Il Natale. Quella festa che, tradizionalmente e concettualmente, amano tutti, dai più grandi ai più piccini.
Una parola che, specialmente anni fa, era in grado di risvegliare tutti i sensi, una parola in grado di scandire i giorni, creare suspence, fino al suo arrivo.
Sinonimo di tavole imbandite, risate rumorose, abbracci lunghi e regali incartati con amore, il natale era quella parola al gusto di mandarini, di cannella e di attesa.
Eppure, oggi, il Natale sembra un’eco sbiadita di forti emozioni destinate a non tornare mai più. Certo: le luci brillano, i mercatini affollano le piazze, le playlist suonano sempre le stesse canzoni a ripetizione.
Ma se per un secondo, ci prendessimo il tempo di fermarci, probabilmente ci accorgeremmo, che forse – e dico forse – manca qualcosa.
Che fine ha fatto la magia del Natale?
La risposta non è semplice amici. È come se fosse andata dispersa, soffocata dal rumore incessante di un mondo sempre più cinico, una realtà così veloce, da non darci il tempo di gustarcela, che ci chiede sempre di più, ma ci dà sempre meno.
E quando dico meno, non parlo di meno cose, ovviamente. Quelle non mancano. Ma meno emozioni, meno autenticità, meno spazio per respirare davvero l’essenza di questo momento dell’anno.
Oggi, il Natale sembra essere diventato più una performance ben orchestrata, piuttosto che una celebrazione dei valori tradizionali della nostra cultura. Una corsa a chi ha l’albero più instagrammabile, il pranzo più elaborato, il regalo più cool.
Un’illusione di perfezione che nasconde un vuoto che facciamo sempre più fatica ad ignorare, almeno, noi della vecchia guardia.
E se quel vuoto fosse proprio il segno che qualcosa, in questa magia, che ancora chiamiamo Natale, si è rotto?
Forse siamo cambiati noi. Forse è cambiato il mondo. O forse, semplicemente, abbiamo smesso di crederci davvero.
Ci siamo lasciati trascinare in una società dove conta più apparire che vivere, dove la magia del Natale si è ridotta alla forzatura di dover fingere felicità e contentezza, anche se, di queste due non ce n’è neanche l’ombra.
Siamo diventati lo specchio di una società “aesthetic” ma priva di sostanza, che celebra l’effimero e dimentica l’essenziale.
Eppure, non possiamo fare a meno di chiederci: questa è davvero la fine del Natale che conoscevamo, o è solo un invito a riscoprirlo?
Una risposta vera e propria, non c’è. Forse, si nasconde dietro una verità tanto semplice quanto difficile da accettare: il Natale non è mai stato nelle cose. Non è mai stato nella perfezione delle tavole imbandite o nello scintillio delle decorazioni. Era nelle emozioni, nel calore della famiglia, nei valori in cui, oggi, abbiamo smesso di credere.
Viveva nei piccoli gesti e la vera magia, stava nell’attesa di qualcosa di speciale, qualcosa di intenso.
Forse, quello che ci manca davvero è proprio quel calore che da tempo, non siamo più in grado di provare. Abbiamo perso la capacità di meravigliarci come bambini.
Oggi siamo così presi dall’apparenza che abbiamo dimenticato come si dovrebbe vive il Natale.
Ma non tutto è perduto. La magia del Natale potrebbe essere ancora lì, nascosta sotto la superficie, aspettando solo di essere riscoperta.
Perché siamo noi che dobbiamo imparare a vederla di nuovo.