l’altro, vi viene in mente il vostro migliore amico delle medie che non sentite più da anni…“Chissà che fine avrà fatto…”.

Fare overthinking sui mezzi è del tutto normale, tutti lo facciamo

A volte in treno non prende neanche il cellulare, c’è una scarsa ricezione; in aereo, a meno che non si paghi per avere il wi-fi, lo smartphone non funziona. Siamo offline da tutto il mondo, soli con noi stessi e con le poche persone con cui condividiamo l’aereo. Una volta ho visto una ragazza che scriveva nelle notes un messaggio di addio al suo ragazzo, che presumo avrebbe poi spedito una volta atterrata… o magari mai, ma intanto, sicuramente, quel flusso di pensieri che aveva buttato giù le avrà schiarito le idee. Questo per dire come in questi luoghi possiamo ascoltare davvero noi stessi e riflettere. 

C’era un filosofo e antropologo francese che parlava di “Non-luoghi”, riferendosi a centri commerciali, sale d’aspetto, ma anche ad autostrade e mezzi di trasporto. I “Non-luoghi”, sono spazi di transito, che non hanno di per sé un senso di appartenenza, ma collegano luoghi ad altri luoghi. Nonostante questi siano frequentati da moltissime persone, non hanno identità, relazioni, né storia. Ecco perché permettono il susseguirsi di pensieri, magari anche slegati e scollegati gli uni dagli altri.

Ciò che si crea è una specie di flusso di coscienza (o stream of consciousness, in inglese) di James Joyce. Una tecnica narrativa che consiste nella stesura di una serie di pensieri che affiorano spontaneamente nella mente, senza una logica precisa. È nella natura umana

Ecco perché la vita da pendolare non è uno spreco di tempo 

Nonostante per molti sia un sacrificio, fare il pendolare per andare a lavoro o a scuola fa bene all’umore: fa riflettere e favorisce le relazioni. 

Durante i tragitti pensiamo a cose che poi una volta scesi faremo; non è una perdita né uno spreco di tempo, anzi. Ci permette di utilizzare il tempo che abbiamo al meglio, anche se dovesse essere anche solo per dormire. Permette di ricavarsi un piccolo spazio per pensare e per guardarsi intorno, organizzarsi e gestirsi.  Pensate, per esempio, al libro “La ragazza del treno”. Lei tutti i giorni, mentre va al lavoro, scorge dal finestrino del treno una coppia che vive in una casa vicino ai binari e si immagina chi possano essere, la loro vita, che rapporto potrebbero avere quei due sconosciuti. E solo grazie alla sua osservazione che le cose cambieranno…

Lo scorrere del tempo sui mezzi potrebbe sembrare tempo “vuoto”, sprecato, mentre in realtà è molto utile per prendere decisioni, per ragionare solo con se stessi e capire cosa si desidera realmente, senza l’influenza di altre persone.  Le riflessioni che facciamo, infatti, possono essere sia futili e di poco senso, ma anche ponderazioni sulla vita, che si dimostrano di essere fondamentali per capire cosa non va e cosa invece ci rende davvero felici. 

Invece di lamentarvi ogni giorno di dover utilizzare i mezzi di trasporto, date valore anche a quei momenti, lunghi o brevi che siano.