Aerenica: il nuovo approccio al ready to wear di Nicole Cavallo

da | NEW DESIGNERS

Tutto lo scintillante mondo degli abiti da sposa raccontato con gli occhi della giovane imprenditrice Nicole Cavallo e il suo primo approccio al ready to wear con il nuovo brand Aerenica.

Nicole, una vita passata tra atelier da sposa e abiti di couture, come nasce l’idea di aprire un brand ready to wear?

La sposa è sempre stata il mio mondo, mi dispiaceva però che una realtà talmente bella fosse così poco presente nella vita delle donne. Ecco come nasce l’idea di Aerenica, un brand che accompagna le donne anche al di là del giorno del matrimonio.

Quanta couture c’è nel tuo ready to wear?

Tantissima, in questo momento lavoro ancora molto sulla sartorialità.

Cosa significa Aerenica?

Si tratta di una parola inventata. Volevo creare un progetto che non fosse troppo legato al mio personaggio. È l’unione di diverse parole. La A e la R stanno per Alessandra Rinaudo, mia mamma. Nica sta per Nicole Cavallo, E per il mio fidanzato. Ancora la A è mia sorella Aurora. Insomma volevo che nel nome ci fossero tutte le persone che, in un modo o in un altro, hanno contribuito alla genesi del brand.

Come mai la scelta di rimanere a Torino?

In quel momento, semplicemente ero lì. Lo trovo un posto molto elegante, con una bella storia e, in quel momento, mi sembrava il luogo giusto. Uno starting point, chiaramente il progetto è quello di espandersi il più possibile.

Aerenica-Nicole Cavallo

Quanto ha pesato la tua presenza sui social nella riuscita dei tuoi progetti?

Fondamentale. 

Come hai cominciato?

Devo dire la verità, un po’ per gioco. Facevo tutto quello che al tempo facevano le fashion blogger, ma con i vestiti da sposa. La mia fanbase così affezionata mi ha dato la tranquillità di lanciarmi in un  progetto come Aerenica. 

Parliamo di abiti da sposa, come è cambiata la percezione nel tempo?

C’è stata un’evoluzione incredibile. Le donne di oggi sono indipendenti e sicure di sé, gli abiti se li pagano da sole. Il matrimonio è diventato un evento mediatico a tutti gli effetti.

Ultimamente va di moda fare innumerevoli cambi d’abito ai matrimoni, cosa ne pensi?

Tutto nasce dai matrimoni delle celebrità, ad un certo punto è diventato quasi un obbligo. Molto donne si sentivano in dovere di farlo. Penso abbia senso solo se il matrimonio lo “richiede”, in caso contrario lo trovo inutile. Rischia quasi di far perdere all’abito da sposa quella specialità che lo contraddistingue. 

 L’abito da sposa è quel tipico vestito che compri, indossi, e parcheggi nell’armadio a vita. Come si approccia alla sostenibilità il mondo del wedding?


Non voglio essere ipocrita, L’abito da sposa, a livello di ciclo di vita, è il capo meno sostenibile. Si tratta di una questione culturale che difficilmente cambierà. Detto ciò ci sono molti modi per essere sostenibili. In primis la produzione, la filiera, i trasporti. Dopodichè abbiamo anche cominciato a realizzare abiti due pezzi che, spezzati, possono essere usati anche al di là del giorno della cerimonia.


Ma la generazione Z già compra abiti da sposa?

Assolutamente sì, le più grandi comprano, le più piccole sognano.

E cosa cercano le spose della Gen Z?

Vogliono abiti unici e personalizzabili. Non cercano la tendenza, vogliono mettere del proprio nel loro giorno speciale, a partire dall’abito. 

Quali sono le situazioni più strane che ti sono capitate?

Beh rimanendo in contatto con la sposa per tanto tempo succede di tutto. Da quella che rimane incinta a quella che si lascia con il futuro marito.

Consiglieresti ad un giovane di aprire un proprio brand?

Non subito e non a caso. Per aprire un brand bisogna avere una visione precisa ed un’idea chiara. Ma soprattutto prima bisogna fare esperienza, se no vieni facilmente fagocitato da ciò che ti gira intorno.