Federico Baroni pronto a vincere un Jackpot dopo un Blackout

da | LIFESTYLE

È stato uno dei primi busker di successo italiani. Federico Baroni, due parole con un artista di strada che ha tanto da raccontare.

Federico ti definisci un busker, cosa significa essere un’artista di strada nel 2024?

Sarò un po’ critico. Io ho cominciato a suonare per strada nel 2014 dopo un viaggio fatto in Inghilterra. Mi sono appassionato a questo modo di vivere la musica così libero ed autogestito ed ho pensato di cominciare a Roma. Eravamo pochissimi al tempo, ma gli artisti che suonavano avevano davvero bisogno di esprimersi in quella maniera. Con il tempo le cose sono cambiate, è diventato tutto più “commerciale” perdendo un po’ il senso stesso dell’artista di strada. Sinceramente ora non mi sento più troppo rappresentato.

C’è differenza tra essere busker in Italia e nel resto del mondo?

Decisamente sì. Fuori dal nostro paese c’è una vera e propria cultura circa la figura del busker. Sono artisti riconosciuti e anche aiutati e supportati dallo stato. Nel nostro paese non è per nulla così, il pregiudizio è ancora moltissimo.

Raccontaci qualcosa di questo viaggio in Inghilterra?

Dopo un interrail fatto Con gli amici ho deciso che avrei voluto viaggiare in Inghilterra da solo. Già facevo un po’ di musica, suonavo in qualche localino romano in cui mi pagavano con birre e drink. Arrivato a Londra sono rimasto folgorato dallo stile di vita degli artisti di strada, quel loro modo così spontaneo di fare musica.

Ti ricordi il tuo primo live in strada?

Certamente sì. Ero a Liverpool durante questo viaggio e stavo ascoltando perdutamente uno di questi artisti. Lui mi ha proposto di cantare una canzone, ho preso coraggio ed ho capito che era la mai strada.

Quanto è difficile fare il busker?

Prendere un microfono e mettersi a cantare per strada non è affatto facile. Devi conquistare l’orecchio dei passanti, nessuno è lì per te. Per non parlare di pregiudizi. È stato un momento di grandissima crescita, ho vissuto esperienze incredibili. Mi sentivo di star vivendo la vita a pieno!

Ad un certo punto della tua vita, dalla strada ti sei ritrovato in televisione, com’è stata l’esperienza dei talent?

Non ero pronto per un’esposizione così grande. Ho partecipato convinto che sarebbe stata la cosa migliore per me. In realtà non era il mio momento, ma è stata comunque una bella opportunità. Ho avuto modo di far conoscere di più la figura dell’artista di strada.

Quali sono gli errori che hai commesso durante la tua carriera?

L’errore più grande è stato piegarmi alla dinamiche discografiche. Firmando con una major, ovviamente, sono dovuto scendere a compromessi. Speso tralasciando la mia vena più artistica in favore di scelte più discografiche. Avrei dovuto avere più polso, ma sul momento non era facile. Ora ho veramente capito come voglio lavorare, sono molto contento di questo nuovo disco con la band.

A proposito di questo nuovo disco. In Jackpot dici: “non ci sto che la mia libertà vale un jackpot”, quanto vale la tua libertà?

Hai centrato la frase perfetta! La libertà è tutto per me. Il pensiero di vivere la vita dalle 9 alle 18 in ufficio mi sembra impossibile. Fin da piccolo ho sempre pensato fuori dagli schemi, non sono mai stato un bambino seduto composto. Voglio avere la libertà di fare quello che voglio quando voglio, nel limite del possibile ovviamente.

Il piccolo Federico cosa penserebbe del Federico di oggi?

Prima di tutto penserebbe che mi sono calmato tantissimo! Nonostante sia ancora pieno di idee, di cose che voglio fare crescendo ho raggiunto una consapevolezza che mi permette di essere più sereno. Anche se il mio animo impulsivo e curioso da bimbo è ancora vivo. Penso che per un’artista sia fondamentale rimanere un po’ bambini.

Quanto è difficile oggi emergere nel panorama musicale?

Tantissimo, quasi impossibile oserei dire. Stiamo vivendo una crisi del settore discografico come non si è mai vista. Tutto ruota attorno al denaro. Non si fa più scouting di talenti, si cerca solo chi fa fruttare più soldi. Credo proprio sia un problema di struttura. Di talento ce n’è tantissimo, ma nessuno se ne accorge. Hanno tutti paura di osare, di provare cose nuove. È tutto basato sui numeri, sugli ascolti su Spotify. C’è poco spazio al talento, si cerca di rimanere sempre su terreni sicuri senza mai andare oltre.

Cosa dobbiamo aspettarci da Federico Baroni nel futuro?

Spero di essere un’artista affermato, spero di avere il successo che mi sento di meritare. Io e tutte le persone che lavorano con me. Non è una questione di diventare famoso, la mia vittoria sarebbe riuscire a vivere di musica andando in giro e suonando dal vivo senza nascondermi dietro uno schermo. Non solo io, ma tutta la mia band: questo sì che sarebbe un bel traguardo.

Grazie