Tutto ciò che caratterizza la Corea del Sud è tendenzialmente simbolo di “superficialità”, dai programmi televisivi alla skincare, tutto si fa portavoce di una nazione dal colore cristallino.
Se pur sarebbe bello poter vedere solo una faccia di quella che è una florida nazione, c’è sempre qualcuno che indaga più a fondo nella realtà. Tra questi troviamo gli artisti, coloro che della ricerca introspettiva e dello studio dei meandri della società ne fanno il loro lavoro. La Corea del Sud è anche la madre di diversi artisti visivi che si fanno luminari di una nuova era artistica.
Movimenti di artisti coreani sono stati influenzati dalla religione buddista che fa della spiritualità e individualità l’essenza portante.
Chi ha saputo fare la differenza?
Tra questi luminari ricordiamo Park Gwangsoo, classe 1984, il quale ha descritto la sua arte come un viaggio alla ricerca della verità nascosta nel subconscio. Le sue opere, sono un viaggio visivo che sfida le percezioni convenzionali, rendendo una figura chiave nell’arte contemporanea sudcoreana. Un’arte che probabilmente sarebbe stata conforme con la chiave di lettura di Van Gogh. Una reinterpretazione della natura e dei colori. Un’attribuzione al concreto di una percezione puramente interpretativa. Un’arte nella quale viene messo a nudo l’inconscio, portandolo alla libera interpretazione.
Sempre nel panorama dell’arte coreana troviamo Ryu Sungsil, la quale, con un tocco oscuro e critica pungente contesta il consumismo e la società patriarcale. I suoi lavori potrebbero essere definiti come “i figli” di altrettante donne, come Barbare Kruger, che hanno fatto della loro arte il mezzo di critica sociale portante. Ryu Sungsil nel percorso della sua carriera ha creato opere satiriche sul capitalismo, la politica e sulle ideologie di genere. Tutti i temi che questa giovane donna ha deciso di toccare, sono stati plasmati nelle sue opere sotto forma di personaggi virtuali organicamente connessi alla materia da lei utilizzata.
Infine ricordiamo Lee Heejoon, l’artista che ha fatto dell’urbanistica la sua espressione artistica. Questa suo marchio ha origine dalla sua personale esperienza lavorativa in un cantiere edile, durante il periodo universitario. Lee Heejoon visualizza l’architettura come il mezzo cruciale per incarnare i valori sociali. Combinando forme geometriche astratte, con fotografie del suo ambiente circostante egli crea opere che catturano le sensazioni della vita urbana. Proprio come Edward Hopper, le cui rappresentazioni dei paesaggi urbani e della vita quotidiana hanno avuto un impatto duraturo sull’arte contemporanea, anche Lee Heejoon prospetta di ottenere lo stesso risultato.
In conclusione, l’arte coreana non solo rispecchia le complessità della società moderna, ma abbatte i pregiudizi di una nazione superficiale, contribuendo a plasmarne il futuro, consolidando la Corea del Sud come un fulcro imprescindibile nel panorama artistico globale.
Foto: https://news.artnet.com/art-world/artists-to-know-seoul-kiaf-frieze-2163164