Ogni abito racconta una storia. Ce ne sono alcuni, però, che parlano più di altri. Si tratta dei cosiddetti abiti manifesto.
Negli ultimi giorni i riflettori sono accesi sull’81esima Mostra del Cinema di Venezia. Uno degli eventi che porta l’attenzione del mondo sul lido veneziano. In una parata di look da sbadiglio. Abiti scintillanti e mise noiosissime spicca il look di Muriel, influencer da 278mila follower su Instagram, per coraggio ed impegno. La creator sceglie infatti di rompere la noia del red carpet con un abito bustier fucsia firmato dal giovane Lorenzo Seghezzi. Lo stesso che ha curato il look di Big Mama a Sanremo. A rendere unico e particolare l’abito una scritta che pare fatta a pennarello: “respect all bodies“.
In una Venezia completamente assuefatta dal mondo. Che pare non accorgersi di cosa succede al di là dei flash dei fotografi, la mise di Muriel merita una menzione speciale. Si tratta di un abito cosiddetto “manifesto”. Ovvero un vestito che, più degli altri, comunica con chiarezza grazie alla presenza di scritte che lanciano un preciso messaggio. La moda, si sa, lancia continuamente messaggi con i suoi look, spesso non compresi. Gli abiti manifesto sono la perfetta soluzione per rendere un messaggio talmente didascalico da renderne impossibile l’incomprensione.
Certo non sono ne Muriel ne Lorenzo Seghezzi i primi a proporre degli abiti manifesto. I primi modelli pare siano stati firmati dalla stilista del costruttivismo russo Sonia Delaunay. Che nella sua produzione avrebbe creato degli “abiti-poesia”. Anche Franco Moschino nelle sue sfilate ha sempre usato gli abiti come pagine di un quaderno bianco. Oppure ancora, in tempi più recenti, Maria Grazia Chiuri ha dato vita alla famosa t-shirt “we all should be femmist” del 2017.
Parlando di red carpet invece tra gli anni più prolifici c’è stato il 2021. Quando al Met Gala ben 3 star americane hanno scelto di sfilare con abiti manifesto di stampo apertamente politico. Tra i più famosi la sirena bianca di Brother Vellies indossata da Alexandria Ocasio Cortez. Sulla quale era scritto in rosso: “Tax the rich”. Lo stesso anno anche Carolyn Maloney, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato di New York, ha deciso di sfilare sul red carpet del Met con un abito manifesto. Già i colori della mise erano indicativi. Viola, bianco e oro, simbolo delle suffragette. Ad aggiungere chiarezza la scritta: “Equal Rights for Women”. A completare il trittico la splendida Cara Delevigne che indossa una pettorina, firmata Dior, con la scritta: “Peg the Patriarchy”
Già qualche anno prima, però, in diverse manifestazioni c’erano stati dei look più o meno simili. Al Met Gala del 2019, per esempio, l’attrice Hailee Steinfeld aveva indossato un. chiassoso abito Viktor&Rolf con la scritta “No photo please”. Che prendeva, chiaramente, in giro il senso stesso del red carpet. Anche gli Oscar del 2020 hanno visto un interessante interpretazione dell’abito manifesto. In questo caso è stata Natalie Portman la protagonista della vicenda. L’attrice ha infatti scelto un meraviglioso abito nero con ricami oro firmato Dior accompagnato da un mantello. Accessorio sul quale vennero ricamati in oro i nomi delle registe donne escluse dalla manifestazione.
Infine come non nominare i famosi abiti indossati da Chiara Ferragni durante da sua partecipazione al Festival di Sanremo 2023. In particolare i primi due, firmati Dior by Maria Grazia Chiuri. Il primo, un abito corolla nero, abbinato alla famosa stola “Pensati Libera”. Il secondo, un abito stile peplo, bianco, con ricamate le offese più frequenti che le venivano mosse.
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