A Natale bisogna essere tutti più bravi, ma se proprio non si riesce a trattenersi e dobbiamo toglierci il sassolino dalla scarpa, possiamo farlo seguendo alcune tradizioni particolari.
In questi giorni ho scoperto una cosa super “simpatica” che avviene in Perù in occasione del Natale. Ogni anno, nel periodo natalizio, c’è il Takanakuy, un modo per pareggiare i conti con chi durante l’anno ci ha fatto perdere la pazienza. Si tratta di una cerimonia tradizionale in cui ci sono parate, danze e… pugni. Eh sì, perchè chi partecipa deve sfidarsi a calci e pugni con il suo rivale, ossia qualcuno con cui si ha un conto in sospeso.
Anche se può capitare di assistere a scontri davvero violenti, si inizia e si finisce con una stretta di mano o un abbraccio. L’idea è che questa cerimonia aiuti le persone a risolvere i propri conflitti, in modo da iniziare l’anno nuovo con un buon proposito di pace.
Il tutto avviene a Santo Tomas, una piccola città di un centinaio di abitanti nella provincia di Chumbivilcas, sulle Ande nel sud del Perù. Poi, forte dei suoi risultati forse, si è espansa anche in altre città fino ad arrivare anche a Lima, la capitale, dove capita che non siano solo le persone del luogo a praticarla. Gli uomini indossano maschere o passamontagna colorati e costumi della tradizione, a volte si vedono copricapi decorati con uccelli imbalsamati, teschi di cervo o altri animali.
Spesso i movimenti ricordano quelli delle arti marziali e si combatte a mani nude o con qualche strato di stoffa. Non si può mordere o tirare i capelli e colpire chi si trova già a terra.
Ma la tradizione non è tutta qua. Durante la settimana prima si assiste a una parata organizzata che sfila nelle strada della città, bevendo e ballando al ritmo di musica indossando gli abiti tradizionali. Poi, il 25 dicembre, i contendenti mangiano assieme e si scambiano l’importante abbraccio o stretta di mano pre-lotta.
L’obbiettivo alla base di tutto è riportare la pace nella comunità, per cominciare al meglio l’anno nuovo e questa strana tradizione mi ha fatto pensare come spesso ci si sieda alla tavola natalizia con le migliori intenzioni, ma ci si alzi poi con tutt’altro spirito.
Spesso le classiche domande dei parenti e gli inutili commenti sulla politica, ci portano a dover fare un uso ingente di antiacidi e gastroprotettori durante le festività. E non solo per via della quantità di olio usata per condire i cibi.
Per questo mi sono chiesta: ma non è che sotto sotto questa necessità di mettersi le mani addosso, o meglio, di sfogarsi durante il periodo delle feste, la si senta anche in altre parti del mondo?
Riflettendo ho ripensato ai Krampus, una tradizione che nel Nord Italia anticipa il periodo natalizio. Si tratta di un essere demoniaco che viene rappresentato con una sfilata in maschera lungo le strade del paese. Ora la storia è che il demone venga sconfitto da San Nicola e che poi questo si prostri ai suoi piedi e diventi il suo servitore. Quindi si assiste ad una sfilata in cui vediamo arrivare per primo il Santo Nicola che distribuisce dolciumi da sopra il suo carro e dopo di lui i Krampus, che si agitano con catene e fruste.
Dalle sembianze mostruose e animalesche, sono scatenati e inquietanti, si aggirano per le strade alla ricerca di bambini cattivi, con maschere diaboliche sopra il viso e abiti sporchi e consumati. “Passeggiando” per le vie, provocano forti rumori con i loro campanacci o corni che durante il tragitto utilizzano per colpire a frustrate le persone che incontrano.
I Krampus sono selvaggi, violenti e inferociti, e durante la serata designata danno sfogo a quelle forze che per tutto il resto dell’anno rimangono represse. Rincorrono i bambini e i ragazzi, ma anche gli adulti e i più anziani, spingendo la gente e dando pesanti frustrate alle gambe di chiunque gli capiti.
Tutt’oggi la tradizione dei Krampus è molto sentita e non credo che nessuno vieti che “per caso” uno di questi passi sotto la via del vicino che tiene un po’ troppo la musica alta e fare quello che un Krampus dovrebbe fare, rimandandogli indietro tutto il casino e il rumore.
Il giorno dopo si tornerebbe alla normalità e chi si è visto si è visto. Anche perchè a mascherarsi secondo la tradizione, a volte anche in abiti femminili, sono solo gli uomini. Ma il Krampus può essere anche femminile, diventando così Krampa. Inoltre, la maschera non deve mai essere tolta in pubblico e gli spettatori non devono provare a farla cadere, pena il disonore.
Poi ho pensato che c’è anche chi il rancore preferisce esprimerlo a parole e mi è venuta in mente una tradizione davvero simpatica che caratterizza il folklore del Galles.
Si tratta del Mari Lwyd e consiste nel far girare per le strade un teschio di cavallo fissato ad un palo.
Il teschio viene addobbato con dei nastri colorati e la mascella è in grado di aprirsi e chiudersi, viene portata in giro da un uomo vestito con un lenzuolo bianco che durante la processione, accompagnato da altri, bussano alle porte cantando poesie o canti. Dopo di questa passeggiata all’insegna della musica, arriva il bello.
Si assiste al pwnco ossia una sfida a versi e insulti tra i partecipanti del corteo e gli abitanti del villaggio. La prima persona che non riusciva a rispondere in verso all’insulto viene ritenuta sconfitta e se lo stesso fosse il padrone di casa, deve far entrare il Mari Lwyd nella sua dimora. Anche qui, un modo divertente per dire quello che si pensa a chi durante l’anno ci ha fatto passare qualche momento poco piacevole.
Se invece, ahimè, ci troviamo davanti a un fidanzamento finito, non disperate, abbiamo la scusa perfetta per bruciare i regali e i ricordi che abbiamo collezionato durante l’anno. Basta prendere un volo per il Guatemala e partecipare al Dia del Diablo.
Questo evento segna l’inizio ufficiale della stagione natalizia nel Paese ed è rappresentato da cumuli di rifiuti e oggetti indesiderati che vengono incendiati con un falò.
La sua funzione simbolica è quella di purificare, pulire e trasformare e la tradizione della quema del diablo serve a purificare e scacciare gli spiriti negativi, in questo caso anche quello dell’ex “maledetto”.
Se invece a “meritare una lezione” sono i più piccoli della famiglia, potreste approfittare della leggenda di Jólakötturinn, un gatto gigante cattivo islandese. Sembrerebbe che questa storia risalga al medioevo e che sia legata alla lavorazione della lana, da sempre molto importante per l’Islanda e spesso in quel periodo si incitavano i lavoratori a finire la lavorazione entro Natale. Il 25 dicembre poi i regali migliori, spesso, erano costituiti da caldi maglioni o altri abiti in lana.
Secondo la leggenda, Jólakötturinn mangia le persone che non hanno ricevuto vestiti in regalo per Natale.
I bambini che non hanno ricevuto nessun caldo maglione a Natale perchè troppo monelli durante l’anno e non hanno aiutato abbastanza la propria famiglia nella lavorazione della lana, si deve aspettare di essere “mangiato”. Infatti, lo stesso vale per gli adulti che non hanno finito le proprie lavorazioni in tempo. Secondo la storia si tratta di un gatto gigantesco dal pelo scuro e folto, con una lunga coda e gli occhi infuocati che si aggira tra le case del paese. Durante la vigilia di Natale si affaccia alle finestre delle camerate e individua le prede in base ai regali che non hanno ricevuto e poi seguirli, acchiapparli e divorarli per cena.
Insomma, dopotutto, sembrerebbe che a Natale siamo tutti più buoni, ma forse perché, altrimenti, ci spettano terribili conseguenze se non lo siamo.