Milano e il suo storytelling: il secondo giorno di Fashion Week

da | FASHION

Con brand che danno vita a veri e propri spettacoli e storie non troppo nascoste dietro ogni collezione, Milano dà vita a passerelle vive e con tante cose da raccontare.

Dopo New York e Londra, la moda arriva finalmente a Milano e noi la stavamo aspettando. Ovviamente, come ogni Milano Fashion Week che si rispetti, con le sfilate è arrivata anche la pioggia, ormai è di rito. Quest’anno troviamo una differenza nel calendario di Camera Moda.

Quest’anno il testo sacro di ogni modaiolo è un pochino striminzito.

Non sono presenti presentazioni o altri eventi, ma solo sfilate. Ora, non è che di presentazioni e sfilate extra non ce ne siano, perchè ce ne sono, semplicemente non sono state inserite in calendario. Chissà.

La seconda giornata di Milano Fashion Week viene aperta da Antonio Marras.

Con make-up artist che si sono dovuti impostare una sveglia alle 3:30 del mattino, lo show di Antonio Marras è stato incredibile. Ogni sfilata si accompagnava da una sentita storia dalla sua terra natia, la Sardegna. Quella di quest’anno riguardava Anna Maria Pierangeli, un’attrice di Cagliari degli anni ’50 che incontrò e si innamorò di James Dean, ma ahimè la storia non ebbe un lieto fine.

Lo show di Marras ci catapulta in un club, con una band e un palco glitterato, assieme a una banda di ballerini che si muovevano divertiti. Ecco che sfilano: la collezione unisce diverse tecniche e stili tra cui un layering di moda anni ’50 e tropicana. Tutto giustificato dall’amore di Anna Maria per le sue vacanze ad Acapulco.

I capi portano in passerella anche fiori e frange che ricoprono interi look, trasportandoci, ancora, in un’altra epoca. Presente la maestria sarda, riconoscibile in alcuni capi che riportano una tecnica precisa del paese legata al broccato.

I capi sono davvero ben fatti e intrecciati tra loro, coerenti alla mano di Marras e lo show, come sempre, è stato un grande spettacolo. Poco più da dire, veramente un’ottima apertura di giornata.

Poco dopo tocca a Boss, che anche quest’anno porta in passerella un casting che unisce modelli di diverse taglie e altezza e di diversa provenienza, assieme a star, senza discriminazione alcuna per l’età. Un giro di applausi sì, ma è una strategia marketing che ha anche un nome, ma meglio così che nulla.

Le ultime collezioni hanno cercato di smantellare e ridefinire l’heritage corp-core del brand, proveniente dagli anni ’80 e ’90. E infatti: la collezione viene intitolata “Out of Office”. I tagli e le silhouette dei capi sono molto morbidi, classici look da ufficio, ma all’occhio molto più comodi. Altri vengono invece reinterpretati rendendoli più interessanti, ma comunque legati alla scrivania. Tantissimi i trench, le giacche e i vestiti. Alla spalla delle modelle valigette aperte contenenti chiavi, penne e anche un materassino da yoga. Matteo Berrettini invece, completo di racchetta da tennis.

Se ne evince un guardaroba bilanciato su lavoro e vita di tutti i giorni, che spinge a weekend fuori porta, molto Milano-coded.

Con la pioggia arriviamo da Jil Sander. I look vertono su colori più scuri, molto presente il nero, a detta del duo, Lucie e Luke Meier, questo mood più “dark” è una risposta “all’ambiente del mondo”. Se l’anno scorso la collezione si focalizzava su capi più femminili e silhouette fascianti, quest’anno sembra che il marchio ci voglia portare alla dura realtà dei fatti.

Troviamo anche del rosa e del bianco qua e là, e anche qui fiori, ricamati e inseriti minimalisticamente su alcuni dei capi. Presenti anche forme più morbide che vengono, però, equilibrate dalla presenza di altri tagli molto geometrici, dritti. Anche i tessuti si uniscono alla visione e passiamo da cotone e satin, all’ecopelle che si presenta su capi interi, ma si inserisce anche in alcuni dettagli degli abiti. Troviamo anche un vestito pastello con decorazioni, quindi un po’ di spazio per il sentimento c’è. Poi abiti con stampe, prese dal fotografo Greg Girard.

Le silhouette, inoltre, prendono spunto dagli anni ’40 e ’80, l’era delle proporzioni fuori misura.

E dallo scuro, passiamo al bianco di Del Core, che per questa sfilata si inventa una storia interessante. Per la collezione SS 2025 Del Core si è immaginato una scienziata studiosa che nonostante sia davvero seriosa, è anche ossessionata dal fashion. La narrativa segue la scienziata in una sua giornata tipo: si passa dall’ambiente sterile del laboratorio, alla sera in cui esce dalla sua crisalide di scienziata per diventare una stravagante creatura della notte. Si passa quindi dal bianco, con trasparenze annesse, a capi strutturati e colorati.

Le forme si strutturano sempre più di look in look aggiungendo sempre più un tocco di colore qua e là. Sulla fine ci domandiamo quale essere possa essere uscito dal bozzolo: partiti dall’organza ci spostiamo sull’ecopelle e finiamo con tessuti leggeri e strutturati solo in alcuni punti. Avete idee?

Continuiamo con N°21 che ci presenta in passerella un mix-and-match mica male. La vibe che ci arriva dalla passerella è totalmente anni 2000, con collane di perle e stampe molto vive e definite. I tagli dei capi sono diversi, se abbiamo look più seriosi, ne abbiamo anche altri dalle linee più morbide e divertenti. Trasparenze e frange metalliche.

Percepito un po’ di caos, i look sono belli, ma spesso non coerenti con gli altri, forse si voleva dare l’idea di un party? Non so. Lo styling poi è in chiave Lotta Volkova, quindi layering particolari e non da tutti apprezzato (forse proprio per questo ci arriva un leggero mood MiuMiu). Alcuni dei capi, presi singolarmente, molto belli. Non ho ben capito la sequenza e le sciarpe a righe che “impreziosivano” ogni look.

Verso sera arriviamo da Roberto Cavalli. Si tratta del primo show dopo la scomparsa del leggendario ed iconico designer, che però si fa sentire con una sua registrazione audio di molti anni fa. Per omaggiare il suo grande talento sono stati riportati in passerella sette pezzi iconici dall’archivio del brand.
Fausto Puglisi, a capo del marchio da 3 anni, ha messo tutto il suo impegno nel cercare di trovare nell’heritage del brand un guardaroba per tutti i giorni. I look iniziali sono total white e total ispirati alle case di Messina, casa di Puglisi.

Con la presenza di dettagli in corda, i capi vogliono evocare la spiaggia e diventare quello che si vuole portare in valigia con noi per le vacanze. Presenti cut-out e orli molto corti. Poi il traforato che si presenta su gonne e abiti, che ancora richiama il periodo di vacanze al mare. Arrivano poi dei look molto cavalli, con tessuti dai diversi colori e gioielli dalle dimensioni extra. Presente anche l’animalier che si fa vedere con full-look pitonati e che lascia poi lo spazio ad altre stampe, vere e proprie onde del mare che si infrangono su uno sfondo blu.

E ancora diverse stampe e colori che riprendono tutta la storia di Cavalli che con Puglisi si fa più confortevole e moderna.

La giornata si chiude con ETRO. Da qualche stagione ufficialmente tornato nella wishlist di tutti, mantiene il suo stile boho anche nei look più eleganti e per tutti i giorni. Marco De Vincenzo decide di parlarci del suo sud, della sua Sicilia associandola a posti come l’Andalusia, la Grecia e Siviglia.

Le agave erano una presenza costante nella sua infanzia, simbolo di rinascita, quando muoiono lasciano spazio per qualcosa di nuovo. Per De Vincenzo rappresentano il ciclo senza fine della moda. Le stampe ETRO sono quindi presenti ovunque. Il layering dà vita a look massimalistici e più sensuali. Colori saturati e stampe che si muovono in pattern floreali. Le silhouette sensuali e aderenti, incastonate con lacci, ricchi ricami o con tessuti trasparenti e veli scuri.

Molto boho, molto ETRO.

La seconda giornata di Milano Fashion Week quindi si conclude con un tocco sensuale e tutti siamo pronti ad andare agli after party con una marcia in più. Milano si riconferma spettacolare con gli show, viva di storie che vuole raccontare e di cui parla senza problemi. Ma poi si sa che Italians do it better!