Parigi Fashion Week: la terza giornata tra plagi e chiccherie

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Nella terza giornata di Fashion Week a Parigi troviamo la classica eleganza della città, ma forse anche un po’ troppe copie delle copie. Cerchiamo le differenze assieme.

Bonjour à tout le monde! Miei cari fashionisti, ci troviamo sotto la pioggia di Parigi e anche nel terzo giorno di Parigi Fashion Week. La terza giornata ha dei nomi non da poco nella sua lista, ma forse dobbiamo ancora riprenderci dal Saint Laurent di ieri…mondieu!

ll terzo giorno di Paris Fashion Week lo apre Courrèges.

Conosciuto per il suo futurismo dal lontano 1961, anche la SS25 di Courrèges si permea dell’heritage del brand. Geometrie dai tagli netti (ovviamente) e rigore clinico. La severità si fa sexy. Linee dritte rinforzate e posizionate dove non si dovrebbe, o forse proprio dove dovrebbero andare. Serietà, austerità, bianco e nero. Courrèges sa come funziona la matematica e le formule geometriche, per questo delle micro-fasce diventano i top più minimal ( e desiderati) che mai.

Gli abiti che poi scendono dritti avanti, si liberano di qualsiasi tessuto sul retro, lasciando una schiena nuda. Satin, pelle e sandali prisma super chic. E come ogni formula matematica vuole, tutto ha un senso. I capi non sfilano in conseguenza senza rigore: ogni look è il punto di partenza di quello successivo. Nicolas Di Felice ci spiega che quello che si vuole ricreare è un circolo di ripetizioni che vogliono indurre familiarità. Assolutamente sì!

A mezzogiorno suonano le campane e tutti gli spettatori allo show di The Row, e sono stati pochissimi, se ne sono accorti. Un pubblico selezionatissimo racchiuso in una villa in pietra tagliata in rue des Capucines. E nonostante le persone fossero solo poche e fidate, vige, ancora, la regola no-phone-no-photo, fino alla pubblicazione ufficiale dalla casa di moda.

Lo stile The Row è dettagliato nella sua semplicità: sfila una t-shit grigia e oversize monotasca, ma in cashmere. E che cashmere…E poi ancora: canotte tagliate con scollature smerlate, gonne a doppio strato in garza e dalle tasche profonde. Tutti dettagli che sono sicura saranno stati annotati sul taccuino lasciato a ogni ospite nel proprio posto. Tutto era così semplice, senza però esserlo davvero.

E se questa stagione è stata prettamente monocolore, The Row ha sfilato con decisione pochi, ma buoni, colori: nero, blu, grigio ed écru.

Il taccuino alla sfilata di The Row, via @outlandermagazine

Nel primo pomeriggio sfila Lui: Dries Van Noten. La casa di moda, con la sua collezione, porta finalmente il colore in una grigia e monotematica Parigi. Nonostante il ritiro dell’omonimo stilista dal marchio e un team diverso alla guida, la sfilata era più familiare che mai. I tipici colori languidi, le stampe intelligenti e il lavoro sartoriale: il dna di Van Noten era presente.

Tornando indietro con il tempo possiamo facilmente renderci conto che la runway FW del 1997 è stata un importante punto di riferimento. Fiori, gioielli e un mix di codici stilistici. La novità l’abbiamo trovata nei riferimenti alla lingerie, presenti in alcuni capi. Ma poi i colori, le stampe! I fiori sono presenti, a volte molto espliciti, altre volte meno. I capispalla sono, scusatemi il gioco di parole, il fiore all’occhiello della collezione.

La creatività non ha mai lasciato la stanza e un po’ avremmo voluto non lo facesse neanche Dries Van Noten, ma se l’andazzo è questo potremmo anche trovare il modo di consolarci.

E’ il turno di Rabanne. In passerella sfila uno stile preppy e chic, sarà l’aria di Parigi. I colori sono tenui, ma comunque vari. Troviamo righe e fiori (una forte e persistente tendenza). Ovviamente non poteva essere una sfilata Rabanne senza oro e senza argento. Sfilano quindi dei look totalmente cromati e altri che portano il colore solo in alcuni dettagli, che non passano comunque inosservati.

Non mancano anche le maglie Rabanne, elemento chiave che la casa di moda si porta dietro dagli anni ’90 e che fa schizzare i prezzi dei capi ogni volta che le intrecciano. Lo stesso concetto viene portato sugli accessori e così in passerella sfila una borsa dal valore di 250,000euro. Perchè? Beh prima di tutto è Rabanne, poi è in oro 18k ed è anche impreziosita da diamanti.

Il futurismo in questa Fashion Week parigina con Rabanne, e anche con Courrèges, permea le passerelle e diventa chic.

Verso sera ci troviamo in hangar asettico per Acne Studios. Il set design è curato dall’artista Jonathan Lyndon Chase il cui focus è il concetto tra pubblico e privato, che ha poi inserito con le sue opere nell’enorme spazio. Acne Studios ha fatto il suo con i capi e la collezione diventa lo stemma del “lasciarsi andare”. Quindi le forme sono morbide, fluide, esasperate a volte.

I completi della collezione non strizzano l’occhio alla formalità, ma più al gioco, al comodo, al morbido, al tornare a casa, più che all’uscirci. Forse un po’ di ispirazione la vediamo presa dai giochi di Bottega Veneta e dalle forme e dallo styling Balenciaga. I massici, ma semplici, gioielli spiccano su capi che vengono ripensati e ricostruiti partendo dalla loro forma comune e andando poi oltre, senza sbilanciarsi troppo.

I capi sono bellissimi, ma i look a volte sembrano già visti, un po’ troppo familiari. Che si possa giocare a trovare le differenze in questa Paris Fashion Week?

Concludiamo la terza giornata di moda parigina con Balmain che, anche per questa stagione, è a un passo dalla bocca. La SS25 della casa di moda è un inno al corpo femminile e al suo empowerment. Con forme coniche proprio dove ve le immaginereste, le spalle si appuntiscono e si fanno più grosse. Come per il menswear della FW24 si ripresentano gli Swarovski che ricreano i visi di donna sui capi, per intero.

Poi il nero e la pelle e le catene. Dalle file dietro sento dei bisbigli che parlano di una vibe molto Rick Owens e una catena un po’ troppo N°5. Alcuni dei look risultano eccessivamente retrò, va bene la nostalgia, ma così anche troppa. Appesantiti di perle troppo ravvicinate alcuni degli ultimi capi fanno molto “opulenza”. Viene portato in passerella anche il rosa antico e il rosso accesso. Poi le forme si particolareggiano e i look diventano più Met Gala che Champs Elysees. Alcune delle misse impeccabili, altre già viste, forse addirittura dai boomers della moda.

Sempre apprezzato il revival, attenzione però a non scivolare su un decennio un po’ troppo in là.

La terza giornata di Parigi Fashion Week si conclude qui. Molto chic, ovviamente, ma anche piena di…plagi? Mi sembra il termine più elegante per dire “scopiazzature”, siamo pur sempre nella città dell’eleganza. Manteniamo quindi un certo contegno, anche quando ci mettiamo più comodi.

Bonne nuit Paris, à demain!