Con l’introduzione di nuovi materiali, di un possibile continuo riciclo e una sfrenata possibilità di personalizzazione, la stampa 3D si inserisce nel mondo della moda a gamba tesa: nascono, continuamente, modelli originali e sostenibili.
Sono diverse le realtà che si interconnettono con la moda, una delle più proficue e dai risultati più interessanti è la tecnologia. Ovviamente nessuno può negare il grande sviluppo tecnologico che abbiamo vissuto anche solo negli ultimi 40 anni e ogni piccola scoperta ha dato vita a grandi idee e innovazioni. Le aziende, come è giusto che sia, hanno sfruttato i continui rinnovamenti tecnologici e hanno dato vita a idee sempre più originali e interessanti. Questo lo ha fatto anche Nike al ComplexCon di quest’anno, presentando quello che lo stesso marchio definisce un’anteprima sul futuro di innovazione, cultura e sport. Il tutto grazie alla stampa 3D.
Nike ha reinventato il modello Air Max 1: nasce la Air Max 1000 stampata interamente in 3D.
Il modello presenta una nuova silhouette che è stata prodotta in collaborazione con Zellerfeld, una compagnia tecnologica che produce scarpe 3D. La scarpa è stata presentata al ComplexCon, un festival annuale che prevede concerti, mostre tematiche e gruppi di discussione tra artisti, designer, musicisti e stilisti di spessore. Quest’anno il festival si è tenuto a Las Vegas e per l’occasione Nike ha deciso di proporre, oltre alla scarpa, esperienze coinvolgenti ed esclusive in pieno stile con la città più grande del Nevada.
Gli occhi, comunque, erano tutti puntati sulla nuova interpretazione di Nike Air, dalla tecnologia fluida, riconoscibile e sempre pronta a cambiare ed essere reinventata. Il design è ispirato a quello delle Air Max 1, il primo modello con cuscinetto d’aria visibile nell’intersuola del tallone, lanciato sul mercato nel 1987. Questa nuova versione presenta una combinazione di strati dalla densità e dalla texture diverse. Da una suola solida e sostenuta, a una calzata più flessibile e confortevole.
Nasce una scarpa comoda e super pratica da indossare, che si differenzia dal modello originale per l’assenza totale di lacci.
Ma la tecnologia non si ferma certo alla chiusura. Con Zellerfeld, Nike ha realizzato un design sagomato assolutamente unico per le Air Max 1000. Un design davvero originale, che con il metodo di produzione tradizionale non sarebbe stato possibile realizzare. Infatti, ogni elemento della scarpa è stampato in 3D, tranne il famoso cuscinetto d’aria.
Le scarpe non sono ancora state presentate sul mercato e quindi non sono disponibili per l’acquisto, ma qualche fortunato sneakerhead è riuscito a metterci “i piedi dentro”. Eh sì, perché Nike durante il ComplexCon ha messo in palio 1000 paia delle sue nuove sneaker, per i partecipanti del festival.
Per Nike questo non è il primo rodeo in 3D: nel 2017 lancia le VaporFly Elite Flyprint.
Anche questo, un modello di scarpe in un materiale più leggero e traspirante, definito come la prima tomaia tessile stampata in 3D, inserita in una calzatura performante. Da questo primo modello, però, le Air Max 1000 presentano un quantitativo maggiore di elementi stampati in 3D.
Proprio questa particolarità dimostra qual è la direzione verso cui si sta indirizzando il settore della produzione di accessori sportivi, gioielli e della moda in generale.
Già nel 2011 si parlava di abiti fatti con la stampante 3D, grazie alla moda all’avanguardia di Iris Van Herpen.
I suoi modelli vengono inclusi dal Time Magazine nelle 50 migliori invenzioni dell’anno e la stilista porta in passerelle veri e propri modelli di innovazione tecnologica e originalità stilistica.
Nel 2013 corsetti, copricapi e anche scarpe, vengono presentati a Londra. Il secondo anno di sfilate pensate per presentare oggetti fashion stampati in 3D. Joshua Demonte porta un capo interattivo da poggiare sulle spalle. Durant Lantink presenta delle scarpe vertiginose. Igor knezevic, invece, sinuosi accessori.
Nello stesso anno si parlava di una stampate 3D in grado di creare nuovi abiti riciclando quelli usati. Un’invenzione di Joshua Harris che propone l’idea durante l’Electrolux Lab, un concorso di progettazione in cui arriva in semifinale.
Inizialmente concepita come un apparecchio a parete personale, può essere anche collegata elettronicamente a stilisti e aziende di abbigliamento.
Nell’idea originale proprio gli stilisti e i marchi di moda avrebbero potuto vendere i loro disegni digitali da stampare immediatamente a casa propria. Una vecchia t-shirt diventa la cartuccia per stampare un capo tutto nuovo. All’interno della stampante i vecchi abiti inseriti vengono fatti a pezzi, letteralmente, poi suddivisi filo per filo e successivamente predisposti per il riutilizzo.
L’idea della stampante non nasce a caso, infatti l’interrogativo che il concorso del 2013 poneva era quello di trovare una soluzione per far fronte alla rapida urbanizzazione della popolazione, con i drastici cambiamenti che avrebbe subito il nostro modo di vivere entro il 2050. Beh, che dire…ci avevano visto davvero lungo. La stampante però, ahimè, è rimasta un progetto, ma dalla giusta filosofia. Quella di favorire una produzione di abbigliamento in casa, riducendo gli abiti gettati e anche l’acquisto di nuovi modelli.
Nel 2019, durante la settimana della moda di New York, Stratasys presenta una nuova tecnica sviluppata: la stampa 3D direttamente sul tessuto, al posto della stampa di elementi in 3D da poi applicare al vestito in un secondo momento. Pensando alla morfologia dei colori e a come viene filtrata la luce delle ali degli insetti, l’effetto visivo fatto di sfumature e profondità viene ottenuto stampando in 3D fotopolimeri direttamente sul tessuto di poliestere.
In italia XYZBAG si dedica alla produzione e alla personalizzazione di borse stampate in 3D.
Con l’acquisto di ogni borsa, il cliente deve decidere tra diverse opzioni di design basate su 3 prodotti diversi. Scelto il modello il disegno sarà realizzato in un software CAD. La CEO dell’azienda torinese racconta di come la stampa 3D fornisca grandi vantaggi al mondo della moda, dando una più grande libertà di progettazione e anche di personalizzazione.
La stampa 3D è davvero utile sopratutto nella visione di un mondo migliore, senza sprechi e più ecosostenibile. Per esempio, lo studio di design ZER Collection utilizza diversi processi di produzione digitale per sviluppare i suoi capi. Utilizzando una stampante 3D con filamenti flessibili e biodegradabili danno vita ai loro capi originali. Utilizzano anche una macchina da ricamo industriale che permette di creare capi senza cuciture o sprechi.
Ma la stampa 3D è effettivamente ecosostenibile? La risposta è sì.
La stampa 3D rappresenta per davvero un metodo di produzione più sostenibile, prendendosi un ruolo da protagonista nella terza rivoluzione industriale.
Questo metodo innovativo offre soluzioni ecosostenibili che implicano un aumento dell’efficienza produttiva e logistica che rispetta alla grande l’ambiente. In un momento storico in cui le aziende non possono permettersi di pensare il proprio ciclo produttivo senza pensare all’ambiente, l’innovazione della stampa 3D è fondamentale.
Questo metodo di stampa ha da subito fornito soluzioni concrete ed efficaci per combattere le emissioni di CO2, grosso problema nella produzione in generale. Migliora anche l’apporto di consumi energetici abbassandoli, riducendo gli sprechi e riducendo anche gli spostamenti legati al trasporto dei materiali. Oltre ad introdurre l’uso di materiali innovativi, sostenibili e riciclabili.
La cosa più bella è che oggi le stampanti 3D sono uno strumento sempre più accessibile e i loro utilizzi sempre più numerosi, rappresentando una vera e propria soluzione dalla grande portata ecologica e rivoluzionaria.
Oltre all’aspetto ecosostenibile, fondamentale nel settore della moda, qualitativamente la stampa 3D nel fashion dà modo di creare forme e modelli impensabili per la tradizione.
Il fashion printing, termine che descrive l’atto di stampare oggetti e abiti “della moda”, racconta il perchè del sempre più grande utilizzo della stampa 3D nel settore. Uno dei grandi motivi è la enorme libertà di sperimentazione creativa che questo metodo mette a disposizione. Le nuove tecnologie, infatti, permettono di creare cose come tessuti, design e materiali che prima non si pensava di poter utilizzare o creare.
Per quanto riguarda i tessuti, ad esempio, nascono nuove strutture ad incastro con maglie rigide o semi-rigide, elementi complessi che combinati assieme realizzano dei capi da una nuova e originale vestibilità. La bidimensionalità di un abito tradizionale non sarebbe replicabile senza filatura, la stampa 3D dà così vita a nuove complessità che non sarebbe possibile riprodurre senza, o almeno non mantenendo la propria flessibilità e libertà di movimento.
Ma ancora: le geometrie innovative e le colorazioni originalissime dalle millemila possibilità di toni. Caratteristiche che nel mondo dell’accessorio sono sfruttate alla stra-grande. Qui si inserisce anche l’utilizzo di nuovi materiali innovativi che rendono un qualcosa non solo bello, ma anche resistente e duraturo, personalizzabile e pronto ad essere amato alla follia.
Parliamo quindi della creazione di prodotti di qualità a costi contenuti, dando la possibilità di creare non solo ai grandi marchi, ma anche alle realtà piccole e locali, capaci di dare un tocco di artigianalità al prodotto finito.
Ritorniamo a parlare di sostenibilità e di economia circolare, pensando a un sistema in cui si estrae, si produce e si consuma seguendo criteri di reimpiego e trasformazione continua. Ecco che nascono start-up che dalle eccedenze della filiera agricola danno vita a nuovi materiali destinati all’additive manifacturing. Termoplastici speciali di derivazione vegetale, come scarti di canapa e agrumi. Questi vengono utilizzati per la produzione di filamenti pensati per la stampa 3D.
Ecco perchè, ancora una volta, la tecnologia diventa un elemento fondamentale per la crescita di industrie come quella della moda. Realtà che soffre da sempre il peso della tradizione, dei canoni e dello spreco ambientale. Aprirsi alle possibilità della tecnologia, come con la stampa 3D, permette di aggirare i grandi problemi della moda, apprezzandone ancora di più i nuovi (e vecchi) lati positivi. Enjoy the change!