E’partita il 27 novembre 2024, e si concluderà il 23 marzo 2025, presso il Maxxi di Roma la mostra Memorabile – Ipermoda: l’esposizione che interroga il rapporto della moda con il tempo.
«Degno d’essere ricordato; si dice in genere di fatti, avvenimenti […] che abbiano in sé qualche cosa di grande»: questa la definizione della parola “memorabile”, secondo l’enciclopedia Treccani. Ma per capire davvero cosa significa, c’è da visitare l’universo Ipermoda del Maxxi.
I contrasti s’attraggono
Entrando, oltre le tende nere del terzo piano del museo, si percepisce immediatamente il cambio d’atmosfera. Una leggera curva in salita guida il visitatore verso il primo pannello della mostra. L’allestimento è diviso in una sequenza di scene, piattaforme sulle quali abiti di diversi designer, periodi e contesti, entrano in contatto l’uno con l’altro.
La scelta di accostare look di haute couture e designer indipendenti, è una scelta voluta. Tanto quanto quella di mettere vicini abiti e accessori in netta antitesi tra loro. La moda è specchio della società, e i contrasti di cui l’esposizione è colma, ne sono una perfetta, e memorabile, rappresentazione.
Così, il surrealismo degli abiti tagliati a metà di Viktor&Rolf, posa affianco l’eterna eleganza di un tailleur Armani; l’innovazione delle texture di Bottega Veneta si pone vicino la metallizzata sensualità della collaborazione Fendace; e la scintillante borsa serpentina di Bvlgari cerca di attirare l’attenzione a sé, stando accanto alla borsa-piccione di JW Anderson. Sono i contrasti a mettere in moto dialoghi improbabili tra soggetti così diversi fra loro.
Ma abiti e accessori non sono gli unici protagonisti. Teche di vetro mostrano libri, giornali, e inviti a sfilate di moltissimi brand. Passeggiando tra i manichini, si notano poi, come incastonati nelle pareti, piccoli schermi in cui poter riguardare sfilate, campagne pubblicitarie o video realizzati dalle case di moda.
Una moda che mette in dialogo
L’esposizione si presenta come una narrazione, che lascia allo spettatore la possibilità di interrogarsi e mettersi in discussione, entrando quindi lui stesso nel dialogo fra abiti sopracitato. A volte, dando vita ad un dialogo vero e proprio.
Durante la visita mi sono capitate cose molto curiose. Per esempio due signore iniziano a chiacchierare fra loro, dando voce alle loro perplessità riguardo i micro pantaloncini glitterati dell’autunno 2023 di Miu Miu. Alla mia domanda “Quale è invece di vostro gradimento?”, non hanno dubbi: “Giorgio Armani, è elegante sempre”. E poi raccontano, e raccontano. Della loro epoca in cui, quei micro shorts Miu Miu non sarebbero potuti esistere nemmeno solo come pensieri. Andando avanti poi, delle bambine che forse non sapevano nemmeno cosa stessero vedendo, sorridono indicando un abito Valentino disegnato da Pierpaolo Piccioli. Delle mani cucite sul bustino, gli danno un aspetto da cartone animato. Imponente, colorato, principesco. E molto probabilmente, dal loro punto di vista, molto più ampio e vivace di quanto già non fosse.
I due incontri sono stati l’essenza di quello che la mostra cerca di fare. Dimostrare che pezzi come quelli esposti, attraversano il tempo, e sono punto di scontro e incontro fra generazioni. La moda si adatta ai cambiamenti, ne è portavoce, come chi la vive.
E se una trash bag di Balenciaga può stimolare un confronto fra generazioni, e il pizzo di Dolce e Gabbana metterle d’accordo tutte, vuol dire che alla fine, nonostante la superficialità di cui viene spesso accusata, la moda una cosa riesce sempre a farla: donare la libera parola.
Foto: Redazione & Courtesy of Maxxi.