Ma quanto è stata avanguardista la musica italiana?

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Quanto pensiamo alle avanguardie guardiamo sempre all’estero e, spesso, ci dimentichiamo di quando il nostro paese sia stato moderno in tempi non sospetti. Avete idea di quanto abbia guardato avanti la musica italiana?

Oggi se pensiamo alla musica italiana facciamo fatica ad andare oltre ad X-Factor ed Amici. Pensiamo ai tormentoni estivi e a qualche canzone d’amore, oppure  a quello che c’è stato ieri. Non che oggi non ci siano proposte valide o interessanti, anzi. A dirla tutta, però, mancano forse delle identità dirompenti come quelle che abbiamo avuto in passato. Tra gli anni ‘70 e ‘80, infatti, la musica italiana è stata un faro futuristico. Un’industria catapultata mille anni avanti. Tanti sono i nomi eccellenti che hanno fatto la storia della musica del Belpaese andando bene oltre la canzone popolare d’amore. L’industria della musica italiana ha sfornato, in tempi non sospetti, cantanti di grandissimo livello. Non solo per quanto riguarda le voci sempre stupende, ma anche e soprattutto per le tematiche trattate, le sonorità e i look. Personaggi che ancora oggi ricordiamo e che, molto spesso, diventano ispirazione per gli artisti contemporanei.

Qualche anno fa si gridava allo scandalo per i look di Achille Lauro sul palco di Sanremo, eppure, tempo prima c’è stato un personaggio, lo chiamavano Renato Zero, che di tutine e strass ne sapeva qualcosa. Correva l’anno 1978 e lui, vestito di una tutina gialla con triangoli di strass verdi, cantava di un ménage a trois davanti alle telecamere di Starparade. È “Triangolo” il singolo di cui stiamo parlando, preceduto, l’anno prima da “Mi vendo”. Zero è stato un innovatore senza eguali, un’avanguardista di nascita capace di sconvolgere il mondo della musica italiana fatto di perbenismo e struggenti melodie d’amore. 

E mentre Zero si vendeva una splendida Ornella Vanoni cantava “ti voglio, ti voglio, mi piaci, mi spoglio”. Con l’audacia e la sensualità che solo lei può avere. Canzone, per altro, rieditata oggi in una versione 2.0 in cui l’enorme vocalità della Vanoni si sposa con le voci di Elodie e Dito Nella Piaga. Non cambia una parola nella riedizione, questo per dire quanto fosse già moderna ai tempi suoi! D’altronde la Vanoni è la Vanoni.

Nel 1979 una donna, che voleva essere conosciuta solo con il suo cognome, parlava di chirurgia plastica e, qualche anno dopo, di suicidio. Tra “Splendido Splendete” e “Lamette” non si può non nominare la Rettore tra le avanguardiste della musica m italiana. Chioma bionda e occhi pronti a mangiarmi il mondo. Donatella Rettore ha anticipato delle tematiche divisive anche oggi in canzoni dal taglio pop diventate icone della musica italiana. Tutti le cantano, spesso anche ignorandone il vero significato, anche se “dammi una lametta che mi taglio le vene” lascia poco alla libera interpretazione. 

Oggi associamo, facilmente, la musica italiana ai tormentoni che si ripetono gnu estate. Padre di questo genere non può essere che il famoso singolo “Un’estate al mare” di Giuni Russo. Molto più che un semplice tormentone. La geniale Giuni, che poco dopo descriverà anche alla perfezione il mondo della moda in “Glamour”, infatti, non canterà semplicemente le abitudini dei ragazzi in spiaggia. In “Un’estate al mare” si nascondi infatti il racconto delle mercenarie del sesso. La canzone, scritta da Battiato, parla della solitudine di una prostituta nelle sere d’estate che sogna un’altra vita.

Anche nella musica elettronica l’Italia ha fatto la sua parte. Ebbene sì, avete mai sentito parlare dei Mattia Bazar? Il gruppo composto da Antonella Ruggero, Carlo Marrale, Aldo Stellita, Piero Cassano e Giancarlo Gozzi che, nel 1983 presentano a Sanremo un’inedito racconto della Dilce Vita con il brano “Vacanze Romane”. Pietra miliare della musica italiana. Ad accompagnare la voce della Ruggero nuove sonorità che rendono i Mattia Bazar un gruppo indimenticabile. Tanto che un loro famoso brano: “Ti sento” è tornato, da poco, a scalare le classifiche grazie al remix di Bob Sinclair.

Ma diciamo la verità, l’unica vera innovatrice della musica italiana non può che essere stata la splendida Raffaella. O, come piace chiamarla a noi italiani, “la Carrà”. Parlare di avanguardia con lei è quasi riduttivo. L’unica vera pop star uscita, fino ad ora, dal nostro paese. Parlare di lei come innovatrice sarebbe stato decisamente banale. Lei è l’anno zero della nuova musica italiana. A cominciare è sempre lei, non solo a far l’amore! 

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