La prostituzione è diventata in molti posti un lavoro come un altro. Il Belgio ha introdotto una legge che consente ai lavoratori del sesso di avere contratti regolari con ferie e malattia
Basta dire la frase “il mestiere più antico del mondo”, che qualsiasi boomer, Gen X e forse anche qualche Millennial ha già in mente la parola prostituzione.
Questo concetto ha preso piede solo dopo che lo scrittore Rudyard Kipling utilizzò questa espressione in un testo scritto nel 1888 (In Black and White). Nella sua “innocenza”, di certo non avrebbe immaginato che sarebbe diventata un’espressione utilizzata ancora oggi in tutto il mondo. Lo seguirono poi altri che scrissero libri intitolati “La professione più antica del mondo, la prostituzione” (William J. Robinson), “Storia del mestiere più antico del mondo” (Joseph McCabe). E così nacque questo detto.
La prostituzione per la GenZ non è più un tabù
Diverso, invece, è per un Gen Z. Sarà perché per noi la prostituzione non è più un tabù e alla fine siamo abituati a considerarlo un vero e proprio lavoro come un altro (e ci tengo a sottolineare la parola lavoro); in ogni caso cosa c’è di male? Ognuno ha le sue ambizioni.
In Olanda, per esempio, sono già molto avanti rispetto al resto dell’Europa. Secondo la legge olandese i lavoratori e le lavoratrici del sesso sono considerati lavoratori al pari degli altri, con ruolo di libero professionista o impiegato. Infatti, non c’è da stupirsi se pagano le tasse o se in caso di dimissioni volontarie hanno diritto alla disoccupazione.
Nei Paesi Bassi la prostituzione è legale dal 1911. Però, nonostante siano considerati lavoratori a tutti gli effetti, non ci sono ancora veri e propri contratti.
Il primo paese al mondo che si impegna per sdoganare una volta per tutte la questione è il Belgio, che pochi giorni fa ha introdotto una legge che consente ai lavoratori del sesso di avere contratti regolari con ferie e malattia. Finalmente oserei dire.
La discussione sulla regolamentazione di questo settore è sorta ai tempi della pandemia, quando “Tutti i settori dovevano essere chiusi e tutti hanno avuto diritto ad un risarcimento da parte del governo. Tutti tranne il settore del lavoro sessuale”, ha spiegato Daan Bauwens, capo del sindacato belga delle sex workers Utsopi.
Belgio: promotore di una rivoluzione sociale
L’obiettivo di questa legge, infatti, è contrastare i fenomeni di abusi e sfruttamento dei sex workers, tutelando i lavoratori in termini di orari, di retribuzione equa e di pensione.
Entrata in vigore domenica 1 dicembre 2024, ma approvata già a maggio scorso, permette a tutti gli operatori del settore di accedere all’assistenza sanitaria statale, prendere un congedo di maternità, aver diritto ai giorni di malattia retribuiti e ai contributi per la pensione. C’è inoltre la tutela dal rischio del licenziamento senza preavviso.
Chiaramente ci sono dei vincoli: la legge prevede che i datori di lavoro dovranno essere in possesso di una licenza, ottenuta solo a determinate condizioni; per esempio, essi non dovranno essere stati condannati per reati gravi come omicidio, tratta di esseri umani, furto o frode.
Ma la cosa più importante è che garantiscano un ambiente di lavoro sicuro. Ogni lavoratrice di strada e non, dovrà avere un pulsante di emergenza mobile per allertare “un consulente di fiducia” (Così recita la legge). Inoltre, dovranno fornire lenzuola pulite, preservativi e altri articoli per esercitare l’attività in sicurezza.
Ci sono anche requisiti per i sex workers: essere maggiorenni, oltre al divieto di lavorare in questo settore se si è studenti o studentesse; è escluso anche il lavoro flessibile o occasionale.
Altro punto fondamentale: le prostitute hanno anche il diritto di rifiutare un partner o atti sessuali e di interromperli; oppure compierli ma solo alle loro condizioni.
L’Unione belga delle lavoratrici del sesso ha descritto la legge come “un enorme passo avanti, che pone fine alla discriminazione legale contro le lavoratrici del sesso”.
Perché dire no?
Ovviamente c’è chi è contrario e mira ad abolirla del tutto. Coloro che dicono No alla prostituzione ritengono che sia una violazione dei diritti delle donne; sostengono che in questo modo non si raggiungerà mai la parità fra i sessi, ma soprattutto che pensano sia meglio reprimerla, perché forse credono che prima o poi questo “fenomeno” sparirà… ?!
«Il mestiere più vecchio del mondo in realtà è la discriminazione più antica del mondo. Nella società moderna, che ha come obiettivo la parità di genere, la prostituzione non può più essere considerata un istituto necessario al buon funzionamento della società» ha detto Donatella Martini, presidente di “Donne in Quota”.
Ma la cosa su cui forse non abbiamo ragionato bene è che tutte queste sanzioni e abolizioni hanno portato la prostituzione e le prostitute in aree nascoste e più pericolose della città, dove non c’è controllo né sicurezza.
L’importanza della tutela
Ormai non ci scandalizziamo più di nulla, molte cameriere oggi sono pagate cinque euro all’ora (Un’assurdità), ma ormai siamo abituati e non ci tocca neanche più. Ma allora perché dovrebbe turbarci il fatto che delle donne e degli uomini siano pagati, abbiano un vero contratto e siano tutelati dallo stato nell’esercitare la loro professione?!
Nel 2022, nel noto Quartiere a luci rosse (De Wallen), secondo il governo, sono state aggiunte le tende alle famose vetrine per tutelare le sex workers dal turismo molesto. Ma sono state proprio queste ultime ad esprimere il loro dissenso. Le tende sono state viste come una minaccia verso la loro sicurezza, in quanto senza è possibile rendersi conto se il cliente che si avvicina potrebbe rappresentare un pericolo per la loro incolumità (come nel caso di un ubriaco). Vedete quanto la regolamentazione, la tutela e la comunicazione con i lavoratori di questo settore sono fondamentali?
La prostituzione è sempre esistita… i matrimoni combinati di un tempo, ( nel mondo purtroppo esistono ancora ) potrebbero essere visti come una sorta di “prostituzione”. Obbligare un giovane donna, o addirittura adolescente, a sposare una persona mai vista prima e costringerla ad avere rapporti sessuali per procreare non vi sembra prostituzione forzata?
Oppure un tempo c’erano dei culti che sostenevano la prostituzione, non solo delle donne, ma anche degli uomini; già nell’antica Grecia, in particolare nella società ateniese, nacquero le prime case di tolleranza, sotto la guida di Solone, definito il padre della democrazia.
E anche nell’antica Roma era la stessa cosa. C’erano bordelli per la plebe, mentre per i più ricchi i luoghi d’usanza erano terme, osterie e sotto gli archi di edifici pubblici.
Un cambiamento per fare la differenza
La prostituzione è sempre esistita e sempre esiterà. Si nasconderà nelle retrovie, rimarrà nell’ombra e a causa di questa mancanza di controllo e regolamentazione, è scontato che rimarrà sempre una minaccia, se nulla cambierà. Quindi perché non renderla legale, non tutelarla e gestirla al fine di far cambiare la concezione che ne deriva?
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