Una 22enne siciliana ha perso la vita durante un intervento di rinoplastica. Che ruolo ha la chirurgia estetica per la generazione Z, ne vale davvero la pena?
Triste la scomparsa della 22enne Agata Margaret Spada. La ragazza, originaria di Lentini, ha perso la vita dopo tre giorni di coma conseguenti ad un intervreento di rinoplastica in una clinica romana trovata su Tik Tok. L’ipotesi più accreditata riguarda una forte reazione allergica all’anestesia, ma la procura di Roma ipotizza anche un omicidio colposo a carico dei responsabili dell’ambulatorio privato. La vicenda è ancora fumosa e l’indagine è affidata ai carabinieri del Nas.
Quanto accaduto offre un interessante spunto di riflessione sul tema della chirurgia plastica in giovane età. Perchè una ragazza di 22 anni dovrebbe sottoporsi ad operazioni così invadenti? Per puro senso estetico? Davvero il desiderio di una bellezza conforme è così forte? Tantissime le domande che sorgono circa il tema. Certo che la triste morte di Agata non è la prassi, piuttosto un eccezione. Un caso particolare figlio di una serie di coincidenze infauste. Detto ciò é altresì vero che, in operazioni così gravose il rischio di effetti avversi esiste.
In ambito generazionale i GenZ paiono essere particolarmente favorevoli alla chirurgia. Secondo un sondaggio di “La Clinic” il 53% degli intervistati GenZ attribuisce un valore positivo alla chirurgia estetica, così come i millenials (51%). Senza dubbio, con il tempo, questa tipologia di trattamenti è stata sdoganata non poco. Prima erano esclusiva di VIP e persone particolarmente facoltose, oggi sono diventati quasi alla portata di tutti. Nonostante i costi ancora proibitivi. Sui media, dalla tv ai social, le persone hanno smesso di nascondere trattamenti ed interventi. Se ne parla senza problemi e, in un certo senso, ci si vanta di questa scelta rivendicandola come un’operazione di libertà.
Se una volta la chirurgia estetica era principalmente legata all’invecchiamento. Ci si sottoponeva ai trattamenti per non veder sfiorire la bellezza sulla propria pelle, oggi le cose sono cambiate. La chirurgia è diventata lo strumento attraverso il quale si assecondano canoni di bellezza irreali e standardizzati, gli stessi che qualcuno combatte ogni giorno. L’antidoto alle insicurezze riguardo il proprio corpo. Il fatto che queste pratiche si stiano diffondendo tra gli under 25 è un segnale che, forse, le cose stanno degenerando. Non si tratta di demonizzare la chirurgia estetica, ma davvero è l’unico mezzo per l’accettazione di se? Nessuno vuole professare l’inesistente bellezza acqua e sapone, ma forse è bene prendere coscienza di cosa significhi sottoporsi a chirurgia.
Stravolgersi, più o meno, i connotati significa non riconoscere più la propria immagine allo specchio. Vuol dire vedere una bambola perfetta che non ha nulla di identitario e farlo in età così prematura significa non darsi nemmeno il tempo di piacersi. Il processo di accettazione di se è molto lungo e aiuta la crescita personale. Bloccarlo ricorrendo alla chirurgia è sintomo che, forse, la bellezza ha vinto sul buon senso. Nonostante si parli di inclusione si promuove l’idea di una bellezza unica. Facendo passare la scelta della chirurgia come libertà di essere se stessi. Quando, a dire il vero, è l’esatto contrario.
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