Il cantico della noia 

da | LIFESTYLE

La noia, sentimento che un tempo, era quasi da considerarsi un lusso.

Un momento raro che scandiva il tempo tra un dovere e l’altro. 

Oggi invece, sembra essere il sottofondo costante delle nostre vite. La società del “tutto e subito” ci ha saturati di stimoli e possibilità, ma paradossalmente ci ha resi involucri di una realtà svuotata della sua essenza.

Perché annoiarsi oggi, non significa più non avere nulla da fare. Al contrario, significa essere immersi in un mare di alternative che, non sembrano mai essere abbastanza. 

Oggi a scandire le nostre giornate, abbiamo Netflix la sera, Spotify sotto la doccia, TikTok sul divano, Instagram sui mezzi. Mille distrazioni a portata di click, eppure sbuffiamo, scrolliamo, cerchiamo senza trovare mai la risposta. 

È la noia della new generation, quella repressa, che non ti permette di restare fermo a guardare il soffitto, ma ti spinge inesorabilmente, alla ricerca costante di qualcosa di nuovo, qualcosa, che non arriva mai.

Come diceva Oscar Wilde: 

“l’insoddisfazione è il primo passo nel progresso dell’uomo” 

insomma, Il famoso “mal di vivere”…

E qui, in questo panorama desolante, si inserisce la discoteca. Quella che un tempo era un antidoto perfetto contro la noia, un luogo dove si spegneva la mente e si accendevano i sogni. 

Oggi, invece, sembra aver perso il suo posto nel mondo. Non perché sia cambiata lei, ma perché sono cambiate le nostre esigenze.

Guardatele, queste discoteche. Guardatele bene, perché quello che una volta era un regno di luci sfavillanti, cocktail e corpi vicini, oggi sembra l’eco di un mondo che non esiste più. 

I muri sbiaditi, le piste vuote. La musica che rimbalza contro un vuoto fisico e morale. Un tempo si entrava lì dentro con l’urgenza di vivere, di consumarsi, di bruciare tutto in una notte. 

Oggi, invece, i ragazzi, i giovani che avrebbero dovuto ereditare quell’impeto, si trascinano annoiati, come se tutto fosse già stato visto, già provato, già postato.

Dicono che siamo alla fine di un’epoca. Noi diciamo che siamo giunti alla fine di un’idea. L’idea che il divertimento fosse una celebrazione, una rivolta, un’esplosione. 

La discoteca non era semplicemente un “luogo”. Era come per pinocchio “il paese dei balocchi” oppure come per Peter Pan “L’isola che non c’è”.

Per noi? beh, per noi era un fottuto rituale. 

Ci si preparava come soldati prima della battaglia: i vestiti, il trucco, i soldi contati per un drink, le scarpe scomode che, però, avrebbero resistito fino all’alba. 

E poi quella sensazione, la sensazione di essere parte di qualcosa di più grande: la tribù, la musica, il ritmo che ti entrava nelle viscere e ti martellava nelle orecchie.

Oggi? Oggi i giovani sbadigliano davanti a tutto questo. “Troppa fatica”, ti dicono. “Non c’è niente di nuovo”. Si nascondono dietro agli schermi, nei loro spazi virtuali. La musica non la sentono più con il corpo, la scrollano con il pollice. Parlano di esperienze, ma, sono quelle esperienze che non sporcheranno mai le loro scarpe e non suderanno mai le loro camicie. 

È tutto freddo, tutto filtrato, tutto distante.

Ci chiediamo: è colpa loro o è colpa nostra? Forse abbiamo esagerato noi. Noi, quelli che venivano prima. 

Abbiamo saturato tutto: la musica, le luci, le mode. Abbiamo alzato il volume fino a romperlo, fino a rendere impossibile sorprendere ancora. O forse, semplicemente, il mondo è cambiato.

Perché oggi, quello che conta non è esserci, ma mostrarlo. Non è importante il momento, ma lo storytelling. 

Le discoteche, che vivevano del “qui e ora”, sono morte in un’epoca in cui il “qui e ora” non interessa più a nessuno. 

Ciò che importa è la foto, la storia su Instagram, il TikTok che dura dieci secondi. Dieci secondi di gloria per una generazione che non si concede nemmeno il tempo di una sigaretta, figurarsi una notte intera.

E allora ci chiediamo, con un filo di nostalgia e un pizzico di rabbia: che fine farà il mondo senza i luoghi dove si suda, si ride e si vive? Dove si inciampa, si litiga, ci si bacia? 

La noia, questo cantico della noia, che sembra aver contagiato tutto, è davvero il futuro? O è solo una parentesi, un momento di transito verso qualcosa di nuovo che ancora non osiamo immaginare?

Non lo sappiamo. Sappiamo solo che mentre scriviamo questo – da noi auto definito – cantico, ripensiamo, nostalgicamente, a quelle notti che non torneranno più. 

Alle luci stroboscopiche, al basso che ti martella le costole, alle facce sconosciute che diventavano improvvisamente amici, nemici e, se eri fortunata, amori. 

Il vero problema odierno, non è che le discoteche stanno morendo. Il vero problema è che i ragazzi, non sanno più ballare.

Di Francesca Soba e Camilla Milani

Foto: Pinterest