Franca Sozzani, anima creativa e visionaria

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In occasione del anniversario della scomparsa, ripercorriamo la storia della regina dell’editoria.

Quando si immaginano dei riccioli biondi, un sorriso da bambina ed una faccia da angelo, è impossibile non pensare a Franca Sozzani, direttrice e anima di Vogue Italia dal 1988 al 2016, con la quale il magazine “ha cambiato pelle e vocazione”. Grazie al suo modo pionieristico di vedere le cose, inventò un linguaggio visivo di forte impatto, comprensibile anche senza parole, rivoluzionando per sempre le sorti dell’editoria di moda.

La moda riflette la società del tempo

Da sempre, Franca rifiutava l’idea di limitarsi a raccontare la moda come un gioco superficiale fatto di luci e lustrini, e si compiaceva di ignorare le ricerche di mercato, seguendo solo il suo istinto. Fu geniale nel mettere la moda e lo stile al servizio di temi complessi e sensibili (decisamente ancora attuali) come il razzismo, l’anoressia, la crisi ambientale e la violenza contro le donne. Questo rese Vogue Italia una rivista di moda avanguardista e provocatoria. Alcuni ritenevano le sue cover offensive, altri le reputavano arte. Lei non le considerava tali, le definiva semplicemente come una presa di posizione. “Ad ogni numero, ero pronta ad essere licenziata” afferma nel suo documentario. D’altronde, la storia non viene fatta da chi segue le regole.

“Perché una rivista di moda non può parlare di ciò che sta accadendo nel mondo? I ricercatori di mercato dicono sempre: ‘Fai questo, fai quello’. Ho fatto l’esatto contrario di quello che mi hanno detto. Non credo che oggi una rivista di moda possa solo mostrarti gli abiti, e basta.”

Il rapporto con i fotografi

Rivoluzionaria a dire poco, perché da grande comunicatrice quale era, Franca capì molto presto che l’immagine, la fotografia, era un linguaggio molto forte per veicolare messaggi ben precisi. Anche nella scelta dei fotografi, ha sempre dimostrato un grande istinto: Paolo Roversi, Tim Walker, Bruce Weber, Peter Lindbergh e Steven Meisel, con il quale si creò un sodalizio durato 28 anni, fatto di tantissime cover uniche nel loro genere. Ognuno di loro con la propria identità, lasciati liberi di esprimersi grazie ad un vero rapporto di fiducia reciproca. Forse fu proprio questo il segreto del suo successo.

La sua prima copertina per Vogue

Una semplicissima camicia bianca di Gianfranco Ferrè su uno sfondo pulito fu la prima copertina di Franca Sozzani, fotografata proprio da Meisel e realizzata con un intento ben preciso, quello di lanciare un messaggio e cambiare il giornale. Aveva come headline “Il nuovo stile”, come un inizio immacolato. Lo statement era questo: ripartiamo da zero, rendiamo questo giornale meno commerciale, più indipendente dalla mera necessità di mettere in scena abiti e modelle.

E’ così che Franca Sozzani cominciò la sua carriera di direttrice di Vogue.

Gli editoriali più iconici

Makeover Madness (2005)

Una vera e propria satira sociale: un’esortazione a riflettere sugli eccessi e sui tabù legati all’abuso della chirurgia estetica e su quegli ideali distorti di bellezza irraggiungibile. Si denunciava, con un linguaggio tanto crudo quanto potente, una ricerca costante della perfezione, talvolta priva di consapevolezza. Bisturi, siringhe, ferri da sala operatoria e sedie a rotelle come unica soluzione ai segni del tempo. E ancora, modelle allungate sul tavolo operatorio pronte a ricevere botox, rinoplastica e liposuzione.

Make Love, Not War (2007)

Durante il periodo del conflitto in Iraq, Meisel scattava un portfolio di modelle sporche di fango, vestite con elmetti e circondate da soldati in una base militare. Vennero giudicate come “le immagini di moda più nauseantemente insipide di sempre” e lui stesso venne accusato di aver glamourizzato la guerra. Ma Meisel è incisivo, lui non romanticizza affatto.

Black Issue (2008)

Uno dei numeri più memorabili di Vogue. Un’edizione speciale nella quale, per la prima volta in tutto il mondo, erano state impiegate solo ed esclusivamente modelle e designer africani: tra i vari nomi Naomi Campbell, Chanel Iman, Jourdan Dunn, Tyra Banks Lya Kebede e Sessilee Lopez. Tutte le modelle sembravano delle dive di Hollywood, tanto che la richiesta divenne così grande da dover ricorrere a una seconda stampa del mensile. Oggi è diventato un vero pezzo da collezione.

Water & Oil (2010)

L’editoriale racconta uno dei peggiori disastri petroliferi di sempre: nell’ Aprile di quell’anno, al largo del Golfo del Messico, un geyser esplose durante la perforazione di un pozzo e per tre mesi sputò una devastante marea nera. La copertina, infatti, rappresenta una modella fotografata nelle vesti di un volatile ricoperto di petrolio, precipitato su un tratto di costa inquinato.

Il film

Durante la 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, venne presentato “Franca: Chaos and Creation”, un documentario realizzato dal figlio Francesco Carrozzini, a lei dedicato. È qualcosa di struggente, allegro e malinconico, in cui lei si racconta in maniera confidenziale. Consigliatissimo per tutti gli appassionati di moda.

L’omaggio da parte di Vogue IT

In occasione dei mitici 60 anni di Vogue Italia, esce un prezioso COFFEE TABLE BOOK chiamato “The dream”. È anche un omaggio alla libertà creativa di Franca Sozzani, indimenticabile inventrice di un modo diverso di raccontare la moda.

A distanza di anni dalla sua morte, l’eredità di Franca Sozzani continua a vivere non solo nei suoi editoriali e nelle sue copertine, ma anche nei suoi insegnamenti. E’ stata la massima interprete di un modo di fare giornalismo che racconta, ispira e invita alla riflessione, ricordandoci l’importanza di essere autentici, di celebrare la diversità e di guardare la bellezza nei suoi molteplici aspetti. E noi la ricorderemo per sempre come un’anima creativa e visionaria.

Foto: VogueItalia, GettyImage