Il Giappone dei venditori di fiori: Hanuri. Attraverso lo sguardo dell’artista Linda Fregni Nagler.
Ci sono luoghi dove il tempo rallenta, dove la memoria si veste di seta e il passato ritorna con la delicatezza di un fiore. Questo accade al MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino, che ospita la mostra Hanauri. Una celebrazione silenziosa di immagini e storie, dove il Giappone antico si intreccia con l’arte contemporanea per ricordarci la bellezza dell’effimero.
Fotografie
Ogni fotografia esposta è come una poesia in bianco e nero: sono frammenti della Yokohama Shashin, una scuola fotografica che, tra il 1860 e il 1910, ha immortalato il Giappone in un momento di profondo cambiamento. Sono immagini che, per la prima volta, lasciano gli archivi per rivivere sotto una nuova luce, stampate e reinterpretate da Linda Fregni Nagler con una tecnica che richiama l’antica arte della xilografia giapponese.
L’obiettivo non è solo quello di mostrarle, ma di restituirle alla loro dimensione originaria, come se ogni stampa fosse un haiku, un piccolo scrigno di significati nascosti.
Chi sono?
Ma chi sono i protagonisti di queste immagini? Sono i venditori di fiori, gli Hanauri, figure quasi mitologiche che percorrevano le strade del Giappone offrendo non solo fiori, ma frammenti di bellezza e colore in un’epoca grigia. La mostra è un tributo a questa categoria poco celebrata, raccontandone le storie attraverso l’obiettivo della fotografia e delle stampe. Accanto a queste, però, c’è un dialogo sottile con altre opere: preziosi kimono provenienti da Palazzo Madama, tessuti kesa e kakemono, che ampliano il tema del floreale in nuove forme, rendendo visibile un Giappone che vive nei dettagli.
Immagini trasformate
Linda Fregni Nagler, artista di origini italiane, non si limita a esporre immagini. Lei le interroga, le trasforma, le riconsegna al mondo con una freschezza nuova. È come se ogni fotografia fosse una lettera scritta dal passato e lei, con la sua sensibilità, ne fosse la traduttrice.
La sua opera non è solo una ricerca estetica, ma un atto d’amore verso la storia della fotografia e la sua capacità di fermare l’effimero. E questo è evidente anche nella delicatezza con cui presenta 26 album antichi appartenenti alle collezioni del MAO: un archivio che non è solo testimonianza, ma sogno condiviso.
Eppure, Hanauri non è solo uno sguardo sul passato. Si inserisce in un dialogo più ampio che il MAO sta costruendo attraverso il progetto #MAOmetemporesente. Un’iniziativa che vuole intrecciare l’arte contemporanea con il patrimonio storico del museo. È come se il passato e il presente si incontrassero su un ponte fatto di immagini, tessuti e gesti che resistono al tempo.
Assaggio di cultura giapponese
C’è anche una piccola sorpresa per gli amanti della cultura giapponese. Le armature giapponesi della collezione del MAO saranno sottoposte a un restauro conservativo. E a partire dal gennaio 2025, si permetterà al pubblico di osservare da vicino la fragilità e la forza di queste opere.
Alla fine, Hanauri ci ricorda che ogni immagine è un viaggio, un varco verso mondi che non conosciamo ma che possiamo intuire. Linda Fregni Nagler ci accompagna in questo viaggio con la grazia di chi sa ascoltare il passato, trasformandolo in qualcosa di vivo.
Qualcosa che ci riguarda.
E allora, davanti a quelle fotografie, ci scopriamo anche noi venditori di fiori. Cercatori di bellezza, portatori di luce in un mondo che, a volte, sembra aver dimenticato il linguaggio segreto dei fiori.
Informazioni utili
La mostra è visitabile, presso il MAO di Torino, dal 4 dicembre fino al 4 maggio 2025.
Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.
Photocredits: MAO press office