Lisbona: il nuovo singolo di SINISI

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Cantautore e autore televisivo, Sinisi torna a emozionare con “Lisbona”, il nuovo singolo uscito venerdì 13 dicembre (distribuito da ADA Music Italy). La sua musica vive di nostalgia, malinconia e introspezione. Sinisi, che ha lavorato anche come autore in produzioni televisive di successo come “La Corrida” e “Italia’s Got Talent”, si è distinto fin dagli esordi, conquistando il “Premio Musicarte 2006” e proseguendo il suo percorso artistico con collaborazioni con produttori affermati. Ora l’attesa è per il suo prossimo progetto discografico, nel quale confermerà la sua maturità di cantautore e la capacità di toccare le corde più intime dell’ascoltatore.

Per chi ancora non ti conosce a fondo, come descriveresti Giuseppe Sinisi in poche parole? 

Mi sono sempre definito un eterno sognatore. Fin da piccolo, ho avuto mille sogni, soprattutto legati alla musica e al mondo della televisione. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli che la vita può mettere davanti, ho sempre cercato di rincorrerli. La passione per la musica è innata in me. Ricordo che da bambino guardavo Superclassifica Show, seguivo tutti i cantanti, imparavo le canzoni a memoria e cantavo con una spazzola in mano, come fosse un microfono. Quando mi sono fatto regalare il “Canta Tu”, cantavo brani che, ripensandoci oggi, non erano proprio adatti a un bambino. Amavo Mina, Battisti… forse a sei anni avrei dovuto ascoltare Cristina D’Avena, ma evidentemente ero già molto introspettivo. Ho iniziato a prendere le prime lezioni di canto di nascosto da mio padre, perché temevo che potesse considerare la mia passione inutile. In realtà, non è mai stato così, ma all’epoca avevo quella paura. Poi, nel 2006, è arrivata una delle prime esperienze indimenticabili: il mio primo concorso. Ho cantato A te di Battisti, ero con i miei amici. Dopo l’esibizione, aspettavo dietro le quinte quando ho iniziato a sentire gli sguardi di tutti puntati su di me. Non capivo il perché, fino a quando non ho scoperto di essere il vincitore! È stata un’esperienza bellissima, piena di emozioni.

Nel 2010, quasi per gioco, ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni. Ma, in realtà, sentivo dentro di me il bisogno di mettere su carta qualcosa che mi rappresentasse. La musica, da allora, è diventata sempre di più il filo conduttore della mia vita.

Venerdì 13 è uscito il tuo nuovo singolo “Lisbona”, è un brano che parla di nostalgia e di un amore che vive nei ricordi. Da dove nasce l’ispirazione per questo brano? 

Lisbona è un ricordo molto personale. L’ho visitata qualche anno fa, in un momento particolarmente felice della mia vita, per me rappresenta il simbolo di un periodo unico e irripetibile. È una città legata al concetto di saudade, quella parola portoghese così difficile da tradurre che esprime una malinconia profonda e dolce, una nostalgia per qualcosa di bello che non tornerà più. Ed è proprio questo il fulcro della mia canzone, il cuore del brano. Lisbona, per me, è cara proprio per questo, è una città che diventa lo sfondo perfetto, la scenografia ideale per raccontare le emozioni che ho voluto mettere in musica. 

Per accompagnare il brano, abbiamo realizzato anche un videoclip, diretto da Andrew Superview, il nome d’arte del regista. È stato girato a Ostia e il nostro obiettivo era far rivivere, attraverso le immagini, quello che racconto nella canzone. Abbiamo cercato di rendere visivamente quella malinconia di cui parlo, per far sì che arrivi a chi ascolta non solo con le parole ma anche attraverso l’atmosfera evocata nel video.

La tua musica tocca corde emotive profonde ma spesso i brani più̀ ascoltati oggi sono quelli che puntano su ritmi accattivanti e testi leggeri. Vedi questo disallineamento (con il mercato) come un punto a favore o come un ostacolo?

Non mi vergogno a parlare d’amore nelle mie canzoni, andando un po’ fuori da certe richieste di mercato. Per me, la musica è arte, creatività, ciascuno porta con sé un bagaglio di esperienze e punti di riferimento. Nel mio caso, l’amore e la nostalgia sono temi che sento profondamente miei. La nostalgia, in particolare, è una parte di me e inserirla nelle canzoni mi viene naturale. Sono sempre stato attratto dalle canzoni introspettive. Mina e Battisti sono stati dei grandi maestri per me, perché mettevano al centro il testo, dando significato a ogni parola. Anch’io cerco di fare lo stesso, scrivo quello che sento ma con l’obiettivo di andare oltre il banale, offrendo a chi ascolta un punto di vista nuovo. Per me, è fondamentale che le persone si riconoscano in quello che racconto. Cerco di essere il più autentico possibile, sperando che la mia musica riesca a toccare corde profonde in chi mi ascolta.

Stai lavorando al tuo primo disco di inediti con Flavio Cangialosi. Puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci da questo progetto?

È un concept album e ci tengo a sottolinearlo perché oggi progetti di questo tipo sono sempre più rari. Oggi la musica è spesso veloce, si punta sui singoli, mentre io ho voluto creare qualcosa che fosse unito da un filo conduttore, come si faceva una volta. Ogni canzone dell’album è legata da una tematica comune: l’amore, esplorato in tutte le sue sfaccettature. Il tema centrale è la vulnerabilità dell’amore, raccontata nelle sue varie forme. Lisbona è solo un tassello di questo progetto più grande, un capitolo di un racconto più ampio. Anche a livello musicale, l’album è molto vario: ci sono ballad, influenze hindi, ma anche tanto spazio per i suoni anni ’80. Quel sound mi piace tantissimo, non solo per il suo carattere nostalgico ma perché sono musiche che ancora oggi riescono a lasciare il segno. La nostalgia e la malinconia, che sono una parte importante di me, si riflettono anche in queste scelte sonore. Per me, questo album è un modo per unire ciò che amo alla volontà di raccontare qualcosa di autentico e profondo.

Hai esordito giovanissimo nel 2006 ma il tuo percorso musicale sembra aver avuto lunghe pause tra un progetto e l’altro. Cos’è successo in quei momenti di silenzio artistico? 

Per me, la musica è sempre stata un mezzo di espressione. Scrivo canzoni solo quando sento davvero il bisogno di comunicare qualcosa. Ci sono stati periodi lunghi tra un inedito e l’altro, perché il mio lavoro principale, che è molto totalizzante, mi ha spesso tenuto occupato. Il mio lavoro è un’altra mia passione: la televisione e questo non mi ha permesso di dedicarmi completamente alla musica. Ogni brano che ho scritto, però, ha rappresentato un passo avanti nella mia esperienza. Ho cercato di migliorarmi, di curare sempre di più i testi e di affrontare tematiche diverse. Il progetto su cui ho lavorato per anni è sicuramente più maturo rispetto ai miei lavori precedenti: c’è stata una grande ricerca, sia nella scrittura sia nella creazione di una sonorità che mi rispecchiasse appieno. Oggi, Lisbona è la canzone che più mi rappresenta. Chi la ascolta può riconoscermi in ogni dettaglio: nei sentimenti che esprime, nel modo di pensare e vivere le cose. È il riflesso di chi sono adesso, e ascoltarla significa conoscere davvero una parte profonda di me.

Hai nominato un’altra tua grande passione, quella per la televisione. Hai lavorato in programmi di grande successo come “La Corrida” e “Italia’s Got Talent”. In che modo questa esperienza influenza il tuo approccio alla scrittura musicale? 

La creatività è il filo conduttore che unisce i miei percorsi, sia nella musica che nel lavoro che faccio con i casting e le interviste. Quando intervisto qualcuno, cerco di andare in profondità, di scavare e tirare fuori il meglio della persona che ho davanti. Lo stesso approccio lo porto nella musica: cerco di esplorare le mie sensazioni e i miei ricordi, per trasformarli in qualcosa di universale attraverso le canzoni. Voglio che chiunque possa ritrovarsi nelle emozioni che racconto, rendendole non solo mie, ma anche di chi ascolta.

Quando dai al mondo, attraverso la musica, una parte così intima di te, ti senti vulnerabile? 

Sì. Quando lavoro a un brano in sala d’incisione, non ci penso troppo, sono concentrato sulla musica ma nel momento in cui inizio a condividerlo, a farlo ascoltare agli altri, mi sento un po’ nudo. Scrivere di certi sentimenti è inevitabilmente un mettersi a nudo, ed è normale che arrivi una sana ansia. Non sai mai dove e come il tuo messaggio potrà arrivare ma penso che sia giusto così. Fa parte del processo e, in fondo, è proprio questo che rende autentica la condivisione della musica.

Oltre gli anni ’80, ci sono artisti o generi musicali che ti hanno ispirato maggiormente?

La musica italiana ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita. Negli anni ’80 sono cresciuto ascoltando Battisti e Mina, mentre negli anni ’90 artisti come Ramazzotti, Laura Pausini e Giorgia hanno segnato il mio percorso musicale. Ho ascoltato molto anche i Thegiornalisti e Tommaso Paradiso. Sono molto legato alla musica italiana ma non mancano influenze straniere nei miei ascolti, come i Coldplay, che apprezzo moltissimo. Anche se mi ritrovo di più nella musica italiana, credo che queste contaminazioni arricchiscano il mio modo di vivere e creare musica.

Oggi invece, se potessi scegliere un artista, italiano o internazionale, con cui collaborare per il tuo disco di inediti, chi sarebbe?

Fino a qualche tempo fa avrei risposto “Mina” senza esitazioni. Oggi, invece, mi piacerebbe moltissimo collaborare con Malika, perché trovo che sia un’artista estremamente profonda, eclettica e introspettiva. Amo la sua voce, il suo modo di raccontare le cose e il suo percorso artistico. È qualcuno con cui mi piacerebbe davvero poter lavorare in futuro.

Quale consiglio daresti ai giovani che leggeranno questa intervista e sognano di intraprendere una carriera nella musica?

Se dovessi dare un consiglio, direi di non aver paura di esporsi, di smettere di chiedersi continuamente “lo faccio o non lo faccio?” e di agire. Non bisogna fare musica o arte alla ricerca del successo o della fama, perché così si uccide la creatività. L’importante è farlo per il puro desiderio di esprimersi, per sentirsi bene e realizzati. È un consiglio sincero e spassionato.